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L’opinione del poeta Lawrence Ferlinghetti su Trump, i Repubblicani, Bernie Sanders e l’elettorato medio americano

In vista delle prossime presidenziali, l'intervista in esclusiva con il poeta italo-statunintense di 97 anni realizzata da Mauro Aprile Zanetti

SAN FRANCISCO – A oltre 97 anni il leggendario attivista italo-americano, Lawrence Ferlinghetti – primo Poet Laureate di San Francisco, pittore nonchรฉ co-fondatore di una delle piรน celebri e importanti librerie al mondo, e anche casa editrice specializzata in poesia, la City Lights Booksellers and Publishers – รจ ancora un’inarrestabile ariete. Un brillante e ineguagliabile intellettuale, alla cui leggiadra acutezza non sfugge nulla di come il mondo gira, nonostante l’enorme montagna di informazione che produce piuttosto confusione. E meno che mai il Bardo di North Beach perde il focus sulle dinamiche politico-culturali della sua America che, come ammonisce da anni, “rischia di trasformarsi definitivamente in un paese da terzo mondo”, in vista delle prossime presidenziali sempre piรน bollenti: soprattutto in questi ultimi giorni, dopo che “l’outsider della politica”, Donald Trump, รจ stato ufficialmente incoronato alla convention dei Repubblicani come il loro candidato.

 

SAN FRANCISCO VALUES – Ferlinghetti, nonostante la veneranda etร  e le numerosissime battaglie sociali, culturali e politiche, che ha sposato contribuendo attivamente e in prima linea alla definizione di quelli che oggi sono riconosciuti in tutto il mondo come i “San Francisco Values”: vale a dire i valori progressisti in difesa delle minoranze (diritti LGBT), dei piรน deboli (donne e neri), e della libertร  assoluta di espressione (nel 1956 pubblicรฒ e difese Howl di Allen Ginsberg) – sopravvissuto a una serie di dolorosi abbandoni familiari sin da bambino, cosรฌ come allo sbarco in Normandia, e persino all’atomica su Nagasaki, la cui visione poche settimane dopo lo tramutรฒ “con un battito di ciglia in un pacifista” -, non si risparmia ancora con: viaggi all’estero (la scorsa estate alla Shakespeare & Co. di Parigi dell’amico George Whitman, e di recente anche in Messico insieme all’editor di City Lights, Elaine Katzenberger); recenti pubblicazioni e persino di nuove all’orizzonte (il suo manoscritto a cui sta lavorando, dopo un recente lungo articolo sull’edizione domenicale del NYT, ha suscitato l’interesse di piรน di 5 editori); e mostre di pittura (dopo la personale dello scorso ottobre per inaugurare la sede del nuovo Istituto Italiano di Cultura di San Francisco, dedicandola alle sue connessioni culturali con l’Europa e nella fattispecie con l’Italia, da cui la creazione di un nuovo verbo italiano Fluxare per invitare a vivere “esaudendo i propri sogni”, lo scorso 23 luglio ha presentato e discusso la sua nuova personale, appena aperta alla Rena Bransten Gallery di San Francisco, sul tema che ha attraversato l’intero “secolo breve” della sua lunga vita: Love and War.

 

L’INCONTRO – Come da nostro rituale lo vado a trovare a casa, a North Beach: il famoso quartiere degli italiani, dove vive da piรน della metร  della sua vita trascorsa a San Francisco, a partire dagli inizi anni ’50. E’ appena rientrato dagli Studios di animazione della Pixar a Emeryville nella East Bay, divertito come un bambino dall’esperienza magica dentro questa fucina rinascimentale di creazione di cartoni animati grazie a cui Steve Jobs ritornรฒ in sella alla sua Apple. Dopo avermi parlato del ruolo della maschera nella poesia di W. B. Yates e nel teatro, prendendo spunto dal monumentale lavoro in due tomi di due studiosi italiani, Ferdinando Falossi Fernando Mastropasqua (L’incanto della maschera e Poesia della Maschera, ed. Prinp), si confessa ammiratore di Dario Fo (che gli piacerebbe conoscere) e di Roberto Benigni, passa alla memoria l’attivitร  del Living Theatre in Italia, un libro di Julian Beck pubblicato da City Lights, e il ruolo fondamentale di Judith Malina nel gruppo.

 

LE POSSIBILITA’ DI TRUMP – Alla mia domanda su cosa ne pensa delle prossime presidenziali, spiega, non nascondendo serie preoccupazioni per il suo paese, come: “Trump ha una chance di essere eletto grazie all’elettorato americano, e alla gente comune che negli Stati Uniti รจ perlomeno il 40% senza istruzione e malinformata da organizzazioni e media come Fox News, dove producono da sempre notizie false. E’ la stessa percentuale che per esempio crede che Obama sia nato non in America, e che sia musulmano, etc. Ed รจ cosรฌ specialmente nell’America del Sud, dove credono a tutto ciรฒ. E Trump mente loro giorno dopo giorno. Loro non hanno abbastanza conoscenza per capire che sono bugie, e che non รจ vero. Sfortunatamente il pericolo รจ serio. Se venisse eletto, avremmo “brownshirts” (in riferimento alle divise dei nazisti, come alle “camicie nere” dei fascisti, ndr) per le strade di San Francisco. Voglio dire, questo รจ un fascista puro, un dittatore. Una persona molto pericolosa.”

 

CHI SALVERA’ L’AMERICA? – Non mi resta che chiedergli: “Chi salverร  l’America?” – Ferlinghetti senza fare una piega risponde, sorridendo: “Bernie Sanders. Sai, il suo movimento non รจ finito. Non sappiamo cosa accadrร  con le elezioni. Se Trump dovesse incidentalmente prendere piรน voti di Hilary Clinton, รจ molto probabile che il movimento di Bernie Sanders si ribelli, occupando la Casa Bianca. Sai, c’รจ stato il movimento Occupy Wall Street; e non hanno ancora il movimento Occupy White House, ma potrebbe seriamente accadere se Trump venisse eletto. Questo รจ quello che credo possa succedere. Grazie tante.” E conclude in italiano, come una coda musicale, con uno scaramantico e rassicurante “Grazie” per non perdere quella speciale e fanciullesca “rebirth of wonder”, rinascita della meraviglia, che lo contraddistingue da sempre come un’aura di tenerezza. Lunga vita a un faro di un mondo del possibile!

 

Mauro Aprile Zanetti

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