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Giuseppe Lo Bianco, “Conobbi Falcone attraverso la sua ironia”

In occasione dell'anniversario della strage di Capaci, il giornalista Giuseppe Lo Bianco ci spiega l'importanza di una figura come quella di Falcone per la costante lotta contro la mafia

MILANO – Un grandissimo magistrato per la sua competenza tecnico-professionale, ma anche un uomo dalla grande ironia. Era questo Giovanni falcone secondo Giuseppe Lo Bianco, giornalista a cavallo degli anni Ottanta e Novanta del “Giornale di Sicilia” e “L’Ora” di Palermo ed autore di svariati libri che affrontano il tema della mafia. Cronista oggi de “Il fatto quotidiano” e “MicroMega” Lo Bianco ci racconta, in un’intervista esclusiva, l’importanza di una figura come quella del magistrato Giovanni Falcone e l’impatto che ha avuto, il suo operato, sul territorio del Belpaese e, in particolare, nel Mezzogiorno.

 

Che importanza ha rappresentato un personaggio come Falcone per la società italiana e, nello specifico, per la Sicilia?

Giovanni Falcone è stato per la Magistratura italiana una sorta di spartiacque tecnico-culturale,  il promotore di una svolta storica nell’approccio ai problemi giudiziari della mafia. Prima di lui venivano affrontati solo singoli reati in singoli processi, con lui si è avuta una visione più complessiva del fenomeno, una visione associativa. Questo ha costituito una svolta epocale, e il suo contributo, da questo punto di vista tecnico, è spesso sottovalutato perché di lui si ricordano soltanto le sue straordinarie doti da magistrato senza, però, specificare quali fossero. Falcone è stato sì un grandissimo magistrato, ma lo è stato sopratutto per la sua competenza tecnico-professionale.

 

A distanza di 26 anni dalla strage di Capaci, l’opera di Falcone, come quella di Borsellino, hanno prodotto dei risultati tangibili nella lotta contro la mafia in meridione?

A distanza di 26 anni il lavoro di Falcone e di Borsellino ha prodotto risultati più che tangibili, il problema è che c’è ancora tantissimo lavoro da fare, perché la cultura mafiosa è intrinseca al codice genetico di questo Paese, e invece di essersi arrestata o diminuita, in questi 26 anni, purtroppo è andata avanti invadendo le altre regioni ed infiltrandosi nelle varie istituzioni. Dal punto di vista giudiziario i passi in avanti sono stati notevoli, mentre a livello culturale credo che abbia subito fortissimi arretramenti.

 

Secondo lei, nelle regioni in cui c’è maggiore povertà e un basso tasso di scolarizzazione, si potrà mai estirpare il fenomeno mafioso?

Ci sono ancora delle differenze tra Nord e Sud, ed è proprio nel meridione che è più difficile estirpare il cancro mafioso, della Ndrangheta, della Camorra e della Sacra Corona Unita. Bisogna lavorare con costanza  su questi territori e le associazioni anfimafia, quelle vere, quelle sane ed ispirate ai principi reali di legalità, che lavorano in prima linea sul campo, danno il loro onesto e prezioso contributo a quest’estenuante lotta.

 

Avendo conosciuto personalmente Giovanni Falcone, ci può ricordare un aneddoto, a suo parere emblematico, sulla persona del magistrato?

Quando conobbi Giovanni Falcone ero un giovane cronista, all’epoca lui lavorava al Palazzo di Giustizia di Palermo e io per il giornale L’Ora. Lo incontrai al seguito di un mio collega più anziano con cui lavoravo in quel periodo e la prima volta che lo vidi ne scoprii una dose di ironia straordinaria, diciamo che lo conobbi proprio attraverso la sua ironia. Falcone viveva nel suo piccolo bunker al Palazzo di Giustizia insieme a Paolo Borsellino e per accedervi bisognava suonare ad una sorta di citofono accanto una porta blindata. Questo mio collega, che aveva più famigliarità e confidenza con Falcone, dopo aver suonato era solito presentarsi dicendo: “baciamo le mani” e Falcone in quell’occasione rispose: “baciamo i piedi!” aprì la porta e lo vidi sorridente, seduto al tavolo pronto per accoglierci. Quella fu la prima volta che vidi Giovanni Falcone…

 

Quale iniziativa porterà avanti in prima persona per ricordare Giovanni Falcone?

L’Associazione Memorie e Futuro, di cui io faccio parte, ha organizzato un evento ad Alcamo di due giorni per ricordare Giovanni Falcone e due giorni per parlare dello stragismo in Italia. Nella giornata del 21 maggio abbiamo affrontato il tema delle stragi di mafia nel periodo che va dal 1979, quindi da piazza Fontana fino all’omicidio di Pio La Torre nel 1982, mentre, in occasione della giornata di oggi 23 maggio, al Centro Congressi del Cinema Marconi, affronteremo la stagione stragista dal 1991 al 1994 fino alla trattativa Stato-Mafia

 

 

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