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Mathias Énard, “Guerra in Ucraina? Non abbiamo saputo guardare la storia”

Lo scrittore francese Mathias Énard, considerato uno dei più innovativi scrittori contemporanei, ha inaugurato a Pordenone il festival Dedica parlando della guerra in Ucraina

“La guerra in Ucraina? Abbiamo sbagliato a pensare, anzi a sperare, che non si sarebbe potuto verificare ancora. Non abbiamo saputo guardare la Storia”. La 28esima edizione del festival Dedica, a Pordenone dal 5 al 12 marzo, è dedicata a Mathias Énard, scrittore, poeta e traduttore francese, considerato uno dei più innovativi scrittori contemporanei. La sua scrittura densa, elegante e fascinosa, ricca di rimandi, personaggi e luoghi, appassiona e incuriosisce per la straordinaria capacità narrativa. Ogni anno questa rassegna si concentra su un solo autore, grazie a un’immersione totale e diversificata nel suo mondo e nella sua opera attraverso numerosi appuntamenti che spaziano dal teatro alle conversazioni, dalla musica all’arte, alla fotografia, ai libri e a molto altro ancora.

Nel caso di Énard, a conferma della sua vocazione cosmopolita, i vari appuntamenti trovano ambientazione negli scenari più diversi, dal Medio Oriente assolato ai paesaggi brumosi dell’Ovest della Francia, passando per le distese gelide della Russia, per le vedute notturne dell’Italia, per gli splendori di Costantinopoli o di Damasco, senza mai rinunciare a cogliere il piacere di scoprire “l’altro” e di nutrire la propria conoscenza nei suoi confronti.

Il tema del conflitto in Ucraina

“Noi europei non abbiamo voluto credere al possibile ritorno della violenza della guerra. Abbiamo sbagliato a pensare, anzi a sperare, che non si sarebbe potuto verificare ancora. Non abbiamo saputo guardare la Storia”. Così ha parlato del conflitto in Ucraina il protagonista di Dedica, lo scrittore francese Mathias Ènard, in apertura dell’incontro con il pubblico che ha avviato il festival, proseguito con una conversazione che ha toccato i vari aspetti del mondo letterario del protagonista, condotta dallo scrittore Andrea Bajani, autore anche di un illuminante “Alfabeto enardiano”, cuore della monografia “Dedica a Mathias Énard” pubblicata da Dedica.

“La geografia sembra essere una cosa statica – spiega Bajani – invece le mappe si muovono in continuazione. Nel lavoro di Enard i confini si muovono. Cosa è l’Europa, quindi, in questo particolare momento storico? “Anche nella pandemia i confini si sono complicati e da quel momento in poi – risponde Ènard – lo spazio europeo sembra in dissoluzione. Una crisi complicata dall’irrompere, inaspettato, della guerra”.

Uno dei temi più frequenti della produzione dello scrittore francese è proprio la guerra, soggetto che gli permette di accettare la sfida della complessità, tutta interna, anche a quello che scrive. “La guerra tiene infatti insieme molti elementi – spiega lo scrittore francese – ed è uno dei miei primi ricordi: a dieci anni rimasi impressionato dai bombardamenti a Beirut, dove sono tornato, da adulto, perché volevo fare il giornalista e ho scoperto che lì combattere era la normalità. Avevo l’idea, anche quando più tardi sono stato in Iran, di scrivere un saggio. Da quelle mie esperienze è partita la mia relazione con la guerra, complessa perché considero tutte le prospettive e quindi anche il dolore del boia, carnefice e vittima allo stesso tempo. Per questo ne La perfezione del tiro (Edizioni e/o) l’ affronto il dolore del cecchino” .

Ma da che cosa partono i romanzi di Ènard? I romanzi partono da esperienze che poi si fondono con occasioni di vita. “Ad esempio – spiega l’autore – il progetto di Zona parte senza il protagonista Francois, che è nato proprio in un viaggio in treno Milano – Roma, nel corso del quale ne ho trovato la voce. Così come per la Perfezione del tiro il progetto c’era, ma il come si trova quando c’è la materia reale della struttura, diversa volta per volta. Alcol e nostalgia, invece, è stato scritto a mano, perché, ancora una volta in treno questa volta lungo la Transiberiana, non avevo a mia disposizione il computer e , in parte, anche questa limitazione mi ha spinto ad un’oscillazione tra poesia e prosa.” “La scrittura – conclude Ènard – è il mio esercizio di libertà, perché consente di non mettere limiti ad esperienze che altrimenti sarebbe impossibile raggiungere.”

Gli appuntamenti di Dedica

Il percorso della rassegna – che proseguirà fino a sabato – prevede una mostra delle illustrazioni di Pierre Marquès per “Tout sera oublié”, il libro che Mathias Énard ha scritto vent’anni dopo la guerra nei Balcani, recandosi a Sarajevo, una calata negli inferi sempre incombenti della storia recente. Curata dal critico e storico dell’arte Angelo Bertani, (aperta fino al 3 aprile), l’esposizione è un itinerario della coscienza in alcuni gironi di inferni contemporanei, tavole per un monumento/monito impossibile se il presente continuerà a voler essere privo di consapevolezza, come sembra dirci il tragico momento che l’Ucraina sta vivendo.

Dedica diventa poi poesia con “Ultimo discorso alla Società proustiana di Barcellona”, il reading di e con Mathias Énard , introdotto da Lorenzo Alunni: l’intreccio di parole e note guiderà al cuore dei mondi di Énard, i cui versi rappresentano una porta d’ingresso privilegiata sia al cantiere della sua scrittura sia alle esperienze e alle emozioni sui cui poggia la sua letteratura. Fra gli altri eventi, martedì 8 marzo, da segnalare a Cinemazero, A coeur ouvert, film tratto dal romanzo Remonter l’Orénoque di Mathias Énard, con Juliette Binoche, e sabato 12 marzo, alle 20.45, nella Sala Capitol serata finale con Dhafer Youssef in concerto.

Appuntamento particolarmente atteso, infine, la presentazione mercoledì 9 marzo alle 20.30, nel Convento San Francesco di Zona il primo romanzo di Mathias Énard, in occasione della ri-edizione (Edizioni E/O), preceduta dalla consegna all’autore del Premio Crédit Agricole FriulAdria “Una vita per la scrittura”.

Alessandra Pavan

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