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I 10 romanzi più ‘veloci’ di sempre

È facile pensare che scrivere un romanzo sia un arduo e lungo processo da affrontare tra mille indecisioni e avversità. Sappiamo che Margaret Mitchell impiegò dieci anni per scrivere ''Via col vento'', e che Tolkien ce ne mise ben sedici per la Trilogia dell’Anello...

Non sempre la stesura di un romanzo può comportare mesi – se non anni – di ricerche, tentativi, ripensamenti. A volte può avvenire tramite un’ispirazione improvvisa, o una vera e propria corsa contro il tempo. Ecco dieci famosi romanzi scritti in meno di sei settimane

 
MILANO – È facile pensare che scrivere un romanzo sia un arduo e lungo processo da affrontare tra mille indecisioni e avversità. Sappiamo che Margaret Mitchell impiegò dieci anni per scrivere ”Via col vento”, e che Tolkien ce ne mise ben sedici per la Trilogia dell’Anello. Ma nella letteratura possiamo trovare altri esempi di autori che hanno composto alcune loro opere – spesso addirittura le loro più famose – in un metaforico battere di ciglia. Il sito stylist.co.uk li ha classificati. Dall’“Arancia Meccanica” di Anthony Burgess a “Il bambino con il pigiamo a righe, ecco dieci famosi esempi di opere composte nell’inverosimile intervallo di tempo che va dalle 60 ore filate (e senza dormire!) alle sei settimane.
 

 
Il giocatore” (1867) – Fëdor Dostoevskij
Alle prese con serie difficoltà economiche a causa dei problemi col gioco d’azzardo, Fëdor Dostoevskij si ritrovò nella poco invidiabile condizione di avere solamente 26 giorni per terminare il romanzo prima della scadenza impostagli dal suo editore. Era il 1866, e il 45enne scrittore russo rischiava di perdere i diritti sulle sue opere per i successivi nove anni. Dostoevskij riuscì a tenere sotto controllo la sua dipendenza, traendone invece il massimo dell’ispirazione.

 
In una lettera del 1871 alla moglie Anya scrisse: “Tu hai dato in pegno tutti i tuoi averi per me durante questi quattro anni, e mi hai seguito nei miei viaggi con la nostalgia nel cuore. Anya, mio sostegno, io non sono una cattiva persona; sono solo un uomo con una passione per il gioco d’azzardo.”
 

 
Quel che resta del giorno” (1989) – Kazuo Ishiguro
Kazuo Ishiguro scrisse una delle sue storie più amate in appena quattro settimane, nel corso di quello che lui stesso definì un esaurimento: un periodo in cui, come ha poi spiegato nel suo diario, rifiutò di rispondere a ogni chiamata o lettera che riceveva. Si limitava a scrivere ininterrottamente: tutto il giorno, tutti i giorni.

 
Scrisse sul suo diario: “Scrivevo a mano libera, senza preoccuparmi dello stile o della coerenza. La mia priorità era semplicemente quella di fare emergere le idee e farle sviluppare. Le frasi peggiori, i dialoghi assurdi, le sequenza che non andavano da nessuna parte… mi lasciavo trasportare. Ho proseguito così per quattro settimane, e alla fine mi sono trovato tra le mani la prima stesura – più o meno – dell’intero romanzo.”
 

 
Il bambino con il pigiama a righe” (2006) – John Boyne
In quella che John Boyne descrive come “una stranissima esperienza di scrittura”, l’autore produsse la prima stesura del suo best-seller “Il bambino con il pigiama a righe” in appena due giorni e mezzo.

 
“Non appena iniziai a scrivere, la storia sembrò condurmi oltre e io non potevo più separarmene. Scrissi per un giorno intero e alla fine avevo come l’impressione che se mi fossi fermato avrei perduto il resto del racconto: dovevo continuare a scrivere. Così proseguii tutta la notte, il giorno seguente e la notte dopo ancora. Il terzo giorno, all’ora di pranzo, ho terminato la prima stesura; erano tre notti che non dormivo. Ho scritto ininterrottamente per sessanta ore, prendendomi una pausa tra un capitolo e l’altro solo per una tazza di te o un panino.”
 

