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Il giudice Gaetano Cataldo, “Nel mio libro scopro se l’italiano è meglio o peggio del politico che lo governa”

Il Giudice civile presso il Tribunale di Catania ci racconta alcuni particolari ed aneddoti legati al suo secondo libro "Il caso Bi"

MILANO – “L’italiano medio è meglio o peggio rispetto al politico che lo governa?”. E’ questo il quesito dal quale si muove la trama de “Il caso Bi“, il secondo libro di Gaetano Cataldo, per otto anni giudice presso il Tribunale di Siracusa e attualmente Giudice civile presso il Tribunale di Catania, con un’innata passione per la scrittura. Dopo la soddisfazione delal sua prima pubblicazione “Le reti di Quadri”, Cataldo delinea i nquesta sua seconda fatica letteraria uno spacato della società italiana “vista attraverso gli occhi del cittadino comune che legge, guarda la tv e forma la propria opinione”. Scopriamo con lo stesso autore alcuni particolari ed aneddoti legati a questa sua seconda opera.

 

Come nasce questa sua seconda opera letteraria?

Tutto è nato da una riflessione in merito all’opera “Il Consiglio d’Egitto” di Leonardo Sciascia. Nell’espressione “Ogni società genera il tipo d’impostura che, per così dire, le si addice” c’è la chiave di tutto il mio romanzo. Parlando con una mia collega amante della psicoanalisi ho fatto una seconda riflessione: se vogliamo applicare questa massima di Sciascia oggi, qual è “l’impostura” che più si addice alla nostra società? Ce ne sono diverse, ma la categoria principale secondo me è quella degli psicoterapeuti, in quanto a mio parere non tutti nella pratica sono attrezzati nello svolgere questa delicata professione. Ho quindi fatto alcune mie ricerche ed ho scoperto che in questo campo molto veniva lasciato all’iniziativa dell’autodidatta che voleva specializzarsi nelle materie psicologiche. Da li mi sono mosso alla ricerca di una risposta alla domanda precisa: “L’italiano medio è meglio o peggio del politico che lo governa?” Da qui ho sviluppato una trama alla ricerca di questa risposta…

 

In cosa consiste l’originalità di quest’opera rispetto alle numerose scritte da altri autori-magistrati?

Ho scritto due libri che fondamentalmente aderiscono alla forma del giallo risparmiando la solita mole di uccisioni e vittime (in due libri, solo un cadavere!). In questo secondo libro, inoltre, non ci sono tribunali, investigatori, commissari di polizia… tutto si svolge all’interno della società civile.  Ho voluto cimentarmi in qualcosa di estraneo rispetto al mondo lavorativo che conosco, ho voluto analizzare la società italiana attraverso gli occhi del cittadino comune che legge, guarda la tv e forma la propria opinione.

 

Ha incontrato differenze nella stesura di questo secondo libro rispetto al suo esordio letterario?

Esiste un filo conduttore che unisce la scrittura della prima e della seconda opera: il divertimento. Sono convinto che chi scrive senza diletto è un cattivo autore, ed in più lo si comunica al lettore. Finché mi diverto nell’esercizio della scrittura, continuerò a farlo. Scrivere il primo libro è stato per lo più un rodaggio, mentre nel secondo è stato più facile realizzare i dialoghi ed ho avuto meno difficoltà dal punto di vista linguistico. Ciò ti consente di divertirti ancora di più. Scrivere mi diverte, e spero che lo stesso valga per i lettori.

 

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