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Libreriamo Book Camp – Angela Marina Strano, la giornalista locale che ama scrivere racconti e romanzi

Scrivere per narrare racconti e romanzi รจ diverso dallo scrivere per informare. Parola di Angela Marina Strano, una delle protagoniste del Book Camp di Libreriamo...

MILANO – Scrivere per narrare racconti e romanzi è diverso dallo scrivere per informare. Parola di Angela Marina Strano, una delle protagoniste del Book Camp di Libreriamo.  Nata a Catania nel 1975, Angela Marina Strano scrive per riviste regionali di cultura. Ha collaborato per anni come giornalista pubblicista presso un quotidiano regionale della propria città. Nel suo curriculum ci sono svariate collaborazioni con importanti periodici quali la rivista femminile Cipria, edita da Rcs Mediagroup e il mensile per i viaggiatori di Trenitalia Riflessi edito da ART Edizioni. Ha scritto per il quindicinale di libri Stilos. Ha tenuto corsi di giornalismo e ha insegnato presso scuole di formazione professionale. Il suo primo romanzo ‘La direzione dei sogni‘ è stato pubblicato dalla casa editrice Il Ciliegio (Co).

Come nasce la sua passione per la scrittura? Lo fa di mestiere o è una seconda attività?
Credo che la mia passione per la scrittura sia un fattore innato. Di certo, la mia formazione scolastica (Liceo classico e laurea in Lettere moderne) ha contribuito alla scelta di scrivere, ma senza una vera e propria “vocazione” per la scrittura non si intraprende questa strada. C’è una spinta interiore che mi invita a scrivere. Mi ricordo che amavo scrivere e leggere già da piccola. Le mie prime produzioni risalgono agli anni della scuola media. Amavo scrivere fiabe, spulciare enciclopedie e libri, creare giornaletti per i miei coetanei che contenevano informazioni di vario genere. Oltre a scrivere quindi leggevo molto. Il primo romanzo che ho letto è stato Pinocchio. Avevo quasi sei anni e mi piaceva leggerlo la sera, in tranquillità sotto le coperte prima di addormentarmi. In più mia madre, quando non ero ancora in grado di leggere, mi raccontava spesso delle fiabe e non solo le leggeva, ma a volte le inventava per noi figli. Non so se abbia anche influito nella scelta di dedicarmi alla scrittura il fatto che mio padre è un ferroviere adesso in pensione. Ricordo ancora con piacere i racconti che portava a casa dopo i suoi viaggi sul treno: noi bambini aspettavamo il suo ritorno per sentire di persone, città sconosciute, stazioni. Pare che i figli dei ferrovieri siano molto creativi! (Mi vengono in mente Vittorini e Quasimodo). In più, sono nata in Sicilia, terra che ha raccontato e che ha ancora molto da raccontare, patria di importanti artisti, scrittori e musicisti. Nella mia scelta di scrivere c’è anche tutto ciò.
La scrittura mi appartiene di mestiere, perché essendo giornalista, ho a che fare con lei tutti i giorni. Ma scrivere per narrare racconti e romanzi è diverso dallo scrivere per informare. Quando si scrivono romanzi o poesie si apre un mondo fantasioso e si viene spesso a contatto con la propria interiorità e la parte più profonda del proprio essere, anche se le storie che si narrano non sono autobiografiche.

Di cosa tratta il suo libro? E’ stato editato da lei?
“La direzione dei sogni” è il mio primo romanzo. Narra la storia di Carlo un adolescente che pur vivendo in un ambiente agiato e in un luogo meraviglioso come Taormina, non si sente felice. Il suo desiderio è di essere amato e accettato sia dagli adulti che dai coetanei. Deve dividersi tra gli imminenti esami di maturità e il rapporto difficile col padre, uomo altero e aspro che crede di sapere cosa sia meglio per lui. Tra i profumi e i colori estivi della propria terra, scopre l’amore e vive esperienze sentimentali nuove che lo fanno diventare un uomo. Inizia così un viaggio interiore ricco di dubbi e delusioni che si alternano ad improvvise schiarite. Nonostante tutto, Carlo è uno che sa ancora dubitare, emozionarsi, guardarsi dentro e riuscirà a tracciare il proprio percorso nel mondo.
Il romanzo è stato pubblicato dalla casa editrice “Il Ciliegio” e se vuole sapere se ho pagato per farlo, le rispondo subito di no. Infatti, credo che autofinanziarsi per pubblicare non dia grandi soddisfazioni. So che in tanti lo fanno e lo hanno fatto, anche scrittori illustri e famosissimi e pur comprendendo la loro scelta, a me sembra che, citando un detto popolare, “Te la canti e te la suoni”.

