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“Magnifico e tremendo stava l’amore” di Calandrone, il libro che unisce cronaca e poesia

Il nuovo libro di Maria Grazia Calandrone, "Magnifico e tremendo stava l'amore", conferma il talento di una scrittrice che unisce cronaca, riflessione e poesia.

Magnifico e tremendo stava l’amore” è uscito il 4 giugno nelle librerie italiane. Il libro, nuova fatica letteraria di Maria Grazia Calandrone, mescola in modo sorprendente narrazione, cronaca nera, analisi sociopolitica e poesia dando vita a una lettura fuori dal comune, che nasce dal doloroso vissuto personale dell’autrice.

“Magnifico e tremendo stava l’amore”

La sinossi di “Magnifico e tremendo stava l’amore”

Tutti gli amanti giurano che il loro amore è diverso da quello degli altri. Specie all’inizio, quando la risacca della vita non ha ancora intaccato il sentimento.

Poi le cose cambiano, e le storie tendono a somigliarsi. Ma non questa. L’amore raccontato in queste pagine – tratto da una vicenda di cronaca nera – ha avuto un finale sorprendente, che solo la realtà e una sua misteriosa giustizia potevano immaginare. Del resto «il destino, quando si accanisce, mostra pure una certa fantasia».

Dopo “Dove non mi hai portata”, Maria Grazia Calandrone indaga le vite dei protagonisti di un fatto realmente accaduto, con sguardo da investigatrice e sensibilità da poetessa. E ci restituisce una vicenda in cui i chiaroscuri sono così tanti e intrecciati da impedirci una lettura unica. Come in tutte le storie d’amore.

Fra cronaca e poesia

È la stessa Maria Grazia Calandrone a raccontarci, in prefazione alla sua straordinaria opera, i motivi che l’hanno spinta a scrivere “Magnifico e tremendo stava l’amore”:

“Magnifico e tremendo stava l’amore” rielabora un caso di cronaca nera. Il 27 gennaio 2004, dopo circa vent’anni di violenza subita, Luciana uccide con dodici coltellate l’ex marito Domenico e, insieme al nuovo compagno, ne getta il corpo nel fiume Tevere.

Il 24 giugno 1965 mia madre Lucia, dopo anni di violenza subita da parte del marito, getta sé stessa nel fiume Tevere, insieme al suo nuovo compagno, mio padre. Perché in quegli anni non esiste la legge sul divorzio. Il motivo della mia ossessione è fin troppo evidente.

Ma la vicenda giudiziaria di Luciana si conclude con un provvedimento destinato a fare giurisprudenza. Mi è parso allora utile, anzi necessario, rintracciare negli atti processuali le motivazioni umane e legali di una sentenza tanto d’avanguardia.

L’analisi della storia e dei suoi esiti ha finito per generare un libro che ha sorpreso per prima chi l’ha scritto, essendo diventata un’opera scorretta, che non assume esclusivamente il punto di vista della vittima, si chiede anzi chi dei due sia la vittima, quale patto leghi i protagonisti e in quale oscurità delle persone quel patto abbia radicato.

Chi scrive, insomma, ha cercato di comprendere profondamente le ragioni della violenza. E forse, chissà, ha lavorato proprio per emanciparsi da uno sguardo semplice sulla violenza. Non c’è dunque condanna, ma esposizione, quando possibile poetica, di quel magnifico e tremendo amore.

Chi è Maria Grazia Calandrone

L’autrice di “Magnifico e tremendo stava l’amore” è poetessa, giornalista, drammaturga, autrice e conduttrice Rai. Maria Grazia Calandrone, classe 1964, conosciuta firma del «Corriere della Sera» e «7», divulga poesia in diversi programmi radiofonici come «Alfabetiere Poesia», «Poesia in technicolor» e «Da poeta a poeta».

L’autrice ha una storia complicata e dolorosa. Come lei stessa racconta in un’intervista, il disamore la travolge all’età di 4 anni quando Ione Calandrone le rivela di non essere la sua madre naturale.

Da qui nasce il percorso di scoperta e presa di coscienza di tutto ciò che è stato prima, quando la sua storia personale si è intrecciata con un discusso fatto di cronaca: nell’estate del 1965, la piccola Maria Grazia viene abbandonata dalla madre naturale, Lucia.

Una bimba di pochi mesi lasciata in mezzo a Villa Borghese, a Roma, su una coperta. In una lettera all’Unità Lucia scrisse: “Trovandomi in condizioni disperate, ho scelto di lasciare mia figlia alla comprensione di tutti. Con il mio amico pagheremo con la vita ciò che abbiamo fatto, indovinato o sbagliato”. I genitori si tolsero poi la vita gettandosi nel Tevere.

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