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L’isola di Arturo, un libro che strega

Quando rubai, durante il trasloco della mia vicina, questo libro da una scatola non potevo sapere a cosa sarei andata incontro.

L’isola di Arturo viene considerata un libro per ragazzi, al pari di Oliver Twist, Cronache Marziane e tanti altri che tanto per ragazzi secondo me non sono.

Ambientato interamente nell’isola di Procida e raccontato in prima persona da Arturo Gerace, il moro protagonista. Il ragazzo venendo al mondo toglie la vita a sua madre, quindi lo aspetta una vita privo dell’amore che solo chi ti ha procreato può darti. Il padre invece, tipico macho napoletano, duro, verace, avaro di complimenti e carezze che non si riescono neanche a contare sulle dita di una mano, viaggia sempre, rimane assente per mesi e mesi. Affidando inizialmente il ragazzo alle cure di un balio (le donne erano bandite da quella casa quindi tutto il personale era composto da uomini), e in un secondo momento affidato poi alla solitudine, che lo ha reso un ragazzo serio, studioso e disciplinato, con un’ammirazione sconfinata per questo padre così misterioso, che non c’era mai, ma quando tornava era sempre una festa.

Una di queste volte però non tornerà da solo, ma con una ragazza, quasi coetanea di Arturo, che ha avuto in sposa durante uno dei suoi viaggi.

Nella casa dei guaglioni quindi si genera un turbine di ormoni niente male, Arturo comincerà a scoprire questa figura materna, a lui così negata e di cui è estremamente avido e geloso. Con in mezzo quel pizzico di follia dettato dall’amore che solo un adolescente può conoscere in modo così drammatico, non potrà che andare tutto inevitabilmente a rotoli.

Elsa Morante con questo libro vince il premio strega e direi che è proprio il minimo, un romanzo che chiudi con l’amaro in bocca, sussurri due complimenti e lo riponi a malincuore.

Francesca Marchesani

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