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“Il Messaggero”, perché leggere la nuova edizione del libro di Kader Abdolah

La nuova edizione italiana de “Il Messaggero. Vita di Muhammad il Profeta” di Kader Abdolah, protagonista della 31ma edizione di Dedica, è stata presentata in un incontro che ha visto come protagonista l’autore intervistato dalla giornalista e traduttrice Alessandra Iadicicco.

La nuova edizione italiana de “Il Messaggero. Vita di Muhammad il Profeta” (Iperborea) di Kader Abdolah, protagonista della 31ma edizione di Dedica, è stata presentata al festival di Pordenone in un incontro che ha visto come protagonista l’autore intervistato dalla giornalista e traduttrice Alessandra Iadicicco. Un libro che vale la pena leggere. Perché? Lo scopriamo attraverso le dirette parole dell’autore.

Il Messaggero: l’avventura umana di Maometto, tra storia e immaginazione

Incantatore cantastorie raffinato e articolato, Kader Abdolah intreccia in una personale interpretazione storia e immaginazione, cronaca e poesia, per raccontare la complessità di un’avventura umana, religiosa e politica secondo il modello narrativo tipicamente orientale dele scatole cinesi, ovvero il narratore principale racconta di un personaggio che a sua volta narra una storia. La voce narrante è quella di Zayd, figlio naturale di Khadija, prima moglie del profeta perso al mercato e dopo lunghe traversie ricondotto alla madre naturale. Adottato da Maometto, dopo aver raccolto le rivelazioni divine nel Corano, sente l’urgenza di raccontarne la vita.

Un’urgenza avvertita dallo scrittore iraniano all’indomani del 11 settembre, quando la sola voce dell’Islam che si sentiva nel mondo era pericolosa: “ allora mi sono sentito chiesto-ha precisato Abdolah-come far conoscere Maometto all’Olanda che mi ospita e all’Europa intera in una contingenza così importante”.

C’è stata la fase dello studio e della documentazione durata tre anni, ma non era sufficiente. “Tutto ciò che sapevo – rivela l’autore- mi è stato inculcato dalla nascita come il latte materno, perché provengo da una famiglia ricca da un punto di vista culturale e religioso e ho voluto caratterizzare Maometto come un uomo in carne ed ossa con le sue debolezze e i suoi punti di forza”.

Diceva di non essere nessuno solo un messaggero, ma per prima cosa era un poeta Vedeva il fallimento della sua società da mercante analfabeta ma visionario, membro di un clan illustre nella Mecca del VII secolo, schiacciata a Est dell’Impero persiano e ad Ovest dall’Impero bizantino, in più c’era la comunità ebraica e gli schiavi: un contesto variegato e complesso. Profondamente preoccupato per l’arretratezza del suo popolo, Maometto aspirava a migliorare la condizione delle donne, promuovere la libera circolazione delle idee e ottenere rispetto per la sua gente.

Il progetto visionario di Maometto

Maometto voleva migliorare il mondo, ma non poteva farlo solo con la forza della poesia Occorreva una potenza vera e propria ed è lì che interviene la prima moglie con i suoi tremila cammelli-che scherza Abdola-corrispondono ora a 300 Tesla. Khadija, è cristiana e gli legge la Bibbia e Maometto taglia le parti della Bibbia con la coperta araba Nella Bibbia c’è un solo Dio buono e gentile ma anche terribile descritto con frasi molto semplici e potenti.

Maometto trasforma in poesia i concetti principali della Bibbia,inventandosi Allah e mettendogli una spada in pugno. “L’Islam, quindi -spiega l’autore – da una parte porta in dono la poesia, dall’altra ha una voce pericolosa, ma queste storie danno speranza all’ Europa che è cambiata e sta cambiando”.

“Eppure-sottolinea la giornalista-Maometto nel romanzo sembra avere una parabola discendente da giovane era curioso poi avvalla nefandezze per il suo tornaconto perdendo la purezza delle origini”. “Così succede anche all’attuale ayatollah dell’Iran- racconta Abdolah-che ho conosciuto: da giovane quasi ripudiava le armi e ora sta creando un ‘arma atomica. E’ la natura dell’uomo”.

Qual è il ruolo di Abdolah: semplice narratore o con una intenzione di denuncia politica? “Omar il primo califfo – spiega lo scrittore iraniano – rimescola le 112 sure redatte da Zayd e io ne ho aggiunta una. Mi chiedono spesso se sono religioso, Non lo sono, ma non mi posso definire nemmeno laico. Sono intriso di religiosità, ma questo non mi rende credente di una confessione religiosa, mi sento pittostoreligioso alla maniera degli antichi che alzavano lo sguardo verso il cielo stellato e provavano uno stupore estatico”.

“La religione- conclude Abdolah- è il mezzo più potente che abbiamo e grazie ad essa che è nato il potere di raccontare storie, cioè la letteratura, l’unico strumento in grado di cambiare la società.

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