Sei qui: Home » Libri » Mariagiulia Castagnone di Piemme, ”Ai vertici delle case editrici ci sono meno donne di quante meriterebbero”

Mariagiulia Castagnone di Piemme, ”Ai vertici delle case editrici ci sono meno donne di quante meriterebbero”

DONNE E LIBRI, SPECIALE 8 MARZO - ''I libri hanno il grande merito di far percepire le mille sfaccettature della vita, sono uno strumento di conoscenza e di comprensione dell'animo umano ineguagliabile.'' Cosรฌ Mariagiulia Castagnone, membro del Cda della casa editrice Piemme, sintetizza il suo rapporto con i libri...
In occasione dell’8 marzo, la testimonianza di una donna che vanta una straordinaria carriera nel campo editoriale

MILANO – “I libri hanno il grande merito di far percepire le mille sfaccettature della vita, sono uno strumento di conoscenza e di comprensione dell’animo umano ineguagliabile.” Così Mariagiulia Castagnone, membro del Cda della casa editrice Piemme, sintetizza il suo rapporto con i libri. Nella giornata dell’8 marzo, Mariagiulia Castagnone ci dà la sua preziosa testimonianza di donna di successo, ripercorrendo la sua carriera nelle principali case editrici italiane e riflettendo su come preparazione culturale e carattere l’abbiano aiutata nel suo percorso professionale.

Può raccontarci le tappe principali del suo percorso professionale? Quali sono state le maggiori difficoltà che ha dovuto affrontare per arrivare a ricoprire la sua attuale posizione?
Prima di rievocare il mio percorso partirei da una premessa: c’è sempre una percentuale di caso in quello che succede nella vita delle persone, ma nella mia storia ci sono dei segnali che mi fanno pensare di essere stata predestinata a occuparmi di libri. A casa mia c’erano moltissimi libri e io ne sono sempre stata attratta, tanto che da bambina, quando mia mamma spegneva l’interruttore della cameretta per farmi dormire, accendevo di nascosto una lucetta più piccola e proseguivo le mie letture di nascosto. Ho iniziato il mio percorso professionale traducendo – mi sono infatti laureata in letteratura americana e ho sempre nutrito una grande passione per la linguistica e le letterature comparate. Riprodurre in un’altra lingua parole, ritmi e sensazioni è un attività creativa che mi era molto congeniale. Il mio ingresso vero e proprio nell’editoria è avvenuto grazie all’incontro con il grande Erich Linder, famosissimo agente letterario, il più importante presente a Milano. Ho iniziato lavorando per lui mezza giornata, perché non volevo rinunciare al lavoro di traduttrice: da lui ho imparato moltissimo, a livello professionale e umano. Linder rappresentava moltissimi scrittori, anche i grandi autori scomparsi, come Hemingway o Fitzgerald, che avevano lasciato a lui la proprietà letteraria. Successivamente, mentre traducevo un romanzo per Feltrinelli, ho ricevuto la proposta di lavorare all’interno della casa editrice, avviando la mia carriera come editor per la narrativa straniera. Da qui sono passata alla Sperling & Kupfer, nel ruolo di direttore editoriale, dopodiché ho avuto l’arroganza e il coraggio di aprire una mia casa editrice, “Anabasi”. Pur producendo libri molto belli, non ha avuto il successo che mi auguravo. Mi sono allora trasferita a Venezia, dove ho lavorato per Cesare De Michelis alla Marsilio, e infine sono stata chiamata da Pietro Marietti della casa editrice Piemme, che voleva allargare la linea editoriale e aprirla anche a quella produzione che viene comunemente definita “varia”. Sono stata direttrice editoriale fino a giugno del 2012. Ora sono nel consiglio d’amministrazione di Piemme e mi occupo degli autori “istituzionali” della casa editrice, come Kosseini, Connelly e Perissinotto.

Crede che per le donne sia ancora oggi più difficile arrivare a ricoprire posizioni di rilievo all’interno delle aziende rispetto agli uomini?
Penso di sì; nell’editoria lavorano molte donne, ma ai livelli dirigenziali non ce ne sono tante quante meriterebbero. Ritengo che esista ancora una connotazione tendenzialmente maschile in questo senso.

Quali sono gli strumenti che le ha dato la cultura per affrontare il suo cammino professionale? La cultura è un fattore di successo?
Sicuramente la preparazione è il primo fattore di successo. È fondamentale anche per compiere le scelte più determinanti e fruttuose da un punto di vista lavorativo. Nel mio caso credo abbia giocato un ruolo non indifferente anche il carattere: probabilmente ho una personalità che mi ha permesso di occuparmi della gestione di un’impresa. Prendere delle decisioni, spesso difficili, è una capacità molto importante per occupare ruoli dirigenziali. Sempre riferendomi nello specifico alla mia esperienza professionale, credo che ogni casa editrice abbia un’anima e che editor e direttori editoriali debbano avere la sensibilità necessaria per coglierla. Non si può trascurare la storia della casa editrice, la personalità del suo proprietario, il target a cui si rivolge. Ogni direttore può apportare il suo contributo, innovare, sperimentare, ma non può assolutamente pensare di essere solo, deve arrivare a armonizzare il lavoro di tutti.

Se dovesse pensare a un personaggio letterario femminile cui riferirsi come modello nella sua vita professionale, quale sarebbe? E nella vita privata? Qual è, in generale, il suo personaggio letterario femminile preferito?
Ce ne sono tante. Anche se non è il personaggio di un libro ma una donna reale, una figura che ammiro moltissimo è Coco Chanel: una donna che si è fatta da sola, costruendo un impero dal nulla, in un’epoca in cui per le donne era ancora più difficile affermarsi di quanto non lo sia ora.

In occasione della festa delle donne, che libro suggerirebbe di leggere e perché?
Suggerirei di leggere “L’età dell’innocenza”, di Edith Warton. È un grande classico scritto da una straordinaria scrittrice americana e racconta la storia di un amore complicato, con una protagonista femminile fortissima.

8 marzo 2013

ยฉ Riproduzione Riservata