Una congiura, un assassino, un regno sull’orlo del caos. Dall’autore di thriller storici numero 1 in Italia Marcello Simoni, vincitore del Premio Bancarella, tradotto in venti paesi, arriva dal 4 novembre “L’eredità dei gattopardi“, il secondo volume de “La saga della dinastia perduta”.
L’eredità dei gattopardi
Il romanzo catapulta il lettore nell’Anno Domini 1130, in una Sicilia normanna sull’orlo del caos. La trama prende il via il giorno di Natale, sotto le volte dorate della cattedrale di Palermo, dove il granconte Ruggero II di Altavilla viene incoronato re.
Il cuore del dramma ruota attorno a Folco di Évreux, un coraggioso cavaliere normanno che, pur desideroso di onore, si trova imprigionato in un intricato complotto dinastico e familiare.
Folco riceve una notizia sconvolgente: sua moglie, Altruda, e il figlio appena nato sono tenuti in ostaggio. Per ottenerne la liberazione, gli viene imposto un compito estremo: assassinare il monarca Ruggero II.
Mentre Folco tenta disperatamente di salvare la sua famiglia e di prendere in mano il proprio destino, è costretto ad affrontare i piani spietati del suocero, il potente e manipolatore barone Galgano Drengot. Il conflitto tra il casato dei Ferracutus (a cui appartiene Folco) e quello dei Drengot, intessuto di vecchi rancori e nuove macchinazioni, si inasprisce, minacciando di distruggere l’intera famiglia.
A complicare il quadro, nel castello di Sagitta emerge dall’ombra una figura inaspettata e sinistra: un uomo deforme, ritenuto morto, che è in realtà un discendente di Galgano. La sua ricomparsa è destinata a riscrivere il passato della dinastia e a consumare la vendetta che dà il via a un’epopea di congiure, guerre e segreti celati.
Tra complotti di corte, una sanguinosa marcia di conquista del Meridione ribelle e un amore tormentato, Folco dovrà lottare per la sua vita, per la sua famiglia e per il futuro di un regno in fermento.
Intervista a Marcello Simoni
In occasione dell’uscita del suo nuovo libro, abbiamo intervistato Marcello Simoni per farci raccontare direttamente da lui alcuni dettagli dell’opera.
ll romanzo si svolge nel periodo turbolento immediatamente successivo all’incoronazione di Ruggero II d’Altavilla. In che modo il titolo, L’eredità dei gattopardi, richiama e reinterpreta la figura del gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, sebbene in un contesto storico normanno anziché risorgimentale?
A parte l’indubbio rimando alla sicilianità, “miei” gattopardi non hanno nulla a che vedere con quello di Tomasi di Lampedusa. Gli animali che evoco nel titolo del mio romanzo provengono dall’immaginario dei bestiari medievali esattamente come il grifone e il basilisco. Alludo a quel genere di animali araldico-simbolici utilizzati per adornare gli stemmi delle antiche casate nobiliari, insieme all’aquila, al leone e al levriere.
Nello specifico, L’eredità dei gattopardi si riferisce ai membri di un casato normanno – non dirò quale per evitare spoiler – paragonati a dei “gatti bastardi” partoriti dalla leonessa dopo aver giaciuto con un leggendario felino, il pardus, dal quale derivano i leopardi dorati cuciti sul vessillo del ducato di Normandia.
Il romanzo mescola figure storicamente accertate (Roberto II di Capua, Giorgio di Antiochia, Matilde d’Altavilla) con personaggi di invenzione (la famiglia Ferracutus e i Drengot siciliani). Quanto è complesso bilanciare la fedeltà storica con le esigenze del thriller e del complotto che vedono l’esistenza di un misterioso Wilhelmus il Bastardo?
