Mark Billingham, tradotto in venticinque paesi e con oltre sei milioni di copie vendute, dimostra ancora una volta di avere il tocco del giallista britannico e inaugura una nuova serie ambientata in Lancashire. Tra suspense, humour e personaggi di spessore, Billingham cede la direzione al suo detective di carta: Declan Miller, un uomo segnato dal dolore, amante della danza, insofferente alle regole… e forse la speranza migliore che Blackpool abbia contro la criminalità organizzata.
Un mistero che balla nel mistero
Pubblicato il 9 settembre per Fazi in Italia, “L’ultimo ballo” è la prima finestra aperta sulla vita del detective Miller che riprende il servizio dopo un periodo di lutto per la morte della moglie Alex — sua collega investigatrice e compagna amatoriale di ballo.
Ci troviamo a Blackpool, una cittadina costiera del Lancashire, un luogo che diventa subito teatro di un duplice omicidio al Sands Hotel. Due uomini, in due stanze vicine, vengono uccisi con la stessa modalità: un colpo in fronte.
Una delle due vittime è Adrian Cutler, figlio di una famiglia malavitosa sulla quale stava indagando Alex prima di morire, mentre l’altra sembra meno collegata al giro…
Per venire a capo della matassa ci sarà bisogno di “tirare in ballo” i suoi mezzi poco ortodossi e la sua nuova partner, Sara Xiu, una giovane detective appassionata di heavy metal e motori. A loro si aggiungeranno gli amici del gruppo da sala, l’informatrice senzatetto Finn, e persino il fantasma della moglie Alex, che continua a “comparire” in cucina, macchiando il confine tra realtà e allucinazione.
Declan Miller un protagonista che oscilla tra complessità, ironia e dolore
Da ciò che le recensioni internazionali riportano, Miller emerge come uno dei protagonisti più riusciti di Billingham negli ultimi anni.
Emma’s Biblio Treasures lo descrive come
“Unique, unconventional, and criminally underestimated…”
“Unico, non convenzionale e criminalmente sottovalutato…”
Miller non è il detective perfetto: è sarcastico, ferito, talvolta irrispettoso con l’autorità. Il suo humour è spesso pungente, ma sempre funge da scudo contro il dolore (la perdita di Alex), non da semplice effetto comico.
Un elemento particolarmente citato è la sua passione per il ballo da sala, che emerge non solo come hobby, ma come rifugio emotivo e punto di contatto con la vita precedente. È una componente che lo rende diverso dal prototipo del detective distrutto dal male, perché incorpora anche bellezza, artigianalità del movimento, comunità.
Sara Xiu, la partner, è descritta come il contraltare perfetto: pratica, concreta, con un approccio meno caustico ma incisivo. Le tensioni tra lei e Miller permettono al romanzo di oscillare tra introspezione e azione.
La psicologia di Miller
Il ritorno al lavoro di Miller è motivato non solo dal dovere, ma dal bisogno di non restare fermo nel dolore: le sue interazioni con il fantasma di Alex sono fondamentali per la storia. Non sono solo visioni romantiche, ma manifestazioni della sua psiche che cercano risposte, senso e pace.
I suoi metodi poco ortodossi lo rendono “irriverente verso l’autorità”. Miller ha poco rispetto per le regole istituzionali e spesso va oltre le procedure, rischiando conflitti interni; ma è proprio questo che spesso gli permette di vedere ciò che gli altri non vedono ed è proprio per questo che rischia di diventare il protagonista di Billingham più amato: l’umanità è la sua caratteristica prima.
Critica internazionale: cosa dicono le recensioni
Emma’s Biblio Treasures dice
“Funny, warm, gritty and original… a captivating start to what I am sure will become a must-read series.”
“Divertente, caldo, duro e originale. Un inizio affascinante di quella che sono certa diventerà una serie imperdibile”
Miss Bates Reads Romance sottolinea il contrasto tra umorismo e pathos: la capacità di alternare battute fulminanti — anche durante momenti di dolore — rende il personaggio di Miller memorabile.
In Debbish.com, il recensore evidenzia la vitalità dei dialoghi, la peculiarità del protagonista (“witty wiseass”, impertinente e spiritoso) e come la narrazione riesca a far emergere personaggi secondari ben caratterizzati, non solo comparse.
Anche Goodreads segnala che, pur con qualche lentezza iniziale, la trama tiene bene, e che il lettore rimane sospeso fino al finale: la promessa di proseguire la serie con un mix riuscito di noir, introspezione e ironia.
Scrittura, stile e ambientazione
Blackpool non è solo lo sfondo, ma diventa atmosfera: Billingham fa convivere le passeggiate sul mare, le luci intermittenti dei luna park, la vita popolare, con l’oscurità che si nasconde dietro alla facciata turistica. Le descrizioni dell’hotel, delle stanze vicine, dell’odore delle correnti fredde e dell’umidità creano un senso di claustrofobia che si contrappone al movimento della danza e al desiderio di guardare avanti.
Lo stile è incalzante, con momenti di introspezione che leggono bene il dolore interno; le battute non servono solo a stemperare, ma a costruire carattere. Billingham mantiene sospesa la tensione, dosando colpi di scena e rivelazioni personali: il lettore viene coinvolto non solo nell’indagine, ma nella vita interiore di Miller.
Thorne VS Miller
Chi conosce Mark Billingham soprattutto per la sua serie con Tom Thorne, uno dei detective più celebri del giallo britannico, scoprirà di certo delle differenze ne “L’ultimo ballo”. Thorne è più oscuro, strutturato attorno a casi con analisi psicologica profonda e tematiche spesso cupe; Miller, invece, non rinnega il dolore, ma mescola leggerezza e umanità, danza (letteralmente) e sarcasmo. Questo rende la nuova serie meno oppressiva, più “umana” nel senso di quotidiano, sebbene sempre dentro spazi ambientali (crimine, indagine, conseguenze morali) che Billingham padroneggia.
Perché leggere “L’ultimo ballo”?
Per non lasciarsi affliggere dal nichilismo, per leggere un giallo ben costruito, per assistere al debutto di una serie e poter dire “Io c’ero quando Miller è arrivato a Blackpool”. Perché Miller è vulnerabile, ma non una vittima, capace di reagire, di sbagliare e anche di ridere. Perché amiamo la suspense e non solo il colpo di scena finale.