“Il colore dell’acqua” di James McBride torna in libreria, pubblicato da Fazi editore, in una nuova versione con la traduzione di Roberta Zuppet. Uscì per la prima volta nel 1995 ed ebbe un successo clamoroso, vendendo oltre due milioni di copie e rimanendo nella classifica americana per due anni consecutivi.
Una vita segnata da un doppio razzismo
James McBride, una delle voci più interessanti del panorama letterario statunitense, ha impiegato quattordici anni per ricostruire la vita fuori dal comune e densa di difficoltà di sua madre, alternando alla voce bruciante e vivace di quest’ultima le proprie esperienze di figlio povero di razza mista, i suoi trascorsi con la droga e la violenza, fino a diventare uno scrittore di fama internazionale.
La madre, nata in Polonia in una famiglia di ebrei ortodossi, Rachel Deborah Shilsky cresce nell’America degli anni Venti divisa tra crudezza del padre e l’affetto della madre, fino a quando nel 1941 fugge ad Harlem, sposa un nero e viene ripudiata dai suoi familiari. Da allora Rachel Shilsky non esiste più e diventa Ruth McBride Jordan, l’altra, più autentica, versione di sé. James McBride, uno dei suoi dodici figli, è rimasto all’oscuro di tutto ciò fino all’età adulta, quando, per mettere a tacere l’assordante e insistente domanda sulla propria identità, ha deciso di scoprire chi fosse sua madre.
La scelta controcorrente di una donna coraggiosa
Chi è dunque Ruth McBride Jordan? È una donna che ha sempre nascosto le sue origini e il dolore per un passato che è ancora una ferita aperta; è una madre ferocemente protettiva e determinata nel suo amore, che ha imposto regole e preteso una condotta irreprensibile per il bene dei suoi figli. E’ una bianca, figlia di un rabbino polacco, che, giunta in America a due anni, si innamora di un nero, fugge con lui, lo sposa, viene ripudiata dalla famiglia d’origine, fonda una chiesa battista e alleva la bellezza di dodici figli, immaginatevi con quali traversie. I figli arrivano tutti al diploma o alla laurea.
Nell’America della feroce divisione razziale lei, bianca in un quartiere nero, rifiuta di dar peso al colore della pelle. Quando i figli le chiedono di che colore sia la sua pelle risponde : del colore dell’ acqua. Il colore dell’acqua è soprattutto la storia di Ruth, di una donna stroardinaria, coraggiosa, spavalda, tenace, instancabile.
A cinquantuno anni, vedova del primo marito è ancora “bella e sottile”, ma ovviamente odiata da tutti, bianchi e neri: la vediamo andare in giro per Brooklyn su una vecchia bici azzurra, e governare i suoi figli secondo gerarchie rigidissime “il sistema del re / regina”, mettendo al primo posto lo studio e la fede. Non era una materialista, pensava che senza la conoscenza la ricchezza non servisse a nulla, “che in America la cultura mescolata alla religione fosse il modo per uscire dalla povertà. Gli anni dimostrarono che aveva ragione”.
Il colore dell’acqua: gli ingredienti del “grande romanzo americano”
E’ uno dei figli di Ruth, James, che racconta la sua storia : un figlio alla ricerca delle sue radici e una madre pochissimo sentimentale, che alle sue radici ha rinunciato senza alcun rimpianto. Una storia che va oltre ogni differenza di razza e religione, la storia di una famiglia segnata dai lutti e dalla miseria più nera e tuttavia piena di gioia di vivere e di speranza nel futuro. Il libro ha due voci narranti (quella di McBride e quella di sua madre, con paragrafi alternati in corsivo) e un bel po’ di ingredienti del Grande Romanzo Americano. Intanto è la storia di una migrazione e di una bizzarra mescolanza etnica.
In secondo luogo, è la storia di un sogno realizzato: un ragazzino di colore cresciuto con una madre (bianca), un patrigno quasi assente e così tanti fratelli e sorelle arriva a frequentare il college e a diventare uno scrittore di successo. Il romanzo è pieno di personaggi, alcuni importanti, altri quasi delle comparse che si intrecciano nella New York degli anni Sessanta, una metropoli tentacolare, scenario di mille vicende storiche, tra rivoluzioni, proteste, fermenti culturali: una stagione irripetibile. Il romanzo di McBride, come la sua stessa vita, è un meraviglioso miscuglio di colori, di suoni e di storie americane.