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Joël Dicker sull’importanza di saper voltare pagina

L’autore svizzero Joël Dicker, intervistato da Anais Ginori durante l’ultima giornata di BookCity Milano, ha parlato del suo rapporto con la natura e del suo ultimo romanzo, “L’enigma della camera 622”

Durante l’ultima giornata di BookCity Milano si sono susseguiti importanti appuntamenti, tra i quali quello con Joël Dicker. L’autore ha conosciuto il grande successo nel 2012 con il romanzo “La verità sul caso Harry Quebert” (Bompiani) e ha pubblicato nel 2020 il suo ultimo romanzo, “L’enigma della camera 622” (La Nave di Teseo), rimasto per settimane in cima alle classifiche di vendita.

I primi passi di Dicker: la passione per la natura e gli animali

Dicker ha da sempre una grande passione per la natura, ed è questa ad averlo portato a muovere i primi passi come autore. Tra i 10 e i 17 anni ha tenuto infatti una rivista sugli animali, che ogni mese inviava per posta agli abbonati, che a loro volta gli rispondevano con i loro pareri. “Questa prima esperienza ha avuto un forte impatto su di me, perché rappresenta il rapporto tra scrittore e lettore. L’autore scrive un testo, poi viene letto e dopo ancora incontra i lettori e si confronta con loro. Così il momento della scrittura assume una dimensione atemporale e infinita. Un testo non finisce nel momento in cui viene scritto, poiché continua a essere letto e interpretato dai lettori”.

La natura, una fonte di ispirazione da proteggere

Oggi, la natura è diventata per lui una grande fonte di ispirazione. “Una passeggiata nella foresta è molto importante per stimolare la mente con odori e rumori, con ciò che si vede, si sente e si assorbe. Penso che attingere a questi paesaggi sia importante per il proprio equilibrio morale e mentale. In generale, quando scrivo e mi trovo bloccato, una bella passeggiata nella natura mi fa molto bene”. E per questo Dicker si dice molto preoccupato per la situazione del nostro pianeta. “Siamo giunti a un momento cruciale, perché siamo quasi al limite, ma possiamo ancora cambiare le cose se modifichiamo le nostre abitudini. Dobbiamo renderci conto che viviamo in un mondo globale. Da soli non possiamo fare niente, ma se tutti insieme ci impegniamo a fare piccole cose, il cambiamento è possibile.”

Il romanzo, una via di fuga

Il rapporto ravvicinato con la natura fa sì che, nelle opere di Joël Dicker, il paesaggio assuma l’importanza di un vero e proprio personaggio. Così come nel suo ultimo romanzo, ambientato a Verbier, tra le alpi svizzere, tra le quali sorge l’hotel in cui si svolge la storia. “Per me è importante dare al lettore un’atmosfera positiva e confortevole, anche se poi la trama ha momenti meno piacevoli, infatti il romanzo inizia con un omicidio.” Il desiderio di creare paesaggi piacevoli per il lettore deriva dall’idea di Joël Dicker sul ruolo della letteratura. “Trovo che, in generale, l’atmosfera della vita non sia molto piacevole, e ancora meno adesso, in piena pandemia, e penso che uno dei ruoli della letteratura sia proprio quello di fornire una via di fuga da una realtà spesso sgradevole”.

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Dal 20 marzo andrà in onda la trasposizione televisiva de “La verità sul caso Harry Quebert”, il bestseller di Joël Dicker interpretato da Patrick Dempsey

Voltare pagina

L’ultimo capitolo dell’“Enigma della camera 622” si intitola “Voltare pagina” e, dice l’autore, “la lettura permette di voltare pagina, perché è evasione. Anche se siamo chiusi in casa, non siamo davvero lì, siamo immersi nel romanzo e viviamo una vita parallela. Grazie alla lettura possiamo vivere più a lungo, più intensamente, moltiplicare le nostre vite. Nel concetto del “voltare pagina” c’è anche l’idea di riuscire ad andare avanti, di continuare a vivere normalmente, di proiettarsi verso il futuro malgrado il mondo ce lo impedisca, o cerchi di farlo. Questo è l’insegnamento, se ne esiste uno, della situazione in cui ci troviamo. Ognuno di noi deve saper voltare pagina poiché, adesso, la realtà è questa: bisogna adattarsi e riuscire a viverla nel modo migliore possibile.”

photocredits: Krimidoedel

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