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“Il posto che ho scelto”, il libro di Tonia Bardellino in un dialogo poetico con Franco Califano

Il libro di poesie "Il posto che ho scelto" di Tonia Bardellino è un eterno dialogo poetico per onorare la memoria di Franco Califano.

Marzo è il mese dedicato alla poesia, “merce inconsumabile” come diceva Pier Paolo Pasolini, e oggi ricorre l’undicesimo anniversario dalla morte del Poeta Franco Califano, all’anagrafe Francesco.

Poeta fuori dal tempo, non si è mai omologato andando spesso contromano rispetto alla conformità sociale, senza quindi cadere prigioniero nel pensiero della manipolazione di massa, non arretrando mai di un passo e facendo della sua diversità una conquista di Libertà.

“La gente gridava che io ero il Califfo, ero melodia e versi, parole e canzoni, e sarei sempre stato il loro poeta, al di là della mia vita privata di uomo comune. Io volto pagina e cammino.”

Franco Califano lo ricordiamo, libero e anarchicamente fuori contesto, con il libro di poesie dal titolo “Il posto che ho scelto“, scritto dalla sensibile e ardente penna di Tonia Bardellino, edito da L’Erudita e prefato da Vittorio Sgarbi: «Tonia è emozione, l’origine inevitabile di ogni parola che avvolge un concetto e lo restituisce come una carezza.»

Riconosce quindi in lei la capacità poetica e il temperamento proprio delle persone libere, che non imprigioneranno mai, caratteristica questa anche della poesia intesa come canto di libertà.

Per Sgarbi, in Tonia, risuonano gli echi di importantissimi scrittori che hanno fatto la storia della letteratura internazionale come Costantinos Kavafis, di Sandro Penna, di Blaise Cendrars e perfino di Walt Withmam.

Il posto che ho scelto

Sinossi del libro 

Il libro scritto con le mani del cuore, è da parte della Bardellino, un’autentica e importante consegna, al pubblico, di un ricordo umano di Franco Califano.

Una restituzione di sé che probabilmente avrebbe voluto e forse si aspettava da chi non l’ha conosciuto con uno sguardo di superficie ma ha navigato nel solipsismo di un temperamento fuori dagli schemi e indomito.

Il libro, infatti, non è soltanto la promessa inconsumabile d’amore eterno che imprime con l’inchiostro, con l’intima purezza al sentimento più alto della vita: l’Amore, ma è anche il rifugio poetico per tutti quei rari cuori di anime ribelli e impetuose che respirano ed eternamente vivono in chi ha saputo amarle nella loro inarrestabile e non barattabile Libertà.

Della sua vita priva di mezze misure  passata anche attraverso la sofferenza e il dolore, perché l’esperienza  è maestra per tutti e anche la scienza procede per tentativi ed errori, Franco Califano ha fatto dei momenti di turbolenza emotiva il rafforzamento e la potenza della sua poesia perché, come diceva: “è lì, al freddo, che si compiono le rivoluzioni.”

La Bardellino lancia le parole poetiche, con la rara sicurezza e fermezza di chi, nella propria esistenza, ha guardato negli occhi l’Amore, affidandole alla brezza marina affinché le faccia arrivare all’orecchio di Franco Califano, certa che le stia aspettando a braccia tese.

Impronte digitali sulla stessa carta sono quelle che troviamo nel libro “Il posto che ho scelto” che si apre nella prima sezione con le poesie e nella seconda sezione con un accenno riservato dell’amore di Franco Califano per la scrittrice.

Nel libro troviamo toni leggermente malinconici, ma carichi di amore, che si susseguono verso dopo verso, pagina dopo pagina. Poesie quasi come sospiri, parole appena sussurrate di ricordi, di desideri e vecchie emozioni. Versi delicati, che sfiorano, quasi carezzevoli. Sono queste le atmosfere delle poesie di Tonia Bardellino, che con la forza di una piuma evoca mondi ed emozioni.

Solo qualche leggera digressione viene concessa dall’autrice, anche con richiami a Roma che ci portano all’interno della città eterna, soprattutto grazie alle dolci lettere di Franco Califano, riportate nella seconda parte, che toccano corde delicate, con la sua voce inconfondibile.

Intervista a Tonia Bardellino

Abbiamo, negli anni, letto e sentito tanto su Franco Califano ma solo lei ha scelto la parola poetica per tornare all’essenza del Poeta quasi in un eterno dialogo. Cosa l’ha mossa nello scegliere il linguaggio poetico nel suo “il posto che ho scelto”?

Non ho scelto in realtà nessun linguaggio specifico per raccontare Franco. Senza chiedere permesso, la poesia (come l’ha definita in primis Sgarbi) o meglio un susseguirsi disordinato di stati d’animo (come li definisco io) ha dato inconsciamente, irrefrenabilmente, voce alla profondità dei miei pensieri e sentimenti.

Il posto che ho scelto, nasce anzi dalla personale percezione di “non poter” scrivere qualcosa su Califano, salvo confezionare l’ennesima storia di luoghi comuni (donnaiolo, con vita sregolata e passato da ripulire) e aneddoti triti e ritriti.

Ho lasciato quindi che la “poesia” ricordasse l’uomo, Franco, il Poeta presente nella sua intima purezza, il cantautore raccoglitore di sentimenti universali. Scrivere dei versi ha significato anche provare a non trasfigurare la sua storia senza oltretutto nessuna possibilità di replica da parte dell’interessato.

