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“Lessico famigliare” di Natalia Ginzburg, storia di una famiglia attraverso il suo vocabolario

Attraverso termini, nomignoli, espressioni e parole inventate usate dai suoi cari, Natalia Ginzburg racconta la storia della sua famiglia e dell'Italia del Novecento in "Lessico famigliare".

Oggi ricorre l’anniversario di nascita di Natalia Ginzburg. La ricordiamo scoprendo insieme “Lessico famigliare“, il suo capolavoro fatto di affetto, testimonianza e lessico d’amore.

Un universo nelle parole

Con “Lessico famigliare”, Natalia Ginzburg ci porta alla scoperta della storia della sua famiglia attraverso una modalità davvero originale. Siamo certi che anche voi abbiate un lessico tutto vostro in famiglia: nomignoli strani, un po’ divertenti e un po’ affettuosi, espressioni nate dalle parole storpiate durante l’infanzia, parole nuove, bizzarre, mutuate da altre, per esprimere concetti e idee che in famigli sono ricorrenti.

Natalia Ginzburg ricostruisce il vocabolario speciale della sua famiglia e, così facendo, ci fa vivere immersi nella sua vita di bimba prima, ragazza e donna poi, originaria di una famiglia ebraica ed antifascista che vive negli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta del Novecento.

“Lessico famigliare”, la sinossi

“Lessico famigliare” è il libro di Natalia Ginzburg che ha avuto maggiori e più duraturi riflessi nella critica e nei lettori. La chiave di questo romanzo è delineata già nel titolo. Famigliare, perché racconta la storia di una famiglia ebraica e antifascista, i Levi, a Torino tra gli anni Trenta e i Cinquanta del Novecento.

E Lessico perché le strade della memoria passano attraverso il ricordo di frasi, modi di dire, espressioni gergali. Scrive la Ginzburg:

“Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all’estero: e non ci scriviamo spesso. Quando c’incontriamo, possiamo essere, l’uno con l’altro, indifferenti, o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase, una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. Ci basta dire ‘Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna’ o ‘De cosa spussa l’acido cloridrico’, per ritrovare a un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole”.

Chi è Natalia Ginzburg

Natalia Ginzburg nasce a Palermo il 14 luglio 1916. Il padre è il celebre scienziato ebreo Giuseppe Levi e la madre è la milanese Lidia Tanzi. Il padre, oltre a essere un grande scienziato, è anche un professore universitario che condivide gli ideali antifascisti. Per la loro opposizione al regime fascista, Giuseppe Levi e i suoi tre figli maschi, vengono arrestati e processati.

Natalia quindi trascorre la sua infanzia in un’epoca difficile, caratterizzata dall’affermazione del regime fascista al potere. La giovane cresce in un ambiente culturale e intellettuale antifascista e si abitua presto ai continui controlli della polizia fascista.

Nel 1938 si unisce in matrimonio con l’intellettuale Leone Ginzburg. Dal loro matrimonio nascono tre figli: Andrea, Alessandra e Carlo. In questi anni stringe buoni rapporti d’amicizia con molti esponenti dell’antifascismo torinese e ha forti legami con la casa editrice piemontese Einaudi. Due anni dopo, il marito viene condannato all’esilio per motivi politici e razziali. Natalia Ginzburg e i figli lo seguono a Pizzoli, in Abruzzo. Il loro trasferimento forzato finisce nel 1943. L’anno dopo Leone Ginzburg viene nuovamente arrestato per editoria clandestina e imprigionato nel carcere romano di Regina Coeli. Dopo aver subito continue e atroci torture, Leone muore nello stesso anno. Questo evento drammatico è molto doloroso.

Il Piemonte e la guerra

Dopo aver lasciato Roma Natalia Ginzburg torna in Piemonte, dove inizia a lavorare per Einaudi. In Piemonte la raggiungono anche i suoi genitori e i suoi figli che, nel periodo dell’occupazione nazista hanno trovato riparo in Toscana. Nel 1947 scrive un nuovo romanzo, “E’ stato così”, in cui racconta i momenti difficili che ha dovuto affrontare sotto il regime di Mussolini.

Tre anni dopo sposa Gabriele Baldini, docente universitario di letteratura inglese e direttore dell’Istituto Italiano di Cultura avente sede a Londra. Dalla loro unione nascono due bambini, Susanna e Antonio, che purtroppo ben presto presentano problemi di salute. Con il marito e i figli si trasferisce a Roma dove continua a dedicarsi all’attività letteraria, approfondendo in modo particolare il tema della memoria, legata alla sua terribile esperienza sotto il regime fascista, e quello della famiglia.

Natalia Ginzburg muore a Roma nelle prime ore dell’8 ottobre 1991.

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