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Lirus, la libreria dell’anno dove i librai diventano “mediatori culturali”

Punto di riferimento per i librai indipendenti, scopriamo i segreti di questa libreria per voce del direttore Salvatore Lombardo

MILANO – Le librerie sono un eccellenza della città di Milano. Parola di Salvatore Lombardo, dal 1996 al timone della Libreria Lirus, la libreria milanese fondata da Claudio Oxoli nel 1991 sulle ceneri della ‘Rusconi’ che quest’anno è stata anche premiata dalla Scuola per Librai ‘Umberto e Elisabetta Mauri’. Punto di riferimento per i librai indipendenti, scopriamo i segreti di questa libreria per voce di Salvatore Lombardo.

 

Cosa significa per la libreria Lirus essere stata premiata dalla Scuola per Librai ‘Umberto ed Elisabetta Mauri’ come libreria dell’anno?

E’ un premio ai 25 anni della libreria da un lato, dall’altro alla carriera di Claudio Cxoli, libraio da 51 anni, e la mia, che da 41 anni svolgo questa attività. Il premio è soprattutto uno stimolo per coloro che dovranno prendere il nostro posto e per tutti i nostri collaboratori più giovani, tra cui il figlio di Claudio, che ha preso in mano il timone della libreria. E’ un premio che guarda sia al passato che al futuro.

 

Quali sono i motivi che hanno spinto la giuria a premiare la vostra realtà?

Noi della libreria Lirus rappresentiamo una figura di libraio attivo, attento a quello che succede a livello editoriale e sociale, con un rapporto diretto con il proprio pubblico, in base al quale nascono anche certe scelte. In un’editoria che produce 65mila titoli l’anno, il ruolo di libraio come mediatore culturale risulta essere fondamentale. Una volta il cliente aveva bisogno di informazioni, mentre adesso un lettore ha così tante informazioni da social, giornali, media, che risulta essere confuso. In questo senso, la figura del libraio ed il rapporto diretto con il lettore diventa fondamentale, a differenza dei modelli delle catene librarie, dove non si è in grado di avere un giudizio all’altezza della situazione.

Un altro fattore è stato il ruolo della libreria da anni all’interno del quartiere dove ci troviamo. Il discorso sociale è molto importante: ci sono persone che vengono in libreria quasi tutti i giorni anche senza per forza acquistare un libro, ma solo per il piacere di scambiare due chiacchiere all’interno della libreria. Per questo chiediamo alle istituzioni non tanto degli aiuti, ma il giusto riconoscimento del nostro valore, che ci accomuna con tutte le librerie indipendenti di Milano.

 

Quali consigli si sente di dare ai suoi colleghi librai per portare avanti al meglio la propria attività?

Fare questo mestiere è da un lato una passione, alimentata dall’amore per i libri, dall’altra è un’attività commerciale: se uno di questi due aspetti viene a mancare, non si va da nessuna parte. Siamo dei mediatori culturali che vendono libri.

Un’ altra cosa importantissima, soprattutto nei centri minori, è quella di legarsi al territorio: in una situazione di crisi, uno dei modi principali per uscirne fuori è quello di stringere rapporti con le scuole, con le istituzioni, le aziende e con tutto ciò che è la vita sociale di un centro cittadino. Occorre uscire fuori dalla libreria e creare tutti quei rapporti fondamentali per portare avanti la propria attività con il contributo di tutti.

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