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Grenoble, distributori automatici di racconti per chi aspetta i mezzi pubblici

L'idea è del sindaco della città francese. I cittadini, in attesa dell'autobus, possono leggere racconti emessi dai distributori automatici presso le fermate

MILANO – Grenoble, l’affascinante cittadina francese delle Alpi francesi spesso criticata per il tasso di criminalità, ora fa notizia per aver portato la cultura in primo piano. Il sito Konbini.com ci racconta la nuova fantastica iniziativa del sindaco della città.

L’IDEA – L’iniziativa, unica nel suo genere, consiste nel far passare più velocemente i tempi di attesa dei cittadini alle fermate dei mezzi pubblici. Come? Installando dei distributori automatici di storie e racconti. Tra l’altro l’iniziativa “combatte” la dipendenza da smartphone che per una volta non sono protagonisti. Una iniziativa che riporta in scena la cultura che si è persa nella nuova società tecnologica.

CHRISTOPHE SIBIEUDE – Il cofondatore della Start-up che si è occupata dell’iniziativa ha dichiarato: “L’idea ci è venuta davanti a un distributore automatico di merendine e bibite. Ci è venuto in mente che avremmo potuto fare la stessa cosa con letteratura popolare di qualità per riempire questi piccoli momenti improduttivi.”

SERVIZIO GRATUITO – Il servizio è totalmente gratuito ed è costruito in modo da riempire i tempi di attesa delle persone a seconda dei casi. Infatti, esistono diversi formati in base al tempo di attesa. Il formato “3 minuti” consiste in uno “scontrino” lungo 60 cm e largo 8 cm con una bella storia da leggere. Per una attesa di 5 minuti, il format è raddoppiato sia in lunghezza che in larghezza. Non è la prima volta che Grenoble finisce sulle prime pagine di tutti i giornali, infatti nel 2014 si era fatta notare per aver eliminato i cartelloni pubblicitari dalle strade. In totale ci sono 8 macchinette distribuite per la città, per lo più per le vie del centro, nei pressi dell’uffici turistici, al Municipio e all’interno di alcune librerie.

 

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14 commenti su “Grenoble, distributori automatici di racconti per chi aspetta i mezzi pubblici”

  1. Non è la prima volta che Grenoble finisce sulle prime pagine di tutti i giornali, infatti nel 2014 si era fatta notare per aver eliminato i cartelloni pubblicitari dalle strade. In totale ci sono 8 macchinette distribuite per la città, per lo più per le vie del centro, nei pressi dell’uffici turistici, al Municipio e all’interno di alcune librerie.

    questa è uno dei tanti aspetti della società a cui ambisco e dovrebbero ambire tutti gli uomini: no dipendenza dalla tecnologia, servizi gratuiti ai fini del benessere collettivo, guerra al bombardamento pubblicitario

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    • I distributori automatici non sono oggetti tecnologici? E se vogliamo dirla tutta anche la scrittura è una tecnologia, e anche la carta.

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      • rispondo in più tranche perchè il box di commenti non mi permette di premere invio per confermare il testo che scrivo. Ritiene sia troppo lungo.

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      • cosa centra questo? non bisogna vedere la tecnologia come il male in sè. Allora cosa facciamo torniamo all’era della pietra?

        Qui stiamo parlando per una volta di progresso (distributore automatico) usato per fare del bene a tutte le persone senza distinzioni e senza il fine di speculare. È tutta un’altra cosa, ed è ammirevole.

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      • Che oggi la tecnologia sia usata per lo più per far del male, irretirci e sfruttarci sempre di più è un dato di fatto, ma non è il mezzo ad essere sbagliato, quanto più il fine!

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      • Idem per la moneta oggi, emessa a debito e prestata ad interesse da gruppi bancari sovranazionali che detengono il potere su tutto e tutti, potere che permette loro di fare guerre, di decidere se distruggere una nazione, se assicurarle le risorse energetiche ecc.

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      • È vero che ancora molto va fatto, e che bisognerebbe cambiare totalmente mentalità e sistema socio-politico-economico ma non per questo dobbiamo gettare fango su delle buone iniziative che per una volta la tecnologia permette di realizzare.

