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Massimo Gramellini: «Un maschio che libera la sua parte femminile è un maschio completo»

Nove capitoli, uno per ogni mese di «gravidanza», che compongono una lunga lettera, emozionante e ironica, destinata a un bambino che non c’è ancora

Quando è stata l’ultima volta che avete fatto qualcosa per la prima volta? Che avete scoperto qualcosa di inaspettato e avete provato un’emozione nuova? Immaginate un uomo che, superata la soglia dei cinquant’anni, diventa padre quando ormai, in famiglia e sul lavoro, si era adagiato su una perfetta vita da figlio. Che cosa può rompersi o scatenarsi all’improvviso?

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Il nuovo libro di Massimo Gramellini è il racconto di una trasformazione e di un’attesa. Nove capitoli, uno per ogni mese di «gravidanza», che compongono una lunga lettera, emozionante e ironica, destinata a un bambino che non c’è ancora mentre si fanno i conti con un padre che non c’è più. Una storia d’amore e di rinascita che ci ricorda come attraverso gli altri possiamo ritrovare in noi stessi infinite risorse e comprendere ciò che conta davvero. Se «la vita è un gioco e vince chi ritorna bambino», per riuscirci bisogna prima diventare adulti.

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L’intervista

La gravidanza viene nel suo libro vissuta dalla prospettiva del padre. Cosa vuol dire oggi diventare padre? E come può un uomo riscoprire il suo lato “materno”?

Jung diceva che ogni uomo ha un’anima femminile e ogni donna un animus maschile, e che l’obiettivo della vita non è essere perfetti, ma diventare completi. Ecco, un maschio che libera la sua parte femminile è un maschio completo. Per estrarla, bisogna anzitutto non vergognarsene. E non averne paura.

Come si può entrare nel mondo degli adulti conservando lo sguardo lieve e incantato dei bambini?

Nel libro scrivo che si tratta di un processo in due fasi. Prima bisogna diventare adulti, cioè consapevoli. Allora si può tornare a fare, in modo consapevole, ciò che da piccoli si faceva in modo incosciente: affrontare la vita senza dare giudizi, ma con curiosità e meraviglia. Senza spostare la mente nel passato o nel futuro, ma tenendola ancorata al momento presente.

“Fare le cose per la prima volta”. Perché è importante continuare a farlo?

Per non chiudersi. Penso che si rimanga giovani fino a quando si è capaci di sperimentare e di provare curiosità e stupore. Conosco ottantenni che affrontano la vita come ragazzi e ragazzi, al contrario, che la affrontano come ottantenni. Il rimpianto e la nostalgia vanno bene a piccole dosi. Se diventano l’umore dominante, condannano chi li coltiva a una esistenza sterile.   

Sembra arrivato il tempo delle bambine ribelli, delle ragazzine alla ribalta. Quali le sono invece le sfide di crescere un figlio maschio?

Di femmine in gamba ne abbiamo e ne avremo sempre di più. Educare un bambino a diventare un maschio è più difficile, quindi più urgente. Nel libro parlo di maschi-femmina. Vorrei che mio figlio fosse uno di loro. Un maschio capace di riconoscere e seguire il proprio talento individuale e però anche di condividerlo. Ma soprattutto capace di appartenere alle persone che ama senza pretendere di possederle.

 

 

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