I 5 libri imperdibili di Amélie Nothomb: un viaggio tra crudeltà, ironia e incanto

9 Luglio 2025

Nata il 9 luglio 1966 a Etterbeek in Belgio, Amélie Nothomb non scrive romanzi, costruisce piccoli mondi. La sua scrittura è strana, ironica, inclassificabile. Una penna fuori dagli schemi, che mette una piccola parte di sé in ogni libro e si nasconde cautamente tra le parole stampate, tra i personaggi

I 5 libri imperdibili di Amélie Nothomb: un viaggio tra crudeltà, ironia e incanto

Nata il 9 luglio 1966 a Etterbeek in Belgio, Amélie Nothomb non scrive romanzi, costruisce piccoli mondi. La sua scrittura è strana, ironica, inclassificabile. Una penna fuori dagli schemi, che mette una piccola parte di sé in ogni libro e si nasconde cautamente tra le parole stampate, tra i personaggi più sagaci, in quei luoghi-non-luoghi di cui parla in appena un centinaio di pagine.

I suoi sono ordigni narrativi che esplodono tra le mani del lettore, ambientazioni reali e surreali che diventano credibili tanto quanto l’assurdità di un teatro vuoto.

Amélie Nothomb ha la capacità quasi innata di costruire trame che sembrano fiabe nere o confessioni intime. Sono esperimenti letterari estremi. Eppure, dietro l’eccesso e l’assurdo, c’è sempre qualcosa di profondamente umano.

5 romanzi imperdibili di Amélie Nothomb per iniziare a conoscerla

Difficile scegliere solo cinque titoli tra le decine di opere che ha pubblicato. Ma se è vero che ogni libro di Amélie Nothomb è una porta verso un mondo a sé, ecco quelli che — per forza, originalità e impatto — meritano un posto speciale nella vostra libreria.

 

Igiene dell’assassino” (1992)

Il romanzo d’esordio di Amélie Nothomb sembra già perfetto così com’è. Leggendolo ci si trova di fronte a una narrazione fitta dov’è il confronto, il dialogo, il battibecco diventa il tema principale del libro.

È con questo piccolo romanzo che tutto è cominciato. Il dialogo in questione è serratissimo, quasi teatrale: uno scrittore vecchio e malato affronta una serie di giornalisti venuti a intervistarlo prima della sua morte. Il confronto diventa sempre più feroce, verbale e viscerale, finché una donna riesce a scardinare le sue difese.

Un libro fatto di parole, di scontri, di tensione dialettica, dove la scrittura è arma, veleno, confessione. L’opera prima della Nothomb è già piena di tutti i temi che torneranno nei libri successivi: il corpo, l’identità, la crudeltà, la ricerca di verità. E ancora il sessismo, il maschilismo, la critica sociale.

 

Dizionario dei nomi propri” (2002)

Un romanzo surreale sulla costruzione dell’identità e sulla manipolazione che può operare un genitore. In questo libro Amélie Nothomb affronta il problema dei disturbi alimentari, dell’anoressia nello specifico, e della danza classica – temi a lei molto cari.

C’è da dire che a una prima occhiata, così come tutti i romanzi di Amélie Nothomb, il romanzo non si presta a un’interpretazione così profonda e solo andando avanti nella narrazione esplode nel suo apice.

Cosa succede quando si dà a una bambina un nome strano? E se quella bambina cresce con convinzioni eccentriche, un talento fuori dal comune e una madre che si è suicidata per metterla al mondo? Nascita, infanzia, talento e destino si intrecciano in questo romanzo dolce e crudele, che ha per protagonista Plectrude — un nome che è già una dichiarazione d’intenti.

Tra pedagogia feroce, narcisismo infantile e vocazioni artistiche, Dizionario dei nomi propri è una delle storie più poetiche e disturbanti di Amélie Nothomb.

 

Anticrista” (2003)

Il bullismo come guerra tra luci e ombre è raccontato in un libricino dal titolo tanto inquietante quanto profetico. “Anticrista” è l’incontro tra due adolescenti: Christa, bella, brillante e sicura di sé, e Blanche, timida, goffa e invisibile.

All’inizio, l’amicizia tra loro sembra un dono, ma presto si trasforma in un incubo. Christa non è solo una ragazza difficile: è una presenza tossica, manipolatrice, totalizzante.

Con una lucidità spietata, Nothomb mostra come l’invidia e il bisogno di appartenere possano diventare gabbie. Un romanzo che sa parlare tanto agli adolescenti quanto agli adulti, capace di mettere a nudo le dinamiche più oscure dell’identità.

 

Acido solforico” (2005)

Un reality show letale e l’etica dello spettatore: più simile a Hunger Games di quanto si pensi, ma ancora più vicino alla Storia di quanto siamo disposti ad ammettere.

Tra i libri più controversi di Amélie Nothomb, “Acido solforico” spicca decisamente in testa. Come tutti i libri di Amélie Nothomb, anche questo è uno shot di critica sociale, una distopia crudele, ambientata in un campo di concentramento trasformato in show televisivo.

I prigionieri sono selezionati a caso tra la popolazione, marchiati con un codice, sorvegliati e uccisi in diretta, mentre il pubblico vota e si emoziona. Sembra un incubo, ma è soprattutto una denuncia. Contro l’intrattenimento che spettacolarizza la sofferenza, contro l’indifferenza, contro la banalità del male. Provocatorio e lucido, “Acido solforico” è una lettura scomoda e necessaria.

 

Barbablù ” (2012)

Una fiaba gotica contemporanea che riscrive la fiaba di Perrault. Un romanzo affilato e claustrofobico, dove Saturnine, giovane studentessa in cerca di alloggio a Parigi, accetta di vivere in un lussuoso appartamento condiviso con un enigmatico nobile spagnolo.

Le condizioni sono semplici: vietato entrare in una stanza. Ma nulla è mai semplice nei mondi di Amélie Nothomb, e il castello moderno diventa teatro di un confronto psicologico feroce tra due personaggi affilati come lame. Una riflessione sul potere, la curiosità, la libertà e i meccanismi della violenza — anche quella più elegante.

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