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“Il mio gatto Jugoslavia”, il romanzo d’esordio di Pajtim Statovci che sta ammaliando i lettori italiani

Una famiglia sradicata dal suo luogo d'origine, un bizzarro serpente, un gatto parlante. Il romanzo d'esordio di Pajtim Statovci, "Il mio gatto Jugoslavia", è unico nel suo genere.

Strizza l’occhio al realismo magico e racconta, in modo incredibilmente originale, lo sradicamento, l’immigrazione, l’identità e la perdita. “Il mio gatto Jugoslavia“, libro d’esordio del 34enne Pajtim Statovci, è una delle uscite più interessanti del periodo.

“Il mio gatto Jugoslavia” di Pajtim Statovci

La sinossi
Negli anni Ottanta, in un villaggio della Jugoslavia, Emine è una giovane donna che spesso si scontra con le idee del mondo attorno a sé e con un padre severo e superstizioso. Per un capriccio, un uomo che conosce appena le chiede la mano, e lei in quel matrimonio intravede la possibilità di un cambiamento. Quando i Balcani in guerra si sgretolano, la famiglia fugge in Finlandia e la vita nel nuovo paese è dominata dalla paura e dalla vergogna.
Accanto a lei, il figlio Bekim cresce in una terra dove a chi viene da fuori si comanda di accontentarsi di poco e di essere grati. Il ragazzo rischia di diventare un emarginato sociale, è un immigrato ed è gay, in un paese sospettoso verso gli stranieri fino alla violenza. Quando gli chiedono il suo nome, spesso ne inventa uno.
A volte finge di essere russo. I duri del posto gli sputano in faccia. È ossessionato dalla pulizia e distaccato non solo dai suoi compagni di scuola ma anche dalla madre, che a sua volta è alla ricerca di una identità e di un futuro diversi. A parte incontri occasionali, l’unico compagno di Bekim è un enorme serpente, un boa che lascia vagare liberamente per l’appartamento. Poi, una notte in un gay bar, il giovane incontra un gatto come nessun altro.
Questa creatura parlante, capricciosa, affascinante e manipolatrice lo guiderà in un viaggio sconvolgente nel passato, verso il Kosovo e i suoi demoni, per dare un senso alla storia magica e crudele della sua famiglia.
“Il mio gatto Jugoslavia”, primo romanzo di Pajtim Statovci, è una continua sorpresa: un serpente letale, un gatto sprezzante e sexy; incontri online e matrimoni balcanici; il caos surreale del l’identità; le cose che cambiano quando cambia il nostro mondo, quelle che invece non cambiano mai; il catastrofico antagonismo tra padri e figli; l’attonito sentimento dell’amore.
Statovci è uno scrittore di singolare originalità e potenza, e in questo suo esordio abbraccia la complessità del nostro mondo creando un’opera letteraria che possiede la forza di un classico del futuro.
L’identità, l’alterità, la perdita 

“Il mio gatto Jugoslavia” ha la forza che è propria di ciò che è multiforme e frammentato. Come si definisce una persona nata in un paese, cresciuta in un altro, che continua a coltivare la lingua e la cultura d’origine a casa mentre fuori sperimenta un mondo del tutto diverso?

Ci si sente più stranieri o di casa in una Finlandia in cui non si è nati ma si è cresciuti sin dai due anni? Ci si sente più stranieri o di casa in un’Ex Jugoslavia in cui si è nati ma da cui ci si è subito allontanati, almeno fisicamente?

In bilico fra due paesi, due lingue, due culture così diverse, l’identità non può che costruirsi adottando accoglienza e perdita, vivendo con la consapevolezza di essere uno e tanti, tanti e uno.

Così, “Il mio gatto Jugoslavia”, che in Italia nel 2014 era uscito con il titolo “L’ultimo parallelo dell’anima”, indaga il tema dell’identità e dell’immigrazione attraverso la molteplicità dei punti di vista e dei personaggi singolari che si avvicendano in questa straordinaria epopea.

Chi è Pajtim Statovci

L’autore de “Il mio gatto Jugoslavia” ha trentaquattro anni ed è originario del Kosovo. È nato, cioè, nel 1990 nell’allora regione autonoma della Jugoslavia, che proprio in quel periodo andava incontro alla sanguinosa guerra che poco a poco ha ridisegnato l’assetto balcanico.

Per sfuggire alla guerra, la famiglia di Pajtim decide di trasferirsi. Il piccolo ha solo due anni quando con i genitori si sposta nella lontana Finlandia, in un contesto del tutto nuovo e diverso rispetto a quello d’origine. Questo è uno dei tasselli fondamentali di tutta la sua produzione letteraria.

Statovci si è laureato in letterature comparate e ha conseguito un master in sceneggiatura. Mentre era ancora uno studente, nel 2014, ha pubblicato “Il mio gatto Jugoslavia”.

Il suo secondo romanzo, intitolato “Le transizioni”, ha vinto il Toisinkoinen Literature Prize nel 2016. Due anni dopo, Pajtim Statovci è stato insignito del prestigioso Helsinki Writer of the Year Award. Nel 2019 ha pubblicato il suo ultimo romanzo, “Gli invisibili”, con cui ha ottenuto il Premio Finlandia. 

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