I libri illustrati non sono semplicemente supporti visivi per una narrazione testuale: sono un linguaggio autonomo, in cui parole e immagini collaborano per creare un’esperienza narrativa complessa e immersiva.
Nati in forme diverse tra Medioevo e Rinascimento (basti pensare ai manoscritti miniati), i libri illustrati si sono evoluti nel tempo diventando opere artistiche a sé, capaci di dialogare con il lettore su più livelli.
In un libro illustrato, l’immagine non è mai un semplice ornamento: amplia il senso del testo, lo interpreta, lo trasforma. A volte, anticipa ciò che verrà raccontato. Altre volte, crea contrasti e tensioni narrative che arricchiscono l’esperienza di lettura.
Oggi i libri illustrati vivono una nuova stagione di splendore: non solo per l’infanzia, ma anche per adulti, collezionisti, appassionati di grafica, arte e narrazione visiva.
La loro forza sta nella capacità di unire parole e arte in un equilibrio dinamico, dove ogni dettaglio, dal tratto di una matita alla scelta cromatica, diventa parte integrante della storia.
L’arte dei libri illustrati: un linguaggio visivo da riscoprire
In questo articolo esploreremo alcuni dei più significativi libri illustrati contemporanei e classici, per riscoprire la potenza espressiva di un genere che parla alla mente, al cuore e agli occhi.
Venezia è sempre stata città d’acqua e di sogno, ma anche di ombra e metamorfosi. In Le streghe di Venezia, Sébastien Perez e Marco Mazzoni trasformano la Serenissima in un regno sospeso, governato da creature fatate e oscure: le streghe che proteggono, incantano, e talvolta ingannano i mortali. Il risultato è un volume che è insieme racconto, poema illustrato e opera d’arte.
Perez scrive una storia delicata e crudele al tempo stesso: quella di Pandora, una bambina prigioniera di un palazzo dimenticato, che scopre di appartenere a un mondo di magie antiche, femminili, indomabili. Lungo il cammino, la protagonista incontra figure enigmatiche, streghe, gatti parlanti, spiriti acquatici, che le insegnano a riconoscere la sua vera natura. Non ci sono principesse da salvare qui, né amori predestinati: c’è la forza della differenza, della metamorfosi, dell’identità che si rivela attraverso la prova.
A dare corpo e anima a questo viaggio è l’arte sublime di Marco Mazzoni, che con i suoi pastelli iperrealisti crea tavole dove il confine tra umano, animale e vegetale si dissolve. I volti femminili, coperti di farfalle, radici, piume, sembrano emergere da un sogno antico e arcano, dove la bellezza è sempre intrecciata alla minaccia, e la dolcezza all’abisso.
L’uso dei colori, blu profondi, ori evanescenti, bianchi velati, costruisce un’ambientazione che non è solo visiva, ma quasi tattile: sembra di sentire l’umidità dei canali, il fruscio dei manti, il bisbiglio delle magie.
Le streghe di Venezia non è un libro per bambini, né semplicemente un albo illustrato. È un vero romanzo breve in forma poetica e iconografica, capace di parlare al lettore adulto che sa ancora ascoltare le favole oscure. È anche un grande omaggio al femminile magico: le streghe qui non sono mostri, né redente né dannate; sono presenza, natura, forza. Sono Venezia stessa.
Marco Mazzoni è uno degli artisti italiani contemporanei più riconosciuti a livello internazionale per il suo stile unico: disegna quasi esclusivamente volti femminili ibridati con flora e fauna, ispirandosi alla tradizione magico-popolare della Sardegna e alla pittura rinascimentale lombarda. In Le streghe di Venezia, Mazzoni cita visivamente anche l’Art Nouveau, il Simbolismo e il Gotico lagunare.
C’è un’antica leggenda giapponese, il Hyakumonogatari Kaidankai, che diceva così: cento candele, cento storie di paura, cento anime convocate. Alla fine di ogni racconto, si spegne una luce, e la notte avanza.
In Il gioco delle cento candele, Paola Cantatore e Toru Terada non si limitano a evocare questo antico rituale: lo trasformano in una vera esperienza sensoriale, dove parola e immagine si fondono in un incantesimo gotico contemporaneo.
Il libro, finemente rilegato, con una copertina tessile che sembra essa stessa un talismano, racconta di un gruppo di persone che si riunisce per sfidare la paura, raccontando cento storie terrificanti.