Quali sono le difficoltà che ha incontrato nella pubblicazione e promozione dell’opera?
Prima della proposta di pubblicazione de Il Ciliegio edizioni ne ho ricevute altre da parte di case editrici, anche abbastanza note, che chiedevano un pagamento per la pubblicazione. Non ho mai avuto fretta di pubblicare e ho aspettato le condizioni che mi sembravano più adatte.
Il mondo dell’editoria oggi è in grande cambiamento e tra il self-publishing e internet, ognuno di noi potrebbe pubblicare qualsiasi cosa in qualunque momento. Per quanto mi riguarda credo che bisogna cercare di non perdere mai di vista il perché si ama scrivere (e di certo non è per guadagnare) e che cosa si vuole raccontare. La crisi economica ha dato un brutto colpo alle case editrici, soprattutto a quelle indipendenti che hanno il diritto di restare a galla e non affondare. Ma da parte loro, le case editrici, che ricordiamolo sono imprese commerciali e devono guadagnare per vivere, dovrebbero essere brave non solo nell’assicurare un’ottima pubblicazione, ma anche nello scoprire nuovi talenti e nuovi modi di scrivere, senza però richiedere denaro e giocare sul “narcisismo” che spesso è purtroppo insito in tanti scrittori emergenti. Inoltre dovrebbero aiutare l’autore che hanno scelto di pubblicare, almeno  con una buona promozione, visto che l’autore non può essere anche un promoter, soprattutto a livello nazionale. Quella della promozione è la parte più difficoltosa per uno scrittore. Se non ci pensa la casa editrice, l’autore può vendere ad amici e conoscenti e poi quando il giro finisce, che resta? Resta che la casa editrice deve impegnarsi nella pubblicità del libro che ha pubblicato, anche se è piccola, perché deve supportare lo scrittore. Capisco che non sia facile attualmente e magari vivo in un mondo fatto di sogni, ma se decidi di fare l’editore devi essere in grado di accompagnare lo scrittore in tutte le fasi della pubblicazione, fin alla promozione, che non è l’ultimo step, ma è solo l’inizio e fino alla distribuzione. Una cosa è essere editore, un’altra tipografo. È ovvio poi che se hai la fortuna di pubblicare con una grande casa editrice, non si avranno di questi problemi, ma quanti sono coloro che pubblicano la loro prima opera con i più grandi nomi editoriali? Il discorso è molto complesso e potrei portare in campo anche le istituzioni che dovrebbero aiutare maggiormente il campo culturale ed editoriale, ma mi fermo qui.

Come è venuto a conoscenza del Libreriamo Book Camp?
Navigando su Internet e scoprendo, con soddisfazione, l’esistenza di questa community dedicata agli scrittori emergenti.

Cosa ne pensa di questo spazio dedicato agli autori emergenti?
Penso che sia un’iniziativa importante, non solo per dare loro visibilità, quella che magari non riesce a darti la casa editrice, ma anche per far incontrare gli scrittori su una piazza virtuale e permettere di conoscere che cosa scrivono e a quale genere s’interessano. È bello sapere che ci sono tante altre persone che amano scrivere e che amano i libri, permette anche di potersi confrontare per migliorare.

Ha in progetto una nuova opera?
Di progetti ne avrei tanti. Per adesso posso dirle che sto scrivendo ancora un’altra storia. Chissà se ci sarà qualcuno interessato a pubblicarla e soprattutto a leggerla? Questa è la domanda che si fa spesso chi scrivere. Perché, non dimentichiamo, che se non si trovano i lettori è tutto inutile. Leggere è importantissimo, fin da piccoli e occorre educare i nostri figli a farlo. Anche chi scrive dovrebbe dedicarsi alla lettura. Posso dire di essere fra le persone che sostengono l’editoria, acquistando e leggendo sia libri che giornali. Purtroppo pare che l’Italia sia un paese di scrittori e non di lettori.

19 aprile 2014

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