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“Guarda le luci, amore mio”, perché tutti dovrebbero leggere il diario di Annie Ernaux

Uscito a marzo 2022 nelle librerie italiane, "Guarda le luci, amore mio" è un diario in cui Annie Ernaux racconta la vita che si dipana nel luogo principe delle nostre giornate frenetiche: l'ipermercato. Ecco perché tutti dovremmo leggere il meraviglioso libro della vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura di quest'anno.

La vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura Annie Ernaux è uscita lo scorso marzo nelle librerie italiane con un titolo davvero particolare: “Guarda le luci, amore mio“, un diario che racconta gli stralci di vita che si svolgono in un luogo che è anche un non-luogo dei nostri tempi, l’ipermercato. 

“Guarda le luci, amore mio”

Senza esitazioni, l’autrice sceglie di portare alla luce uno spazio ignorato dalla letteratura, eppure formidabile specchio della realtà sociale: l’ipermercato. Ne nasce dunque un diario, in cui Ernaux registra per un anno le proprie regolari visite al «suo» Auchan annotando le contraddizioni e le ritualità ma anche le insospettate tenerezze di quel tempio del consumo. Da questa «libera rassegna di osservazioni» condotta tra una corsia e l’altra – con in mano la lista della spesa -, a contatto con le scintillanti montagne di merci della grande distribuzione, prende vita “Guarda le luci, amore mio”, una riflessione narrativa capace di mostrarci da un’angolazione inedita uno dei teatri segreti del nostro vivere collettivo.

I luoghi della letteratura, i luoghi della vita

“Guarda le luci, amore mio” nasce nel 2012 da una richiesta della casa editrice Editions du Seuil rivolta ad Annie Ernaux: scrivere un libro per la collana “Raconter la vie”. La scrittrice francese, sempre attenta ai fenomeni della contemporaneità, decide allora di rendere protagonista della sua opera un luogo che, seppur non rappresentato in letteratura, è estremamente presente nelle nostre vite. 

Si tratta proprio dell’ipermercato. Nel caso specifico, è l’Auchan di Cergy, ubicato nel più grande centro commerciale della Val-d’Oise. Qui, Annie Ernaux ha tentato di intercettare tutta l’umanità che si dipana fra i freddi corridoi bardati di scaffali, alla ricerca della nostra essenza, che si realizza anche attraverso i luoghi che frequentiamo di più. Il supermercato, poi, è il simbolo della nostra società capitalistica, fondata sul guadagno, sul valore della merce, sul desiderio sfrenato di avere. 

E in questo non luogo che di rado appare nelle opere letterarie, si svolge gran parte della nostra esistenza, e si capisce molto di ciò che siamo: quello che guardiamo, il tempo che impieghiamo a fare la spesa, ciò che mettiamo nel carrello, l’approccio con i desideri dei nostri figli… Noi siamo questo, ciò che desideriamo, ciò che acquistiamo.

Nel suo diario, Annie Ernaux racconta le persone che vede sfilare lungo i corridoi del suo ipermercato di fiducia, e ci svela tanto su di noi, su come siamo fatti, come quando afferma che:

Nel mondo dell’ipermercato e dell’economia liberale amare i bambini significa comprar loro più cose possibili”. 

Quante volte lo abbiamo pensato, o noi stessi abbiamo agito allo stesso modo? Nella società del consumismo, amare significa dare, comprare, riempire il vuoto dell’esistenza attraverso l’appagamento del desiderio di possesso, attraverso le merci. E come noi, anche il linguaggio è intriso della logica del consumo: in “Guarda le luci, amore mio”, Annie Ernaux analizza anche la lingua e i codici utilizzati nell’ipermercato, e riflette sull’annullamento del tempo, su come tutto, all’interno di questo spazio, acquisti una logica del consumo, e nient’altro. 

Chi è Annie Ernaux

Annie Ernaux è nata il 1º settembre 1940 a Lillebonne, in Normandia, da una famiglia di modeste condizioni sociali. Annie trascorre l’infanzia e la giovinezza a Yvetot, dove i genitori, prima operai e poi piccoli commercianti, gestiscono un bar-drogheria. Dopo gli studi superiori all’Université de Rouen, ottiene l’abilitazione all’insegnamento e inizia la sua carriera di insegnante di lettere moderne in un liceo. L’umile provenienza della sua famiglia e il passaggio sociale all’universo “borghese” consentito ad Annie grazie all’istruzione ricevuta, rappresenteranno un’esperienza che inciderà profondamente sulla sua scrittura e sul suo impegno sociale e politico. Nel 1964 si sposa, ma il matrimonio, da cui nasceranno due figli, sarà destinato a durare pochi anni.

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