Ogni racconto è breve, tagliente, essenziale come un colpo di tamburo. Fantasmi, spiriti, demoni, presenze sottili si susseguono in un crescendo di tensione, come fili invisibili che tessono una trama più grande, più oscura, che solo alla fine si rivelerà.
Il vero cuore pulsante del libro, però, sono le illustrazioni di Toru Terada: tavole rosse, nere e bianche che sembrano incise nella stoffa della realtà, popolando il vuoto con volti spettrali, animali metamorfici, visioni oniriche. L’orrore non è mai esplicito, ma insinuante: è lo sguardo che tradisce, il riflesso che si muove da solo, la candela che si spegne nel momento sbagliato.
C’è una bellezza crudele in questo orrore: ogni tavola è una danza sospesa tra il piacere estetico e la vertigine della paura.
Cantatore scrive con una prosa misurata e inquietante, capace di creare suggestioni più che descrizioni. È la paura che nasce dal non detto, dall’ombra che si insinua ai margini della percezione. Un modo di narrare perfettamente coerente con l’immaginario giapponese, dove il mostruoso è sempre anche naturale, e il soprannaturale è una crepa nella quotidianità.
Il gioco delle cento candele non è solo un omaggio alla tradizione dei racconti di fantasmi. È anche una riflessione sul potere stesso del narrare: ogni storia è una candela accesa contro l’oscurità. Ma spegnere una candela, ci ricordano gli autori, significa anche lasciare entrare ciò che sta al di là del racconto.
E forse, nel buio, qualcosa ci sta aspettando.
Il Hyakumonogatari Kaidankai fu molto praticato durante il periodo Edo, specialmente dai samurai, come prova di coraggio. Molti dei più celebri racconti di fantasmi giapponesi, come quelli di Lafcadio Hearn, derivano proprio da queste notti rituali. Paola Cantatore e Toru Terada recuperano questa tradizione in chiave moderna, unendo il classicismo del folklore alla raffinatezza grafica contemporanea.
Giappone forse non tutti sanno che…
C’è un Giappone che tutti conoscono: quello dei ciliegi in fiore, dei templi dorati, dei grattacieli scintillanti. Ma esiste anche un Giappone laterale, segreto, obliquo. È questo universo nascosto che Antonio Moscatello esplora in Giappone. Forse non tutti sanno che…, un volume illustrato che mescola sapientemente storie inedite, curiosità, miti popolari e misteri ancora irrisolti.
Moscatello, giornalista e profondo conoscitore del Paese del Sol Levante, ci guida con passo leggero e sapiente attraverso una mappa tutta nuova della cultura giapponese: non quella patinata, bensì quella viva, contraddittoria, animata da spiriti millenari e credenze popolari.
Tra kappa che infestano i fiumi, gatti portafortuna e samurai ribelli, il libro dipinge un mosaico variegato e affascinante, in cui ogni aneddoto è una finestra aperta su un mondo altro.
Il tono narrativo è una delle chiavi del successo di questo viaggio: ironico senza mai essere superficiale, colto senza essere mai pedante. Moscatello sa dosare il fascino dell’inaspettato con il rigore della fonte, e il risultato è una lettura che conquista sia i neofiti sia gli appassionati di cultura giapponese.
Le illustrazioni di Ayano Otani completano e amplificano l’incanto: coloratissime, vibranti, capaci di tradurre in immagine il gioco costante tra leggenda e quotidianità che attraversa il libro. La scelta di uno stile che richiama l’ukiyo-e ma lo rilegge in chiave moderna dona al volume una coerenza estetica piena di vita.
Giappone. Forse non tutti sanno che… non è una guida turistica, né un saggio accademico. È piuttosto una narrazione corale, una raccolta di storie che ci ricorda quanto la cultura giapponese sia fatta di sovrapposizioni, ibridazioni, connivenze tra il sacro e il profano.
Un invito, delicato e affascinante, a perdersi nei dettagli, perché, come insegna il Giappone stesso, spesso è nei margini che si cela la meraviglia.
Lo “Hyakumonogatari Kaidankai” (il gioco delle cento storie di paura) di cui si parla anche in Il gioco delle cento candele, è una delle tante tradizioni popolari giapponesi che hanno attraversato i secoli, influenzando non solo la letteratura ma anche manga, anime e videogiochi. In Giappone. Forse non tutti sanno che…, si scoprono radici profonde di abitudini contemporanee che sembrano moderne, ma affondano nel medioevo nipponico.
Nel tempo della fretta e della tecnologia, Mimi Prunella Hernandez ci invita a rallentare. A fermarci davanti a un fiore, a una foglia, a una radice. A ricordare che la natura è, da sempre, la più antica medicina dell’uomo.
