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“La città della vittoria”, amore avventura e magia nel nuovo libro di Salman Rushdie

Il nuovo romanzo di Salman Rushdie si intitola "La città della vittoria" ed è ambientato nell'India del XIV secolo. Quest'opera racconta l'amore, l'avventura e la magia che ci circonda anche quando non ce ne rendiamo conto, e mostra quanto sia forte il potere della parola.

Pochi mesi dopo l’attentato subito a New York, Salman Rushdie torna in libreria con quello che si preannuncia un gran successo, il romanzo “La città della vittoria“.

Lo scrittore indiano naturalizzato britannico, già autore di best-seller del calibro de “I versetti satanici” e “I figli della mezzanotte“, fa ritorno nel mondo della narrativa con un’opera a metà fra l’epopea e il sogno, ambientata a Bisnaga, capitale dell’impero Vijayanagar che riuscì a tenere il sud dell’India unito per oltre due secoli. Ma andiamo a scoprire subito qualcosa di più su “La città della vittoria”!

Fra mito e realtà

“La città della vittoria” racconta la storia di una donna e di una città che sono intimamente legate fra loro. Pampa Kampana, la fanciulla dai poteri soprannaturali protagonista del romanzo, e la città di Bisnaga sono l’oggetto di un racconto onirico, che mescola mito, religione e leggenda alla maniera del realismo magico che è il marchio di fabbrica di Salman Rushdie.

Se non è possibile racchiudere “La città della vittoria” in un genere predefinito, è pur vero che nessuno dei romanzi di Rushdie è facilmente ascrivibile ad una corrente letteraria ben precisa. Lo stile dell’autore indiano è unico ed inconfondibile, e si ritrova appieno anche in questo ultimo lavoro che arriva in libreria sei mesi dopo l’attentato subito a New York.

“La città della vittoria”, la trama

Nell’India del XIV secolo, dopo una sanguinosa battaglia tra due regni ormai dimenticati, una bambina di nove anni ha un incontro divino che cambierà il corso della storia. La giovanissima Pampa Kampana, distrutta dal dolore per la morte della madre, diventa un tramite per la dea sua omonima, che non solo inizia a parlare attraverso la sua bocca, ma le accorda enormi poteri e le rivela che sarà determinante per la nascita di una grande città chiamata Bisnaga (letteralmente “città della vittoria”).

Nei 250 anni successivi, la vita di Pampa Kampana si intreccia profondamente con quella di Bisnaga: dalla creazione resa possibile grazie a un sacchetto di semi magici alla tragica rovina provocata dall’arroganza dei potenti. E sarà proprio il racconto sussurrato a mezza voce dalla nostra eroina a dar vita, via via, a Bisnaga e ai suoi cittadini, nel tentativo di portare a termine il compito che la dea le ha assegnato: garantire alle donne un potere paritario in un mondo patriarcale.

Ma tutte le storie hanno un modo per rendersi indipendenti dal loro creatore, e Bisnaga non farà eccezione. Con il passare degli anni, con l’avvicendarsi dei governanti, delle battaglie vinte e di quelle perse, il tessuto stesso di Bisnaga diventa un arazzo sempre più complesso, al centro del quale resta però comunque la nostra eroina. Strutturato come la traduzione di un’antica epopea, La città della vittoria è una saga di amore, avventura e mito e una testimonianza del potere della narrazione.

Salman Rushdie

Salman Rushdie, nato a Bombay il 19 giugno 1947, è un importante scrittore e saggista indiano naturalizzato britannico, originario di una famiglia indiana di fede musulmana. Dopo aver trascorso un’infanzia divisa fra il Kashmir e il distretto di Bombay, si reca in Inghilterra nel 1961 per motivi di studio.

Autore de “I versetti satanici”, il libro che venne bandito in Iran nel 1988 perché considerato blasfemo. L’ayatollah Khomeini, l’anno dopo la pubblicazione del libro, lanciò una fatwa contro lo scrittore indiano offrendo una ricompensa da 3 milioni di dollari a chi lo avesse ucciso. La guida suprema Ali Khamenei ha rinnovato la fatwa nel 2017, e nel 2019 via Twitter.

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