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Lorenzo Carpanè, “Nella scrittura i ragazzi rivelano le loro inquietudini”

Montagnav(v)ventura, il concorso per giovani del Premio ITAS del Libro di Montagna, premia i racconti ispirati alla montagna

TRENTO – Far scrivere ai ragazzi racconti permette a chi li legge di capire quale sia l’immaginario dei giovani. È questa una delle cose più interessanti emersa da Montagnav(v)ventura, il concorso per giovani del Premio ITAS del Libro di Montagna. Concorso che premia i racconti ispirati alla montagna e che quest’anno ha registrato un grande successo. Sono infatti pervenuti agli organizzatori ben 765 racconti da tutta Italia, cosa che rende probabilmente Montagnav(v)ventura il concorso di narrativa per ragazzi di maggiore successo nel nostro paese e testimonia il desiderio sempre più forte tra i giovani di esprimere, attraverso la scrittura, quelle emozioni che solo ambienti naturali come la montagna possono far nascere. A Trento, in occasione della premiazione, abbiamo intervistato a questo proposito Lorenzo Carpanè, giurato del Premio ITAS del Libro di Montagna e responsabile di Montagnav(v)ventura.

Com’è andata questa edizione di Montagnav(v)ventura?

Benissimo, perché abbiamo avuto circa centotrenta ragazzi che sono venuti verso Doss Trento al monumento a Cesare Battisti, insieme a Enrico Brizzi e a Margy Preus, ragazzi che sono solo una parte degli oltre 700 ragazzi che da tutta Italia hanno mandato i loro racconti per questa edizione record di Montagnav(v)ventura. Una serie di record che riguardano anche il Premio ITAS, con i 130 libri arrivati per l’edizione di quest’anno. Si è trattata di una bella edizione anche per la formazione che abbiamo fatto in giro per le scuole – abbiamo visto circa 400 insegnanti -, abbiamo erogato moltissime ore di formazione, in molte province italiane, scuole medie e scuole superiori.

Sono state premiate anche due tesi di laurea.

Sì, due tesi molto valide e interessanti, su argomenti molto rilevanti come la tutela dell’ambiente e sulla conservazione di certe tradizioni della montagna che rischiano di scomparire. Si è trattato insomma di un programma culturale ad ampio spettro che contiamo nei prossimi anni di implementare ulteriormente, anche perché dal prossimo anno il Premio ITAS torna ad essere annuale.

Quale idea hanno dato i ragazzi della montagna nei loro racconti?

Questa è una delle questioni più interessanti, perché la cosa più bella di leggere tutti questi racconti ormai è che permette di avere un’idea di quale sia l’immaginario di questi ragazzi. Ci sono tre temi che tornano in maniera molto forte. Il primo è il rapporto con la famiglia, il bisogno di raccontare esperienze legate al proprio vissuto familiare.

Come ha fatto anche Cognetti ne “Le otto montagne”, d’altra parte.

Assolutamente sì.

Il secondo e il terzo?

Il secondo è la volontà di esprimere le paure, la volontà di esprimere il lato oscuro. I ragazzi sanno che non è tutto roseo e felice, un aspetto che ci permette di leggere dentro l’animo di questi ragazzi. E il terzo è il grande bisogno di evasione, che ha portato a un grande successo di tutte le scritture che hanno a che fare con il fantasy, che è il genere del momento presso i giovani, attraverso il quale esprimono, di nuovo, le loro inquietudini e il loro bisogno di relazione. Si tratta di un modo che hanno per chiederci attenzione e noi dobbiamo dargliela.

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