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        • E chi è che getta fango? Io rispondevo al tuo “no alla dipendenza dalla tecnologia”, che se permetti è un obbiettivo alquanto velleitario, dato che già i cacciatori dell’era paleolitica dipendevano da quelle pietre scheggiate, che per quanto primitive ai nostri occhi erano pur sempre una tecnologia. Dipendere dalla tecnologia fa parte della natura umana. Il problema deriva dal dipendere da una tecnologia sulla quale non abbiamo il controllo. La soluzione non è quella di sbraitare contro “le nuove diavolerie”, e commuoversi per delle macchinette dispensatrici di bigliettini che combatterebbero la dipendenza da smartphone (anche perché chi non riesce a distogliere lo sguardo dallo smartphone difficilmente sarà indotto a farlo da un racconto stampato su una specie di scontrino, e tra l’altro i racconti si possono leggere anche su smartphone). Piuttosto bisognerebbe dare più appoggio a movimenti come quello per il free software, e quello per l’hardware open-source, che mirano a produrre tecnologia che sia sotto il controllo degli utenti, anziché essere essa stessa a controllarli.

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          • quando ho detto “no alla tecnologia” intendevo la dipendenza dagli smartphone e tablet vari di cui oggi i giovani soffrano, non in senso lato. ammetto che poteva essere mal interpretata. – condivido l’ultima parte sui free sofware e gli open source hardware. il fatto che delle macchinette non possano sostituire i tablet o gli smartphone è evidente, ma se si comincia a limitarli si dedicherà più attenzione verso altri mezzi, a mio avviso meno dannosi e più utili. uno smartphone oggi giorno non viene usato per leggere storie e racconti e incrementare cultura, ma per lo più per diffondere sciocchezze, riempire la testa di distrazioni ed evitare che la gente prenda coscienza dei vari problemi dato il bombardamento mediatico con notizie bufale e terrorismo psicologico al quale su internet è facile accedere. una macchina dispensa racconti fa solo quello e senza tablet e pubblicità varie in giro “sei obbligato” se vuoi distrarti un po’ a leggere solo quel bigliettino. a mio avviso questo scelta obbligata è meglio del modello sociale sviluppato sulla tecnologia attualmente in uso.

          • Mah. Io lo smartphone ce l’ho da poco più di un anno e ci ho letto due romanzi, ho appreso i fondamenti del tedesco (tramite l’app Duolingo, che ti consiglio) ho seguito corsi online (tramite le app di Udacity e Coursera, che ti consiglio se vai d’accordo con l’inglese), ecc. Dipende da come lo si usa. Considera che chi usa lo smartphone per sciocchezze, non lo metterà certo da parte per leggere il racconto erogato dal distributore. E se in quel momento non ne disponesse per qualsiasi motivo (è scarico, è in assistenza, ecc.), cercherebbe altri modi di distrarsi. Magari andrebbe all’edicola più vicina e si comprerebbe Tuttosport o Donna Moderna, o i loro omologhi francesi.

          • ho capito, ma se ragioniamo così tu dai per scontato che tutti i deficienti di oggi siano irrecuperabili e allora buona notte al secchio. si devono mettere in campo comportamenti correttivi, e non è detto che chi aspetti il pullman e abbia lo smartphone rotto non si incuriosisca e provi a leggere un biglietto di 30 righe! – la maggior parte non usa il telefono per informarsi, al contrario di te o me e altri miei amici per es. (io lo uso per fare ricerche, imparare vocaboli nuovi, informarmi su temi di attualità tramite blog e altri canali alternativi a quelli che divulgano informazioni pilotate). in ogni caso la tecnologia dovrebbe essere usata solo per fare del bene, e non distrarre o rimbecillire come è la stra maggioranza di oggi.

            successe lo stesso con le macchine nel 1800 circa durante la rivoluzione industriale, non lo si fece certo per agevolare l’uomo schiavo nelle terre dei latifondisti e nelle fabbriche, ma per renderlo ancora più sottomesso, e strappargli l’ultimo residuo di potere contrattuale: lo sciopero contro condizioni inumane.

            invece di progettare macchine, venderne l’idea e produrle per farci soldi e schiavizzare gli altri qui a grenoble la tecnologia è stata usata gratuitamente per cercare di indirizzare le persone verso attività culturalmente più proficue che non gingillarsi continuamente con lo smartphone (evitassero di pubblicizzare e rendere così facilmente accessibili video cazzari e giochini online, avrei meno da ridire sui nuovi cel.)

          • mi era sfuggito il consiglia sull’uso delle app Udacity e Coursera) – ti ringrazio. vado d’accordo con l’ingelse 🙂 anche se non sono perfetto. seguivo delle lezioni di fisica del MIT anche se di molti anni fa, su youtube. per l’ingle non avevo avuto grandi problemi, poi c’è sempre la possibilità di riascoltare o i sottotitoli, più che altro era l’argomento trattato che non sempre mi era chiaro 😛

          • ovviamente sono d’accordo anche con l’idea generale del controllo degli utenti, del pubblico. basta rappresentanza e decisioni prese da terzi.