Vi è mai capitato di concludere una lettura e di pensare a una conclusione diversa? Sui nostri canali social vi abbiamo chiesto di quali libri vorreste modificare il finale. Qualcuno ha risposto affermando che nessun libro merita di essere stravolto: il suo autore lo ha pensato così e come tale va rispettato, anche quando qualcosa non ci convince o fa troppo male. Qualcun altro ha invece risposto con titoli di libri il cui finale è stato troppo crudo, negativo o deludente. Ed è proprio riferendoci a questi ultimi che in questo articolo vi proponiamo cinque libri di cui vorremmo modificare il finale.
5 libri per cui avremmo desiderato un finale diverso
“Martin Eden” di Jack London
L’affascinante e intramontabile capolavoro di Jack London è uno dei più bei classici della letteratura mondiale. Lo avete citato in tanti fra i libri di cui vorreste modificare il finale, sicuramente per la tragica chiusa che mette fine alla narrazione e alla vita stessa del suo protagonista.
Romanzo largamente autobiografico, “Martin Eden” riflette l’inquietudine di London, la sua vita stravagante, la tensione autodistruttiva che lo porterà al suicidio. Il protagonista è un marinaio americano che finisce casualmente per frequentare il mondo borghese, salotti colmi di libri e fanciulle eteree.
Tra l’iniziale timidezza e un’irresistibile attrazione per il nuovo ambiente, Martin Eden dovrà misurarsi con due impreviste passioni: la giovane Ruth Morse e la letteratura.
Attraverso sogni delusi e speranze che sfumano, la strada verso la conquista di una fama che si rivelerà effimera sarà costellata dal conflitto tra le sue origini modeste e una cultura che comunque gli è estranea. I propositi di riscatto sociale e l’inclinazione per i miti borghesi del successo e della ricchezza si dilegueranno di fronte alla consapevolezza di una inevitabile alienazione.
“1984” di George Orwell
Un po’ per le stesse ragioni, ovvero per la chiusa tragica e priva di possibilità, qualcuno ha inserito “1984” fra i libri di cui vorrebbe modificare il finale.
È guerra perpetua, nel mondo, tra Oceania, Eurasia ed Estasia. E Londra, capitale europea dell’Oceania, è una città in rovina, stremata dalla dittatura del Grande Fratello e dalla miseria.
In questo scenario cupo e desolato, entrato ormai a pieno titolo nel nostro immaginario e nella cultura popolare, Orwell disegna il futuro della società moderna.
La tragica ribellione di Winston Smith al Grande Fratello e la storia del suo amore per Julia sono lo specchio in cui Orwell riflette in modo lucido e senza sconti sul destino che potrebbe attendere un’umanità che ha fatto di tutto per eliminare se stessa: libertà personali controllate dall’autorità, storia e memoria riscritte e manipolate, e un linguaggio, unico baluardo di libertà, asservito al potere.
“Grandi speranze” di Charles Dickens
Malinconico e romantico è il finale di “Grandi speranze”, che diversi di voi avrebbero voluto leggere diverso, meno dolceamaro.
Pip ha sei anni quando Magwitch, criminale in fuga, lo costringe ad aiutarlo nel suo piano di evasione; ed è proprio da questo incontro che dipenderanno le grandi speranze e i grandi desideri che definiranno la sua vita adulta.
“Tirato su con le sue mani” dall’arcigna sorella, il cui umorale dispotismo è mitigato dalla dolcezza dell’amorevole e ingenuo marito Joe, Pip si imbatte fin da bambino in personaggi stravaganti che, in un eterno ritorno, riappariranno negli anni della maturità.
Tra questi, Miss Havisham, sposa mancata rinchiusa in una putrescente dimora nella quale tutto si è fermato al giorno delle nozze, andate a monte per la fuga del fidanzato; Estella, arrogante figlia adottiva di lei, che rifiuta l’amore di Pip a causa delle sue umili origini; Magwitch e il suo compagno di misfatti, i cui segreti getteranno Pip nello sconcerto. E infine un incognito benefattore che gli permetterà di trasferirsi a Londra…
“Una vita come tante” di Hanya Yanagihara
Senza quel finale così inaspettato, “Una vita come tante” non avrebbe il senso e la forza che invece lo contraddistinguono. Il romanzo di Hanya Yanagihara, tuttavia, è stato citato diverse volte fra i vostri commenti.
In una New York fervida e sontuosa vivono quattro ragazzi, ex compagni di college, che da sempre sono stati vicini l’uno all’altro. Si sono trasferiti nella metropoli da una cittadina del New England, e all’inizio sono sostenuti solo dalla loro amicizia e dall’ambizione. Willem, dall’animo gentile, vuole fare l’attore.
JB, scaltro e a volte crudele, insegue un accesso al mondo dell’arte. Malcolm è un architetto frustrato in uno studio prestigioso. Jude, avvocato brillante e di enigmatica riservatezza, è il loro centro di gravità.
Nei suoi riguardi l’affetto e la solidarietà prendono una piega differente, per lui i ragazzi hanno una cura particolare, una sensibilità speciale e tormentata, perché la sua vita sempre oscilla tra la luce del riscatto e il baratro dell’autodistruzione. Intorno a Jude, al suo passato, alla sua lotta per conquistarsi un futuro, si plasmano campi di forze e tensioni, lealtà e tradimenti, sogni e disperazione.
“L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery
Abbiamo tenuto per ultimo il libro che è stato nominato più volte fra i commenti: la maggior parte di essi, infatti, conteneva il titolo del romanzo di Muriel Barbery, caratterizzato da un finale davvero impressionante.
Siamo a Parigi in un elegante palazzo abitato da famiglie dell’alta borghesia. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all’idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente.
Invece, all’insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta, che adora l’arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Poi c’è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita (il 16 giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno, per l’esattezza). Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre.
Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l’uno dell’impostura dell’altro si incontreranno grazie all’arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renée e il suo antico, doloroso segreto.