Erbario, pubblicato Whitestar per National Geographic, è più di un manuale: è un’opera d’arte e di conoscenza, una finestra su un mondo antico che si rivela modernissimo nei suoi insegnamenti.
Con la competenza di un’erborista esperta e la sensibilità di una narratrice, Hernandez ci accompagna alla scoperta delle principali piante officinali, raccontandoci non solo i loro benefici terapeutici, ma anche le storie, i miti e i rituali che le avvolgono.
Ogni pianta è descritta con rigore scientifico e amorevole cura: habitat, proprietà, modalità d’uso, avvertenze. Ma il vero fascino del libro sta nell’approccio olistico: qui le piante non sono semplici principi attivi da catalogare, ma compagne di viaggio nella storia dell’umanità.
L’edizione è un capolavoro editoriale: il volume è arricchito da illustrazioni botaniche precise ed eleganti, che richiamano i grandi erbari del passato e rendono la lettura un’esperienza anche visiva. La prefazione di Tieraona Low Dog, nota figura internazionale della fitoterapia, conferisce ulteriore autorevolezza all’opera.
C’è, in queste pagine, una sapienza antica che sa dialogare con le esigenze contemporanee. Erbario non è solo per chi vuole approfondire le proprietà curative delle piante: è per chi cerca un altro modo di abitare il mondo, più rispettoso, più lento, più consapevole.
In un’epoca in cui tutto si consuma rapidamente, Mimi Prunella Hernandez ci ricorda che i veri rimedi spesso crescono silenziosi ai bordi dei sentieri, e che imparare a riconoscerli è anche un atto di resistenza e di amore.
Gli erbari antichi non erano solo raccolte scientifiche, ma veri e propri libri di confine tra arte, medicina e spiritualità. Le corti rinascimentali italiane, da Ferrara a Firenze, amavano commissionare erbari illustrati che fondevano scienza e meraviglia. Erbario di Hernandez raccoglie questa eredità, aggiornandola al bisogno contemporaneo di riconnessione con la natura.
Cosa accade quando una delle penne più visionarie della letteratura contemporanea incontra la mitologia norrena?
Succede che nasca Miti del Nord, una raccolta che è molto più di una semplice riscrittura: è un atto d’amore, un rito di evocazione, una cavalcata tra fulmini, inganni e destini cuciti nella trama del cosmo.
Neil Gaiman si cala con riverente entusiasmo nel mondo di Odino, Thor, Loki e delle misteriose forze primordiali che plasmarono il mito scandinavo. Lo fa con la sua prosa inconfondibile: limpida, magnetica, capace di rendere accessibili narrazioni millenarie senza mai sacrificarne l’aura di mistero e di ferocia.
Non c’è nulla di patinato in queste storie: gli dèi sono creature potenti e fallibili, capaci di gesti grandiosi e miserie abissali.
Odino, signore dell’astuzia e della conoscenza, sacrifica sé stesso sull’albero Yggdrasill.
Thor, il tonante, affronta giganti e mostri con una forza brutale ma anche una disarmante semplicità d’animo.
Loki, il più ambiguo, incarna la caotica energia della trasformazione, sempre sul crinale tra distruzione e rinascita.
In questa nuova edizione illustrata da Levi Pinfold, il libro si arricchisce di un valore visivo straordinario. I disegni, potenti e cupi, sembrano scolpiti nel ghiaccio e nel fuoco: immagini che catturano la drammaticità e la crudezza di un mondo dove la fine (il Ragnarök) è non solo temuta, ma anche accettata come inevitabile.
Gaiman plasma il mito senza imbalsamarlo: ogni racconto vibra di una vitalità arcaica, eppure riesce a dialogare con l’immaginario contemporaneo.
Leggere Miti del Nord oggi è come ascoltare antichi scaldi sotto un cielo di tempesta: ci si riconosce nelle paure, nei sogni, nelle lotte che quegli uomini raccontavano intorno al fuoco.
In un’epoca in cui il mito rischia di essere ridotto a intrattenimento sterile, Neil Gaiman restituisce dignità, forza e poesia a queste storie primigenie.
La mitologia norrena ha profondamente influenzato la cultura occidentale contemporanea, dall’epica di Tolkien ai blockbuster Marvel. Ma Gaiman, grande conoscitore del folklore, ci invita a guardare oltre la superficie pop: ci ricorda che dietro il martello di Thor e i tradimenti di Loki si celano domande universali sul destino, sul caos e sulla rinascita.