Si tratta di un gioco da condurre con attenzione e delicatezza. Un gioco, a mio parere, molto divertente. Come insegnano Walter Scott e Alessandro Manzoni, il romanzo storico nasce dalla fusione tra verità e verosimiglianza, con lo scopo di mettere a punto una macchina narrativa in grado di intrattenere, ma anche di far rivivere il sentimento delle epoche passate.
I ritmi del giallo e del thriller possono tuttavia sovvertire gli equilibri di questo meccanismo, portando alla nascita di un genere letterario nuovo, ossia il thriller (o giallo) storico. In molti lo classificano come un sottogenere. Io invece lo definirei un “sopragenere”, perché, se ben costruito, il giallo storico può superare in fascino, bellezza e precisione le forme narrative dalle quali deriva.
Il testo descrive una Sicilia normanna come una “Babele di lingue” (gallo-normanno, arabo, latino, greco). Quanto ha influito questa ricchezza culturale, con i suoi tunnarotti e l’uso del parlato maccheronico, nel creare un’atmosfera unica per un romanzo storico ambientato nel Meridione?
La varietà linguistica descritta nell’Eredità dei gattopardi è stato uno degli ingredienti fondamentali per dipingere le atmosfere culturali della Sicilia medievale, ma anche uno dei più difficili da dosare.
Per creare la parlata maccheronica che compare in alcuni dialoghi ho dato fondo alle mie conoscenze di filologia e di dialettologia, tenendo l’occhio costantemente puntato sull’evoluzione delle parlate neolatine, galloromanze e sugli arabismi penetrati nel corso del Medioevo nelle lingue del Meridione normanno. Del resto, questo genere di esperimenti accompagna la mia produzione narrativa fin dal primo romanzo, Il mercante di libri maledetti.
“L’eredità dei gattopardi” ci catapulta nella Sicilia Normanna del 1130, un’epoca di complotti, guerre di successione e lotte per la legittimità del potere di Ruggero II. Quali meccanismi di potere e quali dinamiche umane rimangono immutati e sorprendentemente attuali nel panorama politico e sociale dei giorni nostri? Cosa insegna oggi, in termini di logiche di potere, questa dinastia “perduta” all’Italia moderna?
Basandosi su un gioco di intrighi dinastici, di ribellioni e di avvicendamenti di potere, la trama dei Gattopardi dipinge, in effetti, un ritratto molto fedele dell’Italia meridionale del XII secolo, ma anche del mondo attuale. Gli inganni, gli abusi di potere e le guerre fomentate dall’ingiustizia, dall’avidità e dall’incomprensione sono all’ordine del giorno, abbattendosi – ieri come oggi – sulla gente semplice. In scenari del genere, si manifestano a volte spiriti di uomini giusti e coraggiosi che tentano di contenere la marea tenebrosa mossa dai padroni della Terra.
Ma il loro non è un compito facile, e quasi mai porta a un lieto fine. Fortunatamente L’eredità dei gattopardi è un’opera di fiction, e nello scriverla ho potuto muovere la mano della Provvidenza secondo il mio piacere. Proprio come, a suo tempo, faceva il Manzoni.
Il maestro del giallo storico
Marcello Simoni è nato a Comacchio nel 1975. Ex archeo¬logo e bibliotecario, laureato in Lettere, ha pubblicato diversi saggi storici; con Il mercante di libri maledetti, suo romanzo d’esordio, è stato per oltre un anno in testa alle classifiche e ha vinto il 60° Premio Bancarella. Ha vinto inoltre il premio Stampa Ferrara, il premio Salgari, il premio Ilcorsaronero e il premio Jean Coste.
La saga che narra le avventure di Ignazio da Toledo ha consacrato Marcello Simoni come autore culto di thriller storici: i diritti di traduzione sono stati acquistati in venti Paesi. Con la Newton Compton ha pubblicato numerosi bestseller, tra cui La taverna degli assassini, Il teatro dei delitti, la trilogia Codice Millenarius Saga e la Secretum Saga, vendendo due milioni di copie.