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6 libri sul rapporto tra mamma e figlia, spesso complicato ma intenso

Esplora il legame tra madri e figlie nella letteratura contemporanea italiana, un tema ricco di emozioni e significati profondi.

C’è un filo invisibile che lega mamma e figlia. A volte è seta, a volte ferro. E in mezzo, mille parole mai dette, rancori sepolti, abbracci mancati. La letteratura contemporanea italiana, da sempre specchio delle nostre trasformazioni più intime, ha trovato in questo rapporto un territorio fertile e inquieto, una lente attraverso cui raccontare l’identità, il corpo, la cura, la ribellione, il tempo che passa.

Negli ultimi anni, molte scrittrici italiane hanno scelto proprio questa relazione, fragile e indistruttibile al tempo stesso, per interrogarsi su sé stesse e sul mondo. Ne sono nati romanzi di rara forza emotiva, che hanno saputo sfuggire ai cliché per scavare con autenticità nelle pieghe della memoria e della quotidianità.

Mamma e figlia nella letteratura contemporanea italiana: quando la scrittura ricuce le ferite

Madri che amano, madri che mancano. Non c’è un solo modo di essere madre, né uno solo di essere figlia. La letteratura contemporanea italiana lo racconta bene: ci sono madri fragili, madri forti, madri arrabbiate, madri scomparse. Ci sono figlie in fuga, figlie che si riflettono nelle madri, figlie che provano a non assomigliar loro. E in mezzo c’è la scrittura, che spesso riesce a ricucire là dove la realtà ha strappato.

Leggere questi libri significa anche questo: guardare con occhi nuovi il nodo più profondo delle nostre vite. Per capirlo, per scioglierlo. O almeno per accettarlo.

 

L’arte della gioia di Goliarda Sapienza

Sebbene ambientato in un’altra epoca, il romanzo di Goliarda Sapienza è un capolavoro fuori dal tempo, che scava nel cuore del desiderio femminile di libertà. La protagonista, Modesta, si emancipa da una madre assente e violenta, per diventare “madre di sé stessa”. Il rapporto con la maternità viene ribaltato, riscritto, trasformato in uno strumento di autodeterminazione. È un libro che ogni donna dovrebbe leggere almeno una volta nella vita.

 

Nati due volte di Giuseppe Pontiggia

Un romanzo delicatissimo e potente sulla disabilità, ma anche sulla genitorialità imperfetta. Qui, una madre si ritrova accanto a un padre che tenta di raccontare la crescita di un figlio con un handicap motorio. Nonostante la narrazione sia affidata alla voce maschile, la figura materna è centrale: è colei che accoglie, che accetta, che comprende prima degli altri. Una riflessione intensa su come si cresce come figli, come genitori, come esseri umani.

 

Una vita sottile di Chiara Gamberale

Chiara Gamberale racconta una giovane donna che cerca la propria voce dopo un’adolescenza segnata da un rapporto complesso con la madre e da un difficile rapporto con il corpo. Il romanzo diventa un diario intimo, un percorso terapeutico verso la consapevolezza. Qui il legame madre-figlia è fatto di specchi deformanti, di aspettative soffocanti, ma anche di struggente bisogno reciproco.

 

L’acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito

In questo romanzo pluripremiato, il personaggio di Antonia, madre della protagonista Gaia, è tra le più complesse e magnetiche della narrativa recente. Donna dura, combattiva, spesso scomoda, ma animata da una forza disperata che spinge la figlia verso il riscatto sociale. È un rapporto pieno di frizioni, ma anche di eredità involontarie. Caminito racconta la rabbia delle ragazze e il peso delle madri, e lo fa con una lingua tagliente e visionaria.

 

Il corpo elettrico di Jennifer Guerra 

Qui la madre è soprattutto un’eco, una presenza sullo sfondo, ma il libro è centrale in questa riflessione: perché è un saggio narrativo che racconta cosa significa nascere donne, crescere dentro un corpo che cambia, e relazionarsi con le aspettative culturali che (spesso) passano proprio attraverso le madri. Una lettura che rifiuta ogni semplificazione.

 

La madre di Eva di Silvia Ferreri

Una lettera lunga una vita. Una madre scrive alla figlia che sta affrontando un percorso di transizione. È un romanzo in forma di monologo, doloroso, sincero, disperato e liberatorio. Ferreri dà voce a quella madre che si sente “tradita” ma che, piano piano, impara a vedere davvero. È una riflessione potente su maternità, identità, accettazione. Una delle opere più coraggiose degli ultimi anni.

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