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Il valore del Salone del Libro, il pensiero di Alessandro D’Avenia

In questo intervento su "La Stampa" Alessandro D'Avenia ci spiega qual è per lui il significato del Salone del Libro

MILANO – L’Associazione italiana degli editori (AIE) organizzerà un salone del libro parallelo a quello di Torino che si terrà a Milano. Una decisione storica che sta facendo discutere e non condivisa da tutti, neanche dagli stessi editori stanno lasciando in massa l’AIE. Tra le altre anche Minimum Fax, Nottetempo e Iperborea. In una nota congiunta le case editrici spiegano di aver deciso di dare le dimissioni “a seguito della cattiva gestione dell’affaire Salone del libro” poiché “non si sentono più rappresentati”. Sull’argomento è intervenuto anche Alessandro D’Avenia che ha condiviso con tutti i suoi ricordi al Salone del Libro di Torino. Leggiamo insieme le parti più interessanti dell’intervento di Alessandro D’Avenia su La Stampa

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IL RICORDO DEL SALONE – Alessandro D’Avenia incomincia parlando del valore del libro e dell’importanza della lettura per le persone, “Al Salone del Libro di Torino ho sempre raccolto i frutti che il libro dovrebbe generare nelle persone: curiosità per il mondo e desiderio di relazioni. Ho sempre considerato i libri creature la cui crescita si compie nell’atto di lettura. Il libro non è solo un prodotto, ma una creatura vivente, perché è il dialogo che lo scrittore ha intrattenuto con se stesso o qualcuno.”

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IL SIGNIFICATO DELLA MANIFESTAZIONE – “Il Salone del libro però è un ulteriore «raccolto», perché all’atto di lettura aggiunge la sua ultima propaggine, al frutto il suo profumo: la gratitudine delle persone per il convito a cui hanno partecipato e i legami con gli altri presenti. Non c’è cultura senza creazione di nuove relazioni o di relazioni rinnovate con il mondo e con gli uomini. Troppo spesso vedo i libri trasformati in una gara di classifiche e di premi, di copie tirate e vendute, con sterili invidie e sotterfugi, quando la vita di un libro si compie nella capacità di relazioni che crea nel lettore con il mondo e con gli altri uomini, altrimenti diventa un oggetto di consumo individualistico come un altro. Per questo sono sempre andato al Salone, con la paura del mal di testa per il rumore di fondo che caratterizzava la fiera, ma soprattutto con la gioia di un convivio: mi ritrovavo con amici scrittori, che potevo ascoltare e ringraziare, sia conosciuti sia da conoscere.”

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“I LIBRI SONO NOSTRI AMICI” – Alessandro D’Avenia conclude spiegandoci qual è per lui il significato del Salone del Libro: “Il Salone è sempre stato per me il compimento dei libri, dalla parola scritta alla parola orale, dall’atto creativo e misterioso del riempire la prima pagina all’atto ricreativo del grazie di un lettore contento per aver pianto, riso, scoperto, sofferto, lottato, amato, riflettuto, desideroso di poter continuare autonomamente la ricerca innescata dalle pagine. Il Salone del libro è stato per me il circolo virtuoso del libro: poter vivere con amici vecchi e nuovi quello spazio che la letteratura sa creare, a differenza di ciò che si consuma in solitudine e non apre al mondo e agli altri. Comunque vada, sarà sempre quello che cercherò in un Salone del Libro, non una pletora frastornante di eventi e movimenti di massa, ma conoscenza che diventa riconoscenza, raccoglimento che diventa raccolto, libri che diventano e generano amici e bene comune (oltre che nuovi lettori e guadagni).”

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