 
La lepre e la tartaruga” (1954) – Elizabeth Jenkins
Elizabeth Jenkins scrisse il suo classico in appena tre settimane, dedicandocisi anima e corpo in seguito alla fine della sua relazione con un uomo sposato che si rifiutò di lasciare la moglie.

 
“Gli ho offerto il mio cuore su un piatto. Sì, mi ha reso infelice, ma ne è valsa la pena. Non avevo mai pensato al libro prima di quel momento; segnò la fine di un periodo al qual non avevo alcun desiderio di ritornare.”
 

 
Missione Confidenziale” (1939) – Graham Greene
Graham Greene era nel pieno della scrittura del suo romanzo “Il potere e la glora” (1940) quando decise di fare un po’ di soldi facili. Iniziò così a scrivere per svago lo svagato thriller “Missione Confidenziale”: al ritmo di 2000 parole al giorno per sei settimane.

 
“Feci uso di anfetamine per la prima e ultima volta nella mia vita. Per sei settimane iniziai ogni giorno con una pasticca, e riprendevo la stessa dose a mezzogiorno.”
 

 
Non c’è tempo per morire” (2008) – Sebastian Faulks
L’autore de “Il canto del cielo” Sebastian Faulks seguì la tabella di lavoro del creatore di James Bond Ian Fleming per scrivere il suo seguito delle avventure dell’agente 007 in sole sei settimane.

 
“Io amo la velocità. Si creò una sorta di connessione tra la mia corsa per finire il romanzo e l’inseguimento nella trama…”

 
 
Gli anni fulgenti di Miss Brodie” (1961) – Muriel Spark
Nel 1961 Muriel Spark scrisse il suo famoso romanzo, ambientato in una scuola femminile nella Edinburgo degli anni Trenta, in appena un mese. Prese l’ispirazione da un compito in classe.

 
“Ci era stato richiesto di raccontare come avevamo trascorso le nostre vacanze estive, ma io invece scrissi di come la mia insegnante avesse trascorso le sue. Mi sembrò molto più affascinante… Sono una scrittrice che si paralizza, a meno che non scriva in totale accordo con il suo bizzarro e dispotico sentire…”

 

 
Uno studio in rosso” (1886) – Arthur Conan Doyle
Ci vollero solo tre settimane a Sir Arthur Conan Doyle per scrivere Uno studio in rosso, in cui fa la sua comparsa per la prima volta il più famoso detective della letteratura, Sherlock Holmes.

 
“Ho scritto su di lui molto più di quanto avessi intenzione di fare, ma la mia mano è stata in qualche modo forzata dagli amici che chiedevano in continuazione di poterne sapere di più.”

 

 
Arancia Meccanica” (1962) – Anthony Burgess
Il famigerato romanzo distopico di Anthony Burgess sembra sia stato completato in sole tre settimane, e scritto primariamente per soldi.

 
“Il libro per cui sono più conosciuto, forse l’unico per cui lo sono, è un romanzo che sono pronto a ripudiare: scritto venticinque anni fa, una sorta di gioco buttato giù per denaro in tre settimane, è diventato famoso come il cruento soggetto per un film che sembra magnificare il sesso e la violenza.”

 

 
Sulla strada” (1957) – Jack Kerouac
Jack Kerouac scrisse il capolavoro della beat-generation in circa tra settimane dell’aprile del 1951, utilizzando un rotolo di carta continuo. In verità Kerouac aveva rimuginato sull’idea di dare vita al suo libro di viaggio per circa quattro anni prima, di cominciare a scriverlo davvero.

 
“Ho passato la mia intera giovinezza a scrivere lentamente, con continue revisioni e rielaborazioni senza fine, modificando, cancellando e riscrivendo. Arrivavo a scrivere una frase al giorno, e quella frase mi sembrava vuota, mancava di sentimento. Allora mi maledicevo: il sentimento è ciò che io amo nell’arte.”

 

 
3 gennaio 2015

 
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