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Giancarlo Giuliani, ”Al centro del nostro blog è sempre il lettore, al di fuori delle logiche commerciali”

Un blog può scegliere se essere simile a una testata giornalistica oppure, non avendo una vocazione commerciale, mantenere una condizione di indipendenza nel fare informazione. È quanto afferma Giancarlo Giuliani, ideatore e direttore di “Chi mi consiglia un libro?”: il suo blog, nato con il progetto di dare voce ai lettori, sceglie l’indipendenza...

Il direttore e ideatore del blog “Chi mi consiglia un libro?” parla del suo progetto redazionale, delle potenzialità della rete per creare un dibattito culturale democratico e del panorama letterario italiano

 

MILANO – Un blog può scegliere se essere simile a una testata giornalistica oppure, non avendo una vocazione commerciale, mantenere una condizione di indipendenza nel fare informazione. È quanto afferma Giancarlo Giuliani, ideatore e direttore di “Chi mi consiglia un libro?”: il suo blog, nato con il progetto di dare voce ai lettori, sceglie l’indipendenza.

 

Ci può illustrare il progetto redazionale che guida il blog “Chi mi consiglia un libro?”?

La nostra visione, un po’ copernicana, prevede che al centro di tutto ci sia sempre il lettore, ovvero chi pone la domanda “chi mi consiglia un libro?” e chi risponde alla stessa condividendo i propri consigli. Tutti i servizi che proponiamo oggi e che introdurremo in futuro sono volti ad amplificare tale concetto. Dare voce al lettore significa per noi mantenerci in una condizione di sostanziale indipendenza e fuori delle logiche commerciali, che spesso guidano l’informazione libraria. Vogliamo offrire la prospettiva di ciò che piace davvero ai lettori e non di ciò che “deve” piacere in quanto posto in evidenza sugli scaffali di una libreria o nelle prime pagine di un giornale.

 

Da dove nasce l’idea e qual è il bilancio del primo anno di attività?

Tutto nasce dall’intuizione casuale di un giorno. Era un po’ di tempo che tentavo di creare un gruppo su Facebook. Ma nessuno dei tentativi riusciva a sfondare. Poi un giorno ho pensato: cos’è che mi piace fare di più nella vita? Scrivere senz’altro, e ovviamente leggere. E così giocando con le parole è saltato fuori il titolo, che in sé  contiene tutto: il progetto e l’anima stessa del progetto. Dopo il successo della pagina è divenuto automatico creare il portale.
Il bilancio non può che essere positivo, per la numerosità dei lettori che ci seguono, per la partecipazione attiva degli autori, di coloro che si cimentano con proprie recensioni, e della collaborazione attiva con diverse realtà editoriali. Abbiamo una newsletter molto nutrita, un sistema automatico di produzione delle classifiche dei libri più amati dai lettori – uno dei pochi esempi in Italia -, un social game “Chimibook”, che si basa sui consigli dei lettori e tante rubriche che crescono giorno per giorno. Abbiamo poi tante altre idee in corso di realizzazione… perciò seguiteci!

 

Dall’osservatorio del blog, secondo lei gli strumenti messi a disposizione dalla rete sono davvero utili a suscitare un interesse e un dibattito attorno alla cultura?

Il social network è per definizione luogo d’incontro e di condivisione delle idee. Dunque si presta benissimo a strumento di dibattito culturale democratico. Come già detto, se un’idea o un contenuto riesce ad affermarsi in un social network, significa che nel messaggio c’è qualcosa di valido, e un milione, dieci milioni, cento milioni di  menti sono lo strumento democratico ed efficiente per far sì che tutto ciò che è buono venga premiato.

 

Quali sono i vantaggi – e le insidie – dei blog letterari rispetto alla critica che si esercita sulle testate giornalistiche?

Molto dipende dal singolo blog, che può avere un dna simile a quello della testata giornalistica, oppure, magari non avendo vocazione commerciale, riesce a mantenere una condizione di indipendenza nel fare informazione. Ma più che il singolo blog, guarderei il fenomeno dall’alto e il grande lavoro che viene svolto dalle migliaia di blog del panorama italiano: l’opinione di chi legge non può che nascere e svilupparsi attraverso un percorso di ricerca che passi da un sito all’altro. Direi che la forza dei blog stia proprio nella possibilità di accedere a un numero incredibile di fonti di informazione.

 

I giornalisti tendono a criticare l’idea che i blog possano costituire uno strumento di cultura – il mondo del web è troppo vasto e privo di punti di riferimento, chiunque può scrivere, senza che sia garantita la sua competenza riguardo alla materia che tratta. Può illustrarci il suo, immagino diverso, punto di vista in merito?

Certamente esiste un problema di competenza. Ma oggi è un problema che riguarda l’Italia in generale. Riguarda chi dice di essere idraulico perché ha aggiustato un solo tubo, chi si sente leader per via del solo contratto di dirigente, chi è esperto di calcio perché conosce la regola del fuorigioco. È un po’ l’immagine della nostra decadenza. Sono in pochi quelli che fanno davvero bene il proprio lavoro, perché sono in pochi quelli che lo amano davvero e non lo fanno esclusivamente per soldi. Alla fine, però, penso che a essere premiato sia il buon lavoro svolto dai tanti blog competenti e seri.

 

Come giudica il panorama editoriale italiano oggi?

La situazione è piuttosto ben delineata. Forse un po’ noiosa e statica. Esistono poche “grandi” realtà editoriali, con cataloghi definiti e rigidi, spesso poco adatti a ospitare premi Nobel e molto esterofili. Poi esistono centinaia di piccoli editori divisi in due categorie: quelli che tentano davvero di fare letteratura – spesso riuscendo a pescare qualche premio Nobel o qualche grande futuro scrittore, – e quelli che erogano servizi a pagamento ai nuovi autori, che non commento nemmeno. Sono pochi gli editori che hanno la vocazione romantica a rendere il panorama letterariamente interessante. Per il futuro mi auguro che questo numero torni a salire, magari con l’aiuto  dei nuovi standard digitali, gli ebook e le app per smartphone su tutti.

 

13 dicembre 2012

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