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Giovanni Storti, “La corsa è come la catalogna: ti deve piacere”

Il celebre comico insieme al suo amico e compagno di corse Franz Rossi è autore del libro "Niente panico, si continua a correre", presentato a Bookcity

MILANO – La corsa è una metafora di vita, con mille traguardi che col tempo ti rendono più saggio, meno attento al cronometro e più stimolato dai paesaggi e dagli amici con cui corri. Parola di Giovanni Storti, celebre “33,3%” del trio comico Aldo Giovanni e Giacomo, che nel 2008 ha scoperto la passione per la corsa grazie anche all’incontro con Franz Rossi, con il quale forma una coppia affiatata sia durante le corse sia in libreria, arrivando al terzo loro libro “Niente panico, si continua a correre“, presentato a Bookcity. Ecco la loro intervista doppia.

 

Come nasce la vostra coppia di corridori-scrittori?

G.: La mia passione per la corsa nasce una decina di anni fa per caso: in quel periodo ero un po’ sballato, ho incontrato le persone giuste che mi hanno stimolato e così ho iniziato a correre, soprattutto in montagna. Ho quindi incontrato Franz e abbiamo iniziato a correre insieme.

F.: Il nostro incontro è stato casuale, ma da quel momento abbiamo iniziato a correre insieme. All’epoca abitavo a Milano, correvamo in città. Poi col tempo si è sviluppata l’amicizia tra noi e la voglia di raccontare le nostre disavventure podistiche, come abbiamo fatto nei due precedenti libri.

 

Nella vostra esperienza di runner, qual è la corsa più faticosa? Quella che ricordate con più soddisfazione?

G.: Per assurdo, la più faticosa è stata il miglio in pista, una corsa alla morte. Mi sono massacrato per rimanere sotto un certo tempo. Quasi tutti i viaggi ti regalano qualcosa, dall’Islanda all’Etiopia.

F.: Le gare in montagna sono sicuramente le più belle. La più faticosa è stata quando ho voluto fare il record in maratona: sono arrivato veramente stanco, con strascichi portati avanti per settimane.

 

Nel libro emerge un concetto importante: non esiste un’età ideale né per correre, né per smettere di farlo. Cosa cambia allora nel corso degli anni per un corridore?

G.: Cambia, oltre che a livello fisico, anche a livello mentale: lo stimolo diminuisce ed entrano in gioco tanti altri fattori. Si gode di più quello che c’è intorno, l’esperienza con gli amici, si dimentica un po’ il cronometro. Bisogna indirizzarsi su altre piacevolezze se si vuole continuare a correre.

F.: Con l’età si diventa un po’ più saggi, ci si aspetta molto di meno da se stessi e si vive più pienamente ogni esperienza che si fa.

 

Possiamo affermare che la corsa, con le sue varie categorie di corridori e non, rappresenta una metafora di vita?

G.: Come dice Franz, tutto è metafora di vita.

F.: E’ la vita stessa che ha mille arrivi e traguardi da raggiungere, proprio come avviene in una maratona.

 

Per tutti coloro che preferiscono il divano alla corsa, possiamo consigliare di “correre” attraverso la lettura di buoni libri?

G.: Certo. Abbiamo coniato anche un modo di dire: la corsa è come la catalogna: ti deve piacere.

F.: Si. Abbiamo anche degli amici che leggono i nostri libri e poi si vantano delle cose che abbiamo fatto noi.

 

I vostri prossimi impegni professionali?

G.: Il trio sta scrivendo un film, uscirà molto probabilmente alla fine del 2019.

F.: Sono a metà di un trasferimento da Milano alla Valle d’Aosta, sto ancora cercando il mio equilibrio. Vivo alla giornata.

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