Non ho resistito.
Ieri sera sono entrata nella libreria indipendente del mio paese e il mio occhio è caduto lì, sul nuovo libro della Allende: “Amore”.
Ho cominciato a leggerlo, nonostante io sia ancora alle prese con un altro romanzo (non ho mai letto due libri nello stesso periodo) e sono nuovamente arrivata alla conclusione che l’argomento “amore” non conosca tempo. Tantomeno crisi.
Spesso (troppo spesso) e volentieri, capita di storcere il naso quando al centro di una storia c’è questo eterno sentimento. Eppure, da secoli e secoli se ne parla, se ne scrive. Se ne prova l’importanza.
Si ha la tendenza ad etichettare i libri, inserendoli in generi (e colori) dei più vari.
Ecco, in questa sede io dico: viva il romanzo rosa!
E se non va bene “rosa”, dico pure sentimentale.
E se nemmeno sentimentale è accettabile, allora dico: viva i romanzi che parlano della vita comune a tante, che non può prescindere dai sentimenti. Dal cuore. Dall’Amore … Appunto.
Invece di indispettirsi, ci si potrebbe domandare: “Ma come mai i romanzi d’amore continuano ad essere scritti (e letti)?”
Nel rispetto assoluto dei gusti letterari altrui – questo è chiaro – io rispondo: menomale! E non solo perché io per prima ne scrivo dell’amore, ma perché penso che fino a quando esisteranno i romanzi d’amore, vorrà dire che ci staremo sentendo vivi.
In conclusione del post, mi permetto di consigliare il libro della Allende, da cui tutto è partito: Amore (Feltrinelli Editore): un libro da non etichettare, ma da leggere.
16 luglio 2013
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