Libri da leggere per scoprire i paesi del Sol Levante. Sebbene molti non siano ancora stati tradotti in lingua italiana – parliamo soprattutto di opere cinesi e vietnamite – , i classici della letteratura asiatica presenti nelle nostre librerie sono abbastanza da permettere ai lettori più curiosi di scoprire i massimi capolavori prodotti in Cina, Giappone e Corea. In questo articolo ne scopriamo ben cinque.
Cinque libri da leggere per conoscere la letteratura asiatica
Sono cinque, cinque straordinarie opere d’arte che svelano la ricchezza culturale e letteraria di una terra lontana, che affascina sempre di più per lo stile di vita, per le caratteristiche culturali e spirituali, ma anche per la costante capacità di rinnovarsi e di sperimentare, arrivando in anticipo rispetto agli altri popoli. Ecco cinque capolavori per scoprire la letteratura asiatica.
Cina: “Il romanzo dei tre regni” di Luo Guanzhong
Iniziamo con uno dei massimi capolavori della letteratura mondiale, un’epopea che mescola guerre e intrighi, perfetta per gli amanti del genere storico.
“Il romanzo dei Tre Regni” (qui tradotto per la prima volta in lingua italiana e in versione integrale) è considerato universalmente “la storia delle storie”, ovvero il più grande racconto che noi uomini possiamo avere la grazia di leggere.
In questo romanzo sono narrate le guerre, le battaglie e le vicende dei mitici antichi guerrieri, per la presa di potere dell’antica Cina, attraverso fatti veri, verosimili, reali o spesso, di fantasia.
Giappone: “Il fucile da caccia” di Inoue Yasushi
Proseguiamo spostandoci in Giappone con un romanzo breve e intenso che scandaglia l’animo umano indagando sui temi dell’amore e della solitudine.
Quando nel 1949, il giornalista, poeta e critico d’arte Inoue Yasushi pubblica il suo primo romanzo, ha quarantadue anni.
In quest’opera l’autore trova nella brevità una misura ideale e, nell’oscillazione tra il detto e il non detto, raggiunge un miracoloso equilibrio narrativo.
Un equilibrio difficile e impervio come il gioco amoroso che tiene legati i destini dei quattro personaggi, un uomo e tre donne, e che li accompagna nel corso degli anni senza mai turbare la calma ritualità delle loro esistenze.
Eppure il romanzo è attraversato da una tensione costante, da una rabbia sorda e trattenuta che esplode alla fine, quando ogni menzogna viene svelata, ogni passione consumata e a regnare è la consapevolezza che ogni essere è abitato da una vita segreta.
Giappone: “La storia di Genji” di Murasaki Shikibu
Scopriamo poi un romanzo molto esteso che rappresenta uno dei massimi capolavori del Giappone medievale e che nasconde un’interessante curiosità: da diversi critici, “La storia di Genji” è ritenuto il primissimo romanzo psicologico della storia.
“Il ‘Genji monogatari’ viene spesso indicato come il primo esempio di romanzo psicologico. Se simili attribuzioni suonano sempre alquanto arbitrarie, leggendolo non si può evitare di avvertire quanto si proceda in profondità nello scandagliare l’animo umano e come il quadro che ne deriva sembri spesso in sintonia con il modo di sentire di oggi.
Da questo punto di vista, esso merita a buon diritto il titolo di classico della letteratura universale, sebbene solo di recente, in pratica poco più di cento anni, sia entrato nell’orizzonte culturale occidentale e abbia preso a influenzarlo.
La sua modernità risiede nella precisa volontà dell’autrice di non limitarsi a presentare intrecci tali da attirare l’attenzione e distrarre dalle pene quotidiane, ma anche di trasmettere sensazioni e sentimenti nella convinzione che altri possano e debbano condividerli. (…)
Da questo punto di vista il collegamento con i grandi romanzi occidentali appare inevitabile, ma ogni forma di confronto, classificazione e competizione si rivela alla fine incongrua. Si può dire che Murasaki Shikibu ricorda nelle sue introspezioni Proust o che il ‘Genji monogatari’ sta al mondo cortese dell’anno Mille come ‘Madame Bovary’ sta al mondo borghese dell’Ottocento.
Ma il ‘Genji monogatari’ non può non essere letto, analizzato, se possibile apprezzato, come un’opera profondamente, organicamente medievale.
Corea del Sud: “Le nostre ore felici” di Ji-young Gong
Ci spostiamo in ambito coreano con “Le nostre ore felici”, un romanzo che si contraddistingue per la commozione profonda che suscita in chi ha la fortuna di imbattervisi.
Dopo aver tentato il suicidio per tre volte, Mun Yujong, giovane professoressa universitaria, accetta l’invito della zia, Suor Monica, di accompagnarla nelle visite a un detenuto rinchiuso nel braccio della morte, sperando che questo incontro possa in qualche modo spingerla a vivere.
L’uomo, Chong Yunsu, ha alle spalle un’infanzia tormentata: dopo il suicidio del padre e l’abbandono della madre, cresce in un orfanotrofio e poi per la strada, fino a quando, coinvolto nell’omicidio di tre donne, viene condannato.
È attraverso un piccolo taccuino che tiene in cella che conosciamo il suo passato: ricordi di una voce dapprima sconosciuta che a poco a poco assume il volto dell’uomo in cui Mun Yujong si perderà.
Anche lei, pur provenendo da un famiglia agiata, è prigioniera di eventi traumatici mai superati. Con grande scetticismo, accetterà di incontrarlo ogni giovedì dalle 10 alle 13, per un mese: diventeranno le loro ore felici.
Corea del Sud: “L’infinito mare dei vent’anni” di Hwang Sok-yong
Terminiamo con uno dei massimi capolavori della letteratura sudcoreana, un romanzo corale che, ispirato alla biografia del suo autore, racconta un periodo storico travagliato riflettendo con profondità sui temi esistenziali dell’amicizia, della libertà e della riscoperta del sé.
Nella Corea del Sud degli anni Sessanta, Chun, in procinto di partire per il Vietnam a combattere una guerra che non lo riguarda, ripensa alla giovinezza a cui sta per dire addio.
Attraverso una serie di flashback incrociati, dove la voce di Chun si alterna a quella dei suoi amici più stretti, ripercorriamo il suo abbandono della scuola, il viaggio iniziatico per il Paese in compagnia di Inho, le aspirazioni letterarie, le prime esperienze amorose, l’arresto in seguito a una protesta studentesca e l’incontro con il “Capitano” che gli farà da guida nel mondo del proletariato.