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“L’insostenibile leggerezza dell’essere”, una lectio magistralis sull’esistenza umana

Attraverso i quattro personaggi principali, Kundera ci propone le varie possibilità che si possono perseguire: Thomas, un uomo da mille amanti e un unico amore

L’Insostenibile leggerezza dell’essere” non può essere definito solo un buon libro, è una immensa lectio magistralis su tutto ciò che fonda la stessa esistenza umana, la vita, l’amore, l’esistenza, l’essere.

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Attraverso i quattro personaggi principali, Kundera ci propone le varie possibilità che si possono perseguire: Thomas, un uomo da mille amanti e un unico amore; Teresa, fatale, tragica, meravigliosa nella sua triste malinconia; Franz, onesto e buono e proprio per questo allontanato da una società che fa della bontà una debolezza; Sabina, il personaggio forse più poetico e sicuramente più afflitto dall’insostenibile leggerezza dell’essere, in continua fuga.

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Il romanzo è in continua tensione tra essere e desiderare di essere, è un’incessante profusione di nascoste o dichiarate concezioni filosofiche: si passa dal concetto di eterno ritorno di Nietzsche al panta rei eracliteo, dalla teoria parmenidea degli opposti al Simposio di Platone, strettamente connessi tra loro. Kundera propone, partendo da queste convinzioni, una propria visione delle cose, a mio parere, sublime nel suo pessimismo: amore, esistenza, mondo, tutto quello su cui fin da piccolo ti poni incessantemente domande, non trova una risposta definitiva in queste magiche righe, ma si illumina di una luce chiara, nuova, esauriente nei suoi limiti.

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“Si ricordò del famoso mito del Simposio di Platone: all’inizio gli esseri umani erano ermafroditi e Dio li spaccò in due metà che da allora vagano per il mondo cercandosi. L’amore è il desiderio della metà perduta di noi stessi.”

Andrea Cattaneo 

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