Non sempre i romanzi riescono a spiccare il volo e uscire così dai confini nazionali: molti restano circoscritti nella loro zona, pur trattandosi di ottimi prodotti editoriali, perché non rispondono alle caratteristiche del mercato internazionale del momento; e assai più difficile è la strada dei libri di non fiction, che richiedono nicchie più ristrette di lettori. Ciò significa che, quando uno di essi riesce a muovere dei passi al di là del proprio Paese, lo fa perché tocca corde universali… e perché il libro riesce a connettere le persone in modi inaspettati.
È ciò che è accaduto con “Vorrei farla finita, ma anche mangiare toppokki” e il seguito “Vorrei farla finita ma sempre mangiare toppokki”, scritti dalla coreana Baek Se-hee. Due libri che hanno avuto la loro fortuna dopo lo spam di RM — Kim Nam-joon — dei BTS che ha dichiarato di aver letto il primo volume in lingua inglese “I Want to Die but I Want to Eat Tteokbokki”, un libro che ha saputo attrarre l’attenzione di molti lettori.
È proprio grazie a lui che è partito un vero effetto domino: il libro è entrato tra i più venduti in Corea, è stato tradotto in oltre 20 lingue e ha iniziato a circolare tantissimo tra i fan internazionali dei BTS, che lo hanno spinto su TikTok, Instagram e BookTok, contribuendo alla popolarità di questo libro.
Un memoir terapeutico
Ma di cosa parla Baek Se-hee e perché ha riscosso così tanto successo? Il libro nasce come trascrizione di un anno di sedute di psicoterapia , annotate dall’autrice e alternate a pensieri quotidiani. Non c’è una vera trama romanzesca ed è per questo che possiamo annoverarlo tra i libri di non fiction: troviamo un dialogo tra Baek e lo psichiatra, costellato da riflessioni su relazioni, lavoro, paura del rifiuto e desiderio di normalità.
Il titolo stesso “Vorrei farla finita, ma anche mangiare toppokki” esprime il nucleo dell’opera: vivere con la depressione significa oscillare tra desiderio di sparire e voglia di cose semplici, come mangiare toppokki, popolare street food coreano. È questa contraddizione a rendere la voce di Baek così vicina al lettore: l’esperienza della fragilità si rivela quotidiana, concreta, mai astratta, e accendendo una luce nuova su temi difficili che di solito la gente ha paura anche solo ad accettare che esistano.
Depressione, ansia e salute mentale
In Italia la salute mentale è ormai un tema caldo tra la gen z e i millennial, che cercano di sensibilizzare il più possibile su social a seguito dello shock post-pandemico.
Dopotutto, i dati parlano chiaro: Telefono Amico Italia , nel 2023, ha segnato oltre 7.000 richieste di aiuto provenienti da persone diverse per pensieri suicidi; un aumento del 24% rispetto al 2022 . Nel primo semestre del 2024, le richieste si sono attestate a 3.500, segnando un lieve calo del 6,5% , ma rimanendo ben al di sopra dei livelli pre-pandemici — circa 1.000 richieste annue.
L’Istat ha confermato che nel 2021 si sono verificati 3.870 suicidi in Italia, con un incremento rispetto ai 3.748 del 2020, e sebbene i dati successivi non siano ancora completamente disponibili, il trend pre-pandemico mostra già una tendenza all’aumento, in particolare tra i giovani tra i 15 e 34 anni, fascia in cui i suicidi erano aumentati del 16%.
È proprio in quest’atmosfera di circa 4.000 suicidi annui, una cifra spaventosa e drammatica, che millennial e gen z hanno cominciato a preoccuparsi e a chiedere aiuto, a lamentarsi e a cercare delle risposte. E in un panorama simile, se non peggiore, dove vige un rigore esagerato a causa di aspettative sociali altissime, RM ha avuto il coraggio di andare contro le convenzioni e sostenere che parlare con uno psicologo non è da deboli, e che un libro come quello di Baek è rivoluzionario. Serve.
È così. “Vorrei farla finita, ma anche mangiare toppokki” non è solo una forma di intrattenimento: è un modo per sentirsi meno soli, non un Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento, ma qualcuno che trova respiri condivisi nelle parole degli altri.
Un libro che sembra piccolo, ma non lo è
Molti critici hanno sottolineato come “Vorrei farla finita, ma anche mangiare toppokki” sia stato accolto inizialmente come un libriccino di auto-aiuto, salvo poi rivelarsi un memoir generazionale. Lo stile è semplice, diretto, ma non banale: Baek Se-hee non propone soluzioni né consolazioni facili, bensì un’onestà disarmante.
In Corea del Sud, dove la salute mentale resta spesso un tabù, l’uscita del libro ha avuto il valore di un gesto coraggioso. Ma il successo internazionale dimostra che il suo messaggio supera le barriere culturali: milioni di lettori si sono riconosciuti in quelle stesse parole.
Baek Se-hee: scrittrice e paziente
Nata nel 1990, Baek Se-hee ha lavorato nell’editoria prima di esordire con il suo libro. La sua formazione da lettrice e da professionista del settore si percepisce: il testo è costruito come un montaggio, fatto di dialoghi, note, riflessioni che scorrono con fluidità. La sua voce è quella di una giovane donna che decide di raccontare la propria depressione senza filtri, rendendo letteratura ciò che spesso rimane confinato nel silenzio.
Il libro ha colpito anche la critica straniera
Generation Mental Health ha scritto:
“In her therapy memoir, author Baek Se-hee makes no pretense or exaggeration. … She hopes to share her conversations with her therapist in a vulnerable account of what it means to know yourself better.”
“Nel suo memoir terapeutico, l’autrice non fa pretese né esagerazioni. Condivide con vulnerabilità le sue conversazioni con lo psichiatra per mostrare cosa significhi conoscersi meglio.”
The Times ha osservato il successo presso i giovani lettori:
“Baek’s debut sold 100,000 copies in English… It is the kind of book that was missed by the literary pages, but was piled high in the Gen Z emporium Urban Outfitters… They offer the solace of understanding. ‘I love and cherish your story. And I am your friend,’…”
“Il debutto di Baek ha venduto 100.000 copie in inglese… È un libro che le pagine culturali ignorarono, ma che giaceva accatastato nel negozio di tendenza per la Gen Z Urban Outfitters… Offre la consolazione della comprensione. ‘Amo e custodisco la tua storia. E sono tua amica.’”
Queste recensioni mostrano come l’opera abbia trovato spazio non tanto nelle pagine letterarie tradizionali, quanto nell’esperienza diretta dei lettori, trasformandosi in un fenomeno culturale.
“Vorrei farla finita ma sempre mangiare toppokki”
Il secondo volume riprende la forma del primo, arricchendola con ulteriori riflessioni, approfondimenti e frammenti di vita. Non è un vero “sequel” nel senso narrativo, ma la prosecuzione di un percorso. Baek continua a dare voce alla sua interiorità, mantenendo lo stesso tono sincero, fragile eppure ironico.
La forza di entrambi i libri sta proprio in questa combinazione: parlano di dolore ma con leggerezza , senza mai trasformarsi in melodramma o in manuale.