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L’origine della specie, il 24 novembre 1859 la prima pubblicazione del libro di Darwin

Celebriamo "L'origine della Specie" di Charles Darwin una delle opere più rivoluzionarie nella storia della scienza e della biologia

Il 24 novembre 1859 fu pubblicata la prima edizione de L’Origine della Specie (On the origin of species) di Charles Darwin, nella quale esponeva la sua teoria sull’evoluzione delle specie attraverso un processo di selezione naturale.

Da cui nacque la corrente evoluzionistica contrapposta a quella creazionista. Tutte le 1.250 copie della prima edizione de L’Origine della Specie andarono quasi immediatamente esaurite e pochi mesi dopo uscì una nuova ristampa. 

L’origine della specie e la selezione naturale

La teoria dell’evoluzione delle specie è uno dei pilastri della biologia moderna. Nell’opera di Charles Darwin, la selezione naturale è il motore fondamentale dell’evoluzione della vita sulla Terra.

In natura ogni individuo tende a competere con gli altri per l’uso delle risorse, e in questa lotta con l’andare del tempo primeggiano le popolazioni che meglio si adattano all’ambiente, grazie al cambiamento di alcuni caratteri che vengono poi trasmessi alle nuove generazioni. Se tutto ciò trova oggi ampio riscontro nelle evidenze scientifiche, ai tempi di Darwin l’idea che l’essere umano – al pari di animali e piante – fosse il risultato di una lunga evoluzione, e non il frutto della creazione divina, era invece addirittura rivoluzionaria.

Il naturalista inglese forniÌ€ molte prove a sostegno dell’idea che gli organismi mutano nel tempo e propose la spiegazione del meccanismo con cui il cambiamento avviene. Secondo Darwin l’evoluzione delle specie procede con un meccanismo che puoÌ€ essere sintetizzato in quattro punti principali.

I 4 meccanismi dell’evoluzione

1. Ogni popolazione tende a produrre prole in eccesso, cioè un numero di discendenti superiore a quello che le risorse dell’ambiente in cui vive possono sostenere. La sovrapproduzione di prole ha come conseguenza la lotta per la sopravvivenza tra i componenti di una stessa popolazione. Quindi, per ogni generazione sopravvive solo una parte dei discendenti.

2. Ogni popolazione mostra al proprio interno una notevole variabilità dei caratteri. Alcune caratteristiche si rivelano più favorevoli di altre, in quanto permettono all’individuo che le possiede di adattarsi all’ambiente e di sfruttare meglio le risorse naturali che ha a disposizione.

3. Il diverso adattamento all’ambiente naturale dei membri di una popolazione si traduce in un successo riproduttivo differenziato. Il successo riproduttivo diversificato costituisce la selezione naturale, ritenuta da Darwin il meccanismo che sta alla base dell’evoluzione.

4. Le caratteristiche favorevoli che hanno permesso agli individui di una popolazione un miglior adattamento all’ambiente sono caratteri ereditabili, cioè vengono trasmessi alla prole.

La selezione artificiale promossa dagli allevatori su alcune specie agisce allo stesso modo della selezione naturale, ma accelera e amplifica gli effetti sulle popolazioni.

I precursori dell’evoluzionismo 

Il primo scienziato a proporre una teoria evoluzionista legata al cambiamento delle specie fu il naturalista francese Jean-Baptiste de Lamarck (nell’opera Philosophie zoologique, del 1809) e che riflessioni simili a quelle di Darwin furono elaborate anche dal naturalista gallese Alfred Russel Wallace, con il quale egli si confrontò più volte. 

Come possiamo leggere nella Treccani, la diversità di interpretazioni tra Darwin e Lamarck sta nel fatto che secondo Darwin come in Lamarck, gli organismi più adatti vengono selezionati dall’ambiente in base alla loro maggiore capacità di riprodursi e che questo processo porta all’origine di nuove specie. Ma, a differenza di Lamarck, Darwin capì che i nuovi caratteri non potevano nascere dal bisogno di nuove funzioni, piuttosto da ‘strani’ e casuali cambiamenti presenti già alla nascita, che noi oggi chiamiamo appunto mutazioni.

Si fa riferimento al noto esempio del collo lungo della giraffa, che Lamarck riteneva dovuto allo sforzo per raggiungere le foglie e i frutti dei rami più alti degli alberi, mentre Darwin riteneva che da due giraffe a collo corto fosse nata casualmente una giraffa a collo più lungo la quale, vivendo nella savana dove il nutrimento si trova sugli alberi, era favorita dall’ambiente e si riproduceva più facilmente, facendo nascere, alla generazione successiva, giraffe tutte con il collo più lungo.

Le ripercussioni de L’Origine della Specie

La teoria evoluzionista di Darwin ebbe immediate ripercussioni non solo nel mondo scientifico, ma anche in quello filosofico. Essa alludeva, tra le altre cose, al fatto che nessun organismo può essere considerato “perfetto”, poiché un carattere dimostratosi favorevole in una determinata situazione potrebbe non esserlo in altre. Tutto ciò, in ambito religioso, demoliva ovviamente il mito dell’essere umano plasmato a immagine e somiglianza di Dio.

Darwin dimostrò, infatti, che la casualità aveva un ruolo fondamentale nei mutamenti degli esseri viventi, senza che vi fosse alcun principio assimilabile ad un’entità divina o superiore. Pur non negando l’esistenza di Dio, Darwin mise in discussione tutti i dogmi del creazionismo, scatenando dure critiche e accese controversie.

L’uomo sullo stesso piano degli animali, u considerata blasfemia. La Chiesa cattolica ne prese subito le distanze (mutando il proprio atteggiamento solo in tempi recenti), ma quella anglicana accolse le sue teorie, tanto che al momento della morte (1882) Darwin fu sepolto nell’abbazia londinese di Westminster.

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