La poesia mi è parso il modo più rispettoso per perpetuare il suo ricordo cercando di affrancarmi anche dai non pochi  che dopo la sua morte hanno affermato di conoscerlo da tempo immemore senza magari averlo mai neppure incontrato.

Tonia Bardellino
Tonia Bardellino

Cosa ha ispirato il titolo del suo libro “Il posto che ho scelto”?

Il titolo è il frammento di una poesia presente all’interno del libro e, rappresenta, innanzitutto idealmente, simbolicamente il posto che auguro da sempre a me stessa e a ogni essere umano.

Ognuno di noi (o quasi)  – ride – credo difatti meriti di trovare quel luogo dove è possibile vivere con autenticità , libertà, creatività ed equilibrio con se stessi e gli altri.

Poi aggiunge: – Di fatto “Il posto che ho scelto” è il trasferimento di due persone, due “bastardi venuti dal sud” nella Città Eterna. Una città che ci ha maternamente accolti e scoperto.
Una corrispondenza di sensi, un legame profondo tessuto nell’intimità di due anime per molti aspetti simili.

Roma quindi è la “Roma nuda” di Franco ma ancone quella che narro: la Roma orfana della sua presenza e alla quale, in una sorta di sublimazione, siamo entrambi eternamente grati.

Qual è la poesia che ha scritto, e che possiamo trovare nel suo libro, che più la fa sentire idealmente vicina a Franco Califano?

Lo sono in modo diverso tutte. Un impetuoso tsunami di versi nel quale mi ritrovo e lo ritrovo. Una terapia di certo la scrittura, per me necessaria e salvifica per elaborare la sua dolorosa perdita.

Ci sono poi di fatto tra le righe del mio libro dei richiami a dei lemmi come “vodka”, “acqua tonica” piuttosto che “Tac” che riprendo dalle sue canzoni e con le quali voglio riportarlo nella mia dimensione di scrittura, per poi ricollegarmi, quasi afferrandogli la mano nella seconda parte del testo, attraverso l’inserimento di piccoli intermezzi di lettere a me dedicate da Franco, mantenendo però il valore, la riservatezza e la cura nella custodia protettrice che merita ogni autentico sentimento.

Cos’è per lei, invece, la poesia? 

Le rispondo con una citazione del poeta greco Bacchilide: “Se amiamo la poesia è perché l’abbiamo trovata in qualcun altro” e io certamente l’ho trovata in Franco.

In tutto quello che ho scritto c’è lui, la sua “assenza ingombrante” anche quando mi avvicino a temi universali , che sono tipicamente suoi come la malinconia, la noia, la solitudine , la passione esplosiva, l’amore fragile; connotati inevitabili poi di ogni esperienza umana.

Qual è la canzone di Franco Califano che ascoltandola sembra che le stia parlando e qual è quella che lo rappresenta a pieno titolo? 

La canzone che rappresenta a pieno la sua filosofia esistenziale è certamente “Tutto il resto è noia”. Quella che ascolto di meno è proprio “Tutto il resto è noia” forse perché appartiene troppo al suo pubblico  e questo  me lo fa sentire contraddittoriamente , paradossalmente meno vicino.

La mia preferenza è rivolta a i testi più desueti tipo: “Canzone Và“, Quando comincia La notte, il lupo bianco  o “Attimi”, a cui sono particolarmente legata perché fu la canzone di apertura del mio primo concerto da spettatrice.

Dalla sua autobiografia leggiamo un rapporto conflittuale con la noia, fino ad augurarsi di trovare il coraggio di affrontarla. Desiderio arricchito con la sua profonda riflessione: “la noia è un’espressione che non impoverisce ma dà dignità e pienezza anche alla vita di coppia.” Quali fattori hanno determinato, presumibilmente, questo cambio di rotta? Figlio del tempo o di giusti incontri?

Non credo sia un cambio di rotta ma semplicemente un modo più consapevole e maturo di vivere la vita di Coppia.

Da un lato un po’ tutti credo ci vogliamo sentire liberi e, contestualmente, affrancati da tante gabbie sociali e dall’altro abbiamo l’aspirazione e forse anche un po’ l’illusione di appartenere a qualcuno per sempre.

Franco, come ognuno di noi, penso che oscillasse tra questi due stati d’animo, che venivano esaltati, amplificati e /o sminuiti a seconda delle fasi della sua vita, per poi giungere alla consapevolezza, nella fase di completamento della sua esistenza, della noia come risorsa, se ovviamente condivisa con la persona giusta.

Anche  lui si auspicava di riposare dopo aver “rivoluzionato mezzo monno“ scoprendo certe emozioni un tempo temuti , come fattori protettivi della relazione.

La distanza” giusta “  ad esempio secondo la visione “Califfa” sarebbe  uno tra gli altri elementi indispensabili alla coppia  per tentare di  ovviare l’ epilogo infausto dell’amore descritto perfettamente non solo in “Tutto il resto è noia”.

Un assunto diventato alla nascita  profetico e oggi in una società dove abbondano le crisi esistenziali fortemente attuale. Franco può essere considerato a tutti gli effetti un poeta esistenzialista anticipatore di  temi e tempi. In tanti ci rispecchiano nel vissuto emotivo delle sue canzoni e vorremmo aver vissuto almeno un