“In nessun altro Paese quanto in Italia il Nord è mutevole, fluttuante e incerto. Tutti dicono: “è più a nord”. È vero che siamo un Paese del Sud dell’Europa, tuttavia in nessun altro luogo come qui si usa indicare con tanta insistenza il Nord”. “Nord Nord” (edizioni Einaudi) è l’autobiografia in forma di paesaggio che Marco Belpoliti, fresco finalista del Premio Campiello, ha presentato a Pordenonelegge in dialogo con Gianmario Villalta.
Memoria, paesaggio e geografia nel libro di Marco Belpoliti
Marco Belpoliti si è di recente inventato una originale forma di scrittura memorialistica: un modo di parlare della propria esperienza vissuta attraverso i luoghi, gli oggetti, gli spazi, gli incontri. La prima prova è stata il volume “Pianura” del 2021; ecco ora una sorta di seconda puntata, composta da tanti capitoli che fanno riferimento a persone (fotografi, artisti, scrittori), oggetti (cartoline illustrate, la Corona Ferrea), luoghi (Mondonico, Bergamo, la Brianza) e animali (coccinelle, lombrichi). a narrazione si presenta rivolta a un “tu”, un amico mai chiamato per nome, che vive tra le montagne, ancora più a nord.
Questo offre la possibilità di variare e modulare il discorso, in una sorta di impianto romanzesco, punteggiando l’alternanza fra la rievocazione memoriale e l’esposizione enciclopedica con passaggi intonati all’oralità (molti capitoli terminano con una domanda all’interlocutore: «Cosa ne dici?»; «Tu mi capisci, vero?», «Non credi possa bastare?»).
“Nord e Sud – dice Belpoliti – sono due linee di tendenza del tutto relative che sono importanti nel mondo semivirtuale in cui ci troviamo e hanno a che fare con convenzioni ma anche con la vita quotidiana, con la società e anche con la politica. L’impianto dialogico deriva dalle caratteristiche del nostro paesaggio, che ha un impianto teatrale. In Italia la dorsale appenninica crea delle quinte e in nessun altro paese il paesaggio è dominante come da noi, sia da un punto di vista culturale che geologico.
“Quattro le aree geografiche di cui si parla: Milano, Monza, la Brianza e Bergamo, con l’appendice di altri sporadici Nord, vissuti o virtuali. A Monza Belpoliti ha insegnato per vari anni all’Istituto d’arte, per poi trasferirsi all’Università di Bergamo; a Milano abita; in Brianza, in un borgo ai piedi del Monte San Genesio (a Mondonico, frazione di Olgiate Molgora), si trova la bella cascina ristrutturata dove risiede per lunghi periodi. “Quando mi sono trasferito un po’ più a Nord – spiega Belpoliti – ho capito molte cose. In primo luogo il senso di relativismo legato ai nostri piccoli spostamenti e il senso di una storia più piccola, in questo caso la Brianza che si incunea in una più grande la Lombardia.”
E poi lo spaesamento. “In un ‘epoca in cui si fa molto riferimento al senso di identità e di appartenenza – spiega l’autore – ci sentiamo tutti sradicati perché l’orizzonte si è spostato ed è sempre più in là e quindi viviamo un senso di spaesamento con la dissoluzione delle nostre identità.” E questo vale sia in senso geografico che temporale. “In questo la geologia è importantissima – dice Belpoliti – si riferisce al concetto di tempo profondo, che abbraccia miliardi di anni, un periodo vastissimo e di difficile percezione per l’uomo rispetto alla durata della vita umana. tutto comincia prima di noi e tutto continuerà dopo di noi ma ora nessuno se ne vuole andare.”
La giusta distanza dai personaggi
Ma il libro è fatto anche di molti incontri: personaggi storici, artisti, scrittori, fotografi e la guida locale, il Bandana. Si tratta di personaggi funzionali alla descrizione dei luoghi: “Ho cercato di creare empatia – spiega Belpoliti – attraverso il distacco come il Barone Rampante che è salito sugli alberi. Il mio libro non è un quadro delimitato ma una fotografia con i contorni sfumati.”
L’ultimo brano è dedicato alla Drava, che nasce in alta Val Pusteria, fra Dobbiaco e San Candido, e che tecnicamente potrebbe essere quindi considerata il fiume italiano più lungo: prima di gettarsi nel Danubio, infatti, segue un corso che eccede di quasi cento chilometri quello del Po. Belpoliti sembra avere una particolare attenzione per i corsi d’acqua: dal Molgora alias Valle che attraversa Mondonico ai perduti Navigli milanesi, dall’Adda alla Drava, appunto.
Come l’acqua s’insinua in ogni varco, trovando sempre nuove strade, così sembra non ci sia fenomeno che sfugga alla sua curiosità in grado di esplorare ogni anfratto e ogni meandro della realtà circostante: scorre, scava, si ramifica. E così, quasi con movimento carsico procede la sua scrittura, “fatta – rivela infine l’autore – di appunti sparsi e scritti in tempi diversi, di vuoti e di pieni, riempiti poi dalla memoria.”