Era il 19 marzo 1994 quando Don Peppe Diana fu assassinato nella sacrestia della sua chiesa, un atto vile che voleva mettere a tacere una voce di giustizia e opposizione alla camorra. Il suo omicidio segnò un punto di svolta nella lotta alla criminalità organizzata, diventando un simbolo di resistenza e risveglio civile.
Negli anni ‘90, una parte del Casertano era dominata dalla camorra, in particolare dal clan dei Casalesi, il più potente e violento mai esistito. La criminalità organizzata aveva trasformato il territorio in un campo di battaglia, con dinamiche simili a quelle di una zona di guerra. In questo scenario drammatico, si distinse la figura di Don Giuseppe Diana, un sacerdote che decise di opporsi apertamente alla mafia locale, pagando con la vita la sua ribellione.
Il libro Don Peppe Diana e la caduta di Gomorra non è solo la storia di un sacerdote coraggioso, ma è il racconto di un’intera comunità che ha deciso di opporsi alla camorra e di costruire un futuro diverso. È una lettura indispensabile per chiunque voglia conoscere il vero volto dell’Italia che resiste, che lotta e che non si arrende alla sopraffazione della criminalità organizzata.
Il libro di Luigi Ferraiuolo: un racconto di speranza e cambiamento
Il libro Don Peppe Diana e la caduta di Gomorra: Un sacerdote e la sua gente rinnovano il loro mondo di Luigi Ferraiuolo racconta come il sacrificio di Don Peppe Diana abbia acceso la scintilla di una rivoluzione sociale e culturale. Il volume ripercorre il contesto del suo omicidio e le sue conseguenze: il risveglio di una parte della popolazione che ha deciso di dire no alla criminalità organizzata.
Un gruppo di persone, ispirate dal coraggio del sacerdote, ha dato vita a cooperative sociali che hanno trasformato il territorio, impiegando disabili, ex detenuti e giovani in difficoltà, creando ristoranti e imprese che oggi rappresentano un’alternativa concreta alla logica camorristica.
Sinossi del libro
Il libro racconta la caduta di Gomorra innescata dal martirio di don Giuseppe Diana, il 19 marzo 1994, dal contesto sociale in cui maturò il suo omicidio – in quegli anni una piccola parte del Casertano era come l’Iraq durante la guerra all’Isis, realtà di cui ancora il nostro Paese non si rende conto – alla rivolta culturale e umana di una piccola fetta di resistenti che hanno creato un mondo diverso con cooperative sociali di ragazzi disabili o disagiati o ex detenuti che sono diventate ristoranti o vere e proprie imprese.
Un impegno che dopo venticinque anni comincia a diventare evidente e che si oppone al ritorno concreto della camorra, non solo nel Casertano ma nel resto d’Italia. Perché se i Casalesi, il più violento e potente clan di camorra mai esistito, sono stati sconfitti militarmente, il loro tesoro economico e il mondo dei colletti bianchi collegato non è mai stato scoperto, ma chi fa fruttare per il bene i loro patrimoni toglie le radici al ritorno del male.
Perché leggere
Questo libro è fondamentale per comprendere il fenomeno della criminalità organizzata e, soprattutto, per scoprire che è possibile combatterla con la cultura, il lavoro e la giustizia sociale. Don Peppe Diana e la caduta di Gomorra offre una prospettiva unica su una storia di resistenza civile che spesso viene trascurata. Il sacrificio di Don Peppe Diana non è stato vano: ha ispirato una rete di realtà virtuose che dimostrano come il cambiamento sia possibile. Leggerlo significa immergersi in una narrazione potente, che unisce dolore e speranza, violenza e rinascita, e che può servire da esempio per chiunque voglia impegnarsi nella lotta contro le mafie.
L’eredità di Don Peppe Diana
A distanza di oltre venticinque anni dal suo omicidio, il messaggio di Don Peppe Diana continua a vivere. Sebbene la camorra non sia scomparsa, il suo potere è stato fortemente indebolito dalle iniziative nate in suo nome. Tuttavia, il rischio di un ritorno della criminalità organizzata è sempre presente, soprattutto perché il tesoro economico dei Casalesi e le connessioni con il mondo dei colletti bianchi non sono mai stati del tutto svelati. Per questo, l’impegno delle cooperative e delle realtà sociali ispirate a Don Peppe Diana rappresenta un’arma fondamentale: togliere risorse alla criminalità significa impedirne la rinascita.
Chi era Don Peppe Diana
Don Giuseppe Diana nacque il 4 luglio 1958 a Casal di Principe, in provincia di Caserta. Fin da giovane mostrò una grande vocazione religiosa e un forte senso di giustizia. Dopo aver compiuto gli studi teologici, fu ordinato sacerdote nel 1982. Oltre a svolgere il suo ministero nella parrocchia di San Nicola di Bari a Casal di Principe, si impegnò attivamente nel sociale, diventando un punto di riferimento per i giovani e per chiunque volesse costruire un’alternativa alla criminalità organizzata.
Nel 1991 scrisse il documento “Per amore del mio popolo non tacerò”, una lettera pastorale in cui denunciava apertamente il potere e la violenza della camorra nel suo territorio. Questo atto di coraggio lo rese un bersaglio per il clan dei Casalesi.
Il 19 marzo 1994, giorno del suo onomastico, Don Peppe Diana fu assassinato nella sacrestia della sua chiesa, un atto vile che voleva mettere a tacere una voce di giustizia e opposizione alla camorra. Il suo omicidio segnò un punto di svolta nella lotta alla criminalità organizzata, diventando un simbolo di resistenza e risveglio civile.