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“Mameli”, il romanzo storico dedicato al canto degli italiani

Scopri "Mameli", l'avvincente romanzo di Giulio Leoni che da abile romanziere tratteggia Goffredo Mameli, tra le figure storiche più famose del Risorgimento italiano che la storia ha consegnato al mito.

Disponibile da oggi tra gli scaffali di tutte le librerie e negli store digitali il primo volume della nuova collana di Rai Libri Canone inverso, dal titolo “Mameli”, scritto da Giulio Leoni tra i più autorevoli narratori contemporanei e ispirato alla mini serie evento di Rai1.

Mameli

Un romanzo avvincente quello di Leoni, che da abile romanziere tratteggia Goffredo Mameli, tra le figure storiche più famose del Risorgimento italiano che la storia ha consegnato al mito.

L’autore, difatti, ripercorre la vita di Goffredo Mameli nome sinonimico di passione, libertà e coraggio; scavando sapientemente nell’uomo, nel poeta e nel patriota del giovane genovese che ha dedicato la sua vita alla causa dell’indipendenza italiana con la partecipazione ai moti rivoluzionari per l’Unità d’Italia e il suo “Canto degli italiani,” il quale nel 1946, con la nascita della Repubblica Italiana, sarebbe diventato provvisoriamente inno nazionale.

Solamente con la Legge del 4 dicembre 2017, n. 181, la Repubblica ha riconosciuto definitivamente il testo del “Canto degli italiani” di Goffredo Mameli e lo spartito musicale originale di Michele Novaro quale proprio inno nazionale.

Nel corso della festa dello “Scioglimento del Voto” a Oregina il 10 dicembre 1847, recitò alcune delle sue patriottiche composizioni e sventolò la bandiera tricolore sfidando la proibizione governativa. Durante questo evento, la Filarmonica di Sestri Ponente eseguì per la prima volta in pubblico il “Canto degli Italiani”.

Mameli poeta e patriota prese parte all’insurrezione di Milano contro gli austriaci, fu combattente volontario al seguito di Garibaldi e assistette alla proclamazione della Repubblica Romana.

Ancora oggi rimangono un monito indelebile, della sua dedizione alla causa patriottica, le ultime parole pronunciate dal giovane Goffredo: “Muore un uomo, ma non muore un’idea,”. Morto all’età di 21 anni, le sue spoglie riposano nel Mausoleo Ossario del Gianicolo.

L’intervista all’autore

Abbiamo parlato di questa importante figura storica insieme a Giulio Leoni scrittore italiano di gialli storici e narrativa del mistero, i cui titoli sono tra i più conosciuti all’estero grazie anche alla serie di romanzi dedicati alle avventure di Dante Alighieri come “Dante Alighieri e i delitti della Medusa”, “I delitti del mosaico”, “I delitti della luce”, “Il manoscritto delle anime perdute” e “I delitti dei nove cieli”.

Ancora si ricordano: “Un’indagine di Dante Alighieri”, “La sindone e il diavolo”, “L’ultimo segreto di Dante” opere tradotte in tutti i maggiori Paesi del mondo. Oltre al passato più remoto, i suoi interessi spaziano anche alla storia del secolo appena trascorso, concentrando la sua attenzione letteraria e storica su aspetti meno conosciuti e discussi.

Quali elementi identificativi del personaggio Mameli possono essere attualmente rintracciabili nella società e nella politica contemporanee?

Il periodo storico in cui ha agito Mameli è certamente molto diverso rispetto a quello odierno. Sicuramente c’era un coinvolgimento emotivo e una passione per un’immagine del futuro, oggi più difficile da riscontrare anche in quelle che sono le nuove generazioni deputate al cambiamento, al sogno e desiderio.

La cosa più interessante nella prima metà dell’Ottocento del nostro Risorgimento è proprio quella di essere animata da ragazzi patrioti di età compresa dai venti ai trent’anni, come Mameli e altri giovani che lottarono con lui. Sono stati loro a gettare le basi di quello che poi sarà il Risorgimento italiano. Sognarono e si batterono per una cosa che non esisteva.

L’idea che condivideva Mameli dell’Italia futura si verificò dopo il 1945, con la nascita della Repubblica Italiana. Era quella l’idea che loro avevano, con un secolo d’anticipo, per la quale lottarono e molti di loro morirono. Un equivalente oggi è difficile trovarlo perché i tempi sono diversi, le persone stesse sono differenti e quindi al di là dell’entusiasmo altri punti di corrispondenza non sono facili da trovare.

Quali aspetti dovrebbero approfondire e cogliere le nuove generazioni rispetto all’impegno profuso da Mameli?

Sarebbe bello se le nuove generazioni riscoprissero la capacità di cogliere l’entusiasmo per un’idea e di conservare quei valori propri di quella straordinaria generazione. Valori ed entusiasmo che animavano i primi patrioti, spingendoli verso l’idea di un’Italia unita e di una Nazione ricongiunta.

Non a caso il Canto degli italiani cominciava con «Fratelli d’Italia», passando poi alla storia l’idea di una fratellanza italiana che andasse al di là dei confini, degli stati regionali e dall’Italia com’era uscita dal Congresso di Vienna.

Ritiene che quei valori debbano essere recuperati, sostituendo una sorta di vuoto generazionale?

La generazione di Goffredo Mameli e di Nino Bixio fu avvantaggiata dalla vicinanza di grandi esempi storici. D’altronde la Rivoluzione Francese era avvenuta non molto tempo prima, i primi moti insurrezionali erano accaduti nel 1821 quindi avevano alle viste un motore, un’atmosfera che arrivava fino a loro. La generazione contemporanea non ha vicino quei grandi esempi storici e questo chiaramente rende tutto più complesso. Sarebbe bello quindi se quell’antica passione venisse rivitalizzata.

Quali involuzioni ed evoluzioni riscontra tra il tempo in cui è vissuto il nostro protagonista e quelli odierni in riferimento, ad esempio, a un evidente scollamento e disinteresse soprattutto dei giovani nei confronti della politica?

Nel primo Ottocento quando vinse Mameli con i suoi compagni, l’insurrezionalismo e l’idea di battersi e anche morire per la patria appartenevano a una minoranza. È sbagliato immaginare che tutto il popolo italiano fosse coinvolto in questo processo.

Nelle campagne e nelle zone distanti dai centri urbani quell’entusiasmo e quella lotta erano meno sentite. Non a caso i primi patrioti che si sollevano contro il nuovo ordine instaurato dalla restaurazione sono persone che avevano vissuto l’esperienza napoleonica e che avevano respirato quel vento di libertà che era arrivato, seppur indirettamente, dalla Rivoluzione Francese.

Questi grandi esempi storici la generazione contemporanea non ne possiede ed è un po’ più lenta nel metterli in moto ma abbiamo fiducia.

Cosa si potrebbe fare pedagogico-didatticamente per far conoscere davvero il ruolo e l’impegno profuso da Mameli, aldilà della semplice attribuzione dell’Inno Nazionale?

Sarebbe bene che gli insegnanti che si occupano di insegnare storia e filosofia, nei due momenti collegati, non trascurassero il Risorgimento Italiano. È importante che gli insegnanti si soffermino alla creazione della nostra patria, ricordando che siamo figli di quella stagione.

Capita, invece, che chiudano con una certa rapidità le epoche più recenti essendo spesso soggetti alla ristrettezza dei tempi e ai massicci programmi da rispettare. È importante non perdere la memoria storica e in questa prospettiva gli insegnanti possono fare molto.

Al centenario dell’Unità d’Italia ricordo che a noi bambini facevano indossare delle coccarde tricolore. Questo segno distintivo non si deve perdere perché sia mantenuta la memoria storica, aspetto che, invece, oggi sembra non avere più la dovuta importanza.

di Maria Laura Chiaretti

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