A Pordenonelegge lo scrittore spagnolo Ildefonso Falcones ha ricevuto il Premio Crédit Agricole “La storia in un romanzo”, riconoscimento nato dalla collaborazione fra Fondazione pordenonelegge.it e Link Mediafestival di Trieste, su impulso di Crédit Agricole Italia, giunto alla 18^ edizione.
Ildefonso Falcones – si legge nella motivazione del premio – ha mostrato come la letteratura storica possa essere una chiave per capire il presente, intrecciando le vicende intime dei suoi protagonisti con le grandi trasformazioni sociali e politiche della Spagna”. Falcones, catalano di Barcellona, 66 anni, è autore di romanzi a sfondo storico di grande successo. Il più noto è “La Cattedrale del Mare”, pubblicato nel 2006. Tra gli altri titoli, “La mano di Fatima”, “La regina scalza”, “Il pittore di anime”, tutti pubblicati in Italia da Longanesi. Il suo libro più recente, “In guerra e in amore” è una storia ambientata nel Regno di Napoli del 1442.
“In guerra e in amore” di Ildefonso Falcones
Regno di Napoli, 1442. Arnau Estanyol, conte di Navarcles, compagno d’armi e di caccia del re, è tra i conquistatori di Napoli e tra i membri più in vista della corte che circonda il re aragonese Alfonso nella città ai piedi del Vesuvio. Nipote del bastaix che con il proprio sudore ha contribuito a innalzare la cattedrale barcellonese di Santa Maria del Mar, nello sfarzoso palazzo partenopeo che ha scelto come sua nuova casa, Arnau ascolta con grande attenzione le parole di Sofia, vedova abilissima nel tessere le trame della politica e nel camminare sul filo sottile dei rapporti tra gli spagnoli e l’antica aristocrazia napoletana ostile agli invasori.
Nelle ombre che il sole di Napoli non rie¬sce a dissipare, però, il fratellastro di Arnau, Gaspar, ricco e subdolo, cerca in ogni modo di ostacolarlo. Intanto, anche a Barcellona le trame ostili contro la sua casata si infittiscono, e il nobile Arnau, affiancato dalle persone che più ama, dovrà fare ricorso a tutto il suo coraggio per impedirne la rovina.
Napoli, città di storia, lo sfondo della vicenda
“Il rapporto con Napoli – spiega Falcones – è nato da una scintilla e da due circostanze una cronologica, perché il libro tratta anche della corte di Alfonso V, il quale dopo aver sbaragliato le truppe di Giovanni Sforza e dopo aver dichiarato l’unione del Regno di Sicilia con il Regno di Napoli, entrò trionfalmente in città nel febbraio del 1443. L’altra è legato al fatto che lo scenario non poteva essere Barcellona, allora entrata in un periodo di decadenza, ma una città da cui sono attratto per il caos e per la passione e il calore che emana, cioè Napoli. Una città decadente, una città caotica, una città molto particolare, però con una storia meravigliosa”.
Napoli fa da cornice alla vicende in cui emergono vai personaggi tra cui storici e di invenzione: “Sofia è uno di questi – spiega lo scrittore – nel romanzo non è un personaggio reale, ma rappresenta il contrasto tra la Catalogna medievale e l’Italia rinascimentale colta e progredita”. A lei si contrappongono, come Caino e Abele, Arnau e il fratellastro Gaspar: sono attratto dal contrasto tra il bene e il male e penso che il cattivo in un romanzo debba esistere fin dall’inizio”.
Ed è forse questo uno degli ingredienti del successo dei romanzi di Falcones, il quale – racconta- esordì con un romanzo ambientato in età contemporanea che non trovo un buon riscontro presso gli editori. Allora si trovò per caso a frequentare Santa Maria del mar vicino al tribunale presso cui lavorava: “Mi sentivo a mio agio – racconta- in quel l‘ambiente ed ho cominciato a pensare che il romanzo poteva essere ambientato in quel luogo” .
Il romanzo storico: un genere long selling
C ‘è un fascino verso il romanzo storico da sempre e penso che tutti i generi letterari abbiano un ciclo e non muoiano mai ora: pensando a come viviamo la nostra vita adesso basata sulla tecnologia e sull’immediatezza, credo che abbiamo bisogno di tempi più dilatati e più lunghi e di luci più leggere. Di una nuova prospettiva.
La storia è quella che Falcones racconta nei romanzi, non è però la storia dei grandi, ma la storia del popolo. “E’ che sono quelle le storie belle – conclude lo scrittore spagnolo – non le storie dei grandi, che oltre a essere noiose, non possono essere modificate. La storia del popolo è quella che permette al lettore di trasferirsi davvero in quella epoca, soprattutto se la storia parla di ingiustizia, in tempi, come i nostri, tremendamente ingiusti”.
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