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Giovanni Falcone, il ricordo di Antonio Calabrò

Facile, di lui, ricordare la competenza giuridica, il senso profondo delle istituzioni, l'intelligenza investigativa. Dire dello scrupolo e della pazienza. Insistere sul rigore nel cercare di trovare, per ogni accusa, un riscontro, un documento, una prova...

Facile, di lui, ricordare la competenza giuridica, il senso profondo delle istituzioni, l’intelligenza investigativa. Dire dello scrupolo e della pazienza. Insistere sul rigore nel cercare di trovare, per ogni accusa, un riscontro, un documento, una prova. Parlare insomma del giudice. Facile, eppur rispondente a verità. Cronache di anni e anni e ricostruzioni storiche accurate ne offrono inappuntabili testimonianze.

Facile, ancora, sottolineare il coraggio, mai temerario, peraltro. E la lucida consapevolezza del dovere da compiere, sapendo il carico dei prezzi da pagare e l’inevitabilità della responsabilità delle scelte, una dimensione etica di profondissima umanità.  Interviste, dichiarazioni, pagine di libri ne offrono peraltro ampia ed esemplare documentazione.

Meglio, semmai, soffermarsi, “in memoriam”, su un sorriso. Gentile, spesso. E profondamente ironico. Il sorriso di chi sa bene che le cose vanno prese sul serio, ma senza mai cedere alla retorica. Senza, insomma, palermitanamente, “traggediare”.

Ecco il punto migliore del ricordo. L’ironia. Coscienza di una passione dalla quale prendere criticamente distanza. Misura della vita. Scelta di stile. Che smonta l’arroganza mafiosa e la prosopopea del potere impunito. E rivela l’attitudine di chi sa ascoltare, capire, reggere il confronto (anche quando è scontro duro), affermare senza saccenza il proprio punto di vista e d’impegno e poi riportare tutto a misura d’umanità. L’ironia di una gran bella persona.

 

Antonio Calabrò

 

23 marzo 2013

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