Il libro dentro il cuore del proibizionismo che The New Republic descrisse come visionario

31 Luglio 2025

Scopri qual è il libro che The New Republic descrisse come "visionario" e che ha rivoluzionato il noir, anticipando il proibizionismo.

Il libro dentro il cuore del proibizionismo che The New Republic descrisse come visionario

Tra i romanzi che non invecchiano possiamo citare “Legs” di William Kennedy, un libro che ha trasformato il noir in letteratura e anticipato toni e strutture che oggi definiremmo postmoderne.

“Legs” di William Kennedy: il gangster che racconta il lato oscuro del sogno americano

Pubblicato nel 1975, “Legs” è il primo capitolo del celebre “Albany Cycle”, la serie con cui Kennedy ha raccontato la sua città e la metamorfosi dell’America nel Novecento; uno dei ritratti più inquietanti e lucidi dell’era del proibizionismo.

Non a caso, la critica dell’epoca lo accolse come una rivelazione: Newsweek lo definì “non un romanzo criminale, ma un romanzo su un criminale”, sottolineando come l’autore fosse interessato più alla psicologia e al mito che all’azione pulp.

Albany, una città tra corruzione e desiderio

Al centro di “Legs” c’è Jack Legs Diamond, gangster realmente esistito, il cui nome da solo è leggenda. Kennedy non sceglie una narrazione lineare, ma costruisce la figura di Diamond attraverso la voce di Marcus Gorman, avvocato e amico del bandito, un narratore che diventa coscienza e al tempo stesso complice.

Il romanzo si apre con l’eco di Albany, tra club clandestini, fiumi di whiskey illegale, corruzione politica e uomini che vivono come se la vita fosse un party infinito. È l’America del proibizionismo, quella che Fitzgerald raccontava nei salotti dorati: ma qui lo scenario è più cupo, sporco, crudele…

Ed è facile il rimando a “Il grande Gatsby” anche per la scelta narrativa: l’amico che narra, la figura-idolo accanto.

Kennedy non si limita a descrivere un gangster: tratteggia un uomo che diventa simbolo di un’epoca. Diamond è magnetico e spietato, insieme affascinante e patetico. Il suo sogno è salire, controllare, diventare qualcuno – e il suo impero si costruisce sulle crepe della legalità e della morale. In questo senso, “Legs” è la cronaca della corruzione, ma anche della fragilità di un ideale americano che si sfalda sotto il peso del denaro e della violenza. Il lato oscuro del sogno, quello di cui raramente si parla ad alta voce.

Uno stile denso e visionario

Se la trama richiama i toni del noir, lo stile lo porta altrove. Kennedy intreccia dialoghi rapidi a descrizioni sontuose, alternando il registro colloquiale a una prosa piena.

È un realismo sporco, il suo, che sa però elevarsi a riflessione pura. Come scrisse The New Republic, “Kennedy intreccia un mondo intero con le parole”, offrendo una scrittura che non si limita a raccontare i fatti, ma costruisce una realtà quasi mitica, fatta di luci e ombre, di jazz e sangue.

Non c’è idealizzazione nel suo sguardo: la violenza è cruda, la corruzione pervasiva, la città di Albany un organismo febbricitante in cui il potere si compra e si perde in una notte. Tuttavia, in questo panorama cupo si percepisce una malinconia sottile, il senso di una grande illusione infranta: quella di poter dominare la vita come un cocktail shakerato nell’aria.

Non a caso, The Miami Herald definì il libro “il Gatsby nero… il lato oscuro del sogno americano”, sottolineando la vicinanza tematica con Fitzgerald ma rovesciata nella tenebra.

La forza della narrazione

Kennedy, premio Pulitzer nel 1984 per Ironweed, ha dichiarato più volte che “Legs” fu il libro che gli insegnò davvero a scrivere un romanzo. E si capisce: la struttura è audace, i salti temporali sono continui, la voce narrante non è neutra ma partecipe, e il linguaggio si muove tra registri differenti senza perdere mai coerenza. Il risultato è un’opera che unisce cronaca e invenzione, biografia e leggenda. È come se si rincorresse di continuo.

Il fascino di “Legs” sta anche nella sua natura di romanzo “ibrido”: non è pura fiction né semplice ricostruzione storica, ma qualcosa di più complesso. Come osservò Newsweek, non è “un romanzo criminale, ma un romanzo su un criminale”, e in questo “su” si cela tutto il progetto di Kennedy: un’indagine sulle motivazioni, sulle pulsioni, sulla sete di potere che rende Jack Diamond una figura archetipica, al pari dei grandi anti-eroi.

Un esordio sotto i riflettori

Al momento dell’uscita, “Legs” non scalò le classifiche dei bestseller, ma fece parlare la critica più autorevole. The New Republic ne lodò la capacità di “connettere in un unico affresco il mito, la storia e il linguaggio di una nazione in ebollizione”, mentre il Miami Herald enfatizzò l’impatto emotivo di un racconto che “rilegge gli anni ruggenti come uno specchio oscuro delle nostre aspirazioni”.

Pur non essendo il titolo più famoso di Kennedy (quel primato spetta a “Ironweed”), “Legs” è considerato oggi un’opera fondamentale per capire non solo la carriera dell’autore, ma anche la trasformazione del romanzo storico americano negli anni ’70. In ambito accademico, è spesso citato come uno dei noir letterari che hanno aperto la strada alla rivalutazione del genere, dimostrando che un libro su gangster può avere lo spessore di un classico.

Un libro attuale per i lettori di oggi

“Legs” non parla del solito protagonista. Mette al centro un anti-eroe e racconta il potere, la sua fascinazione tossica, la corsa sfrenata verso il successo e il prezzo da pagare quando ogni vincolo morale viene annullato.

Sono temi che non appartengono solo all’America degli anni ’20, ma al nostro presente di ambizioni feroci e illusioni consumistiche, temi che richiamano personaggi grigi, o alle volte anche oscuri e senza via di perdono, che però piacciono molto più di altri. L’interesse per la psicologia e la ricerca, da parte di un lettore sempre più attento e curioso, rende “Legs” di Kennedy un’opera perfetta per il 2025.

Kennedy non giudica, non assolve, e lo stesso fa il lettore. Se Marcus Gorman osserva e narra, il lettore si mette seduto e ascolta — legge — e, attento, non dice nulla.

Chi cerca un noir classico troverà molto di più: troverà una riflessione sulla natura umana, sulla vulnerabilità nascosta dietro il carisma, sul confine sottile tra gloria e disfatta. In una parola: troverà la letteratura nella sua forma più viva.

È un romanzo che non si limita a raccontare una storia di gangster, ma apre uno squarcio nella coscienza di un Paese e di un’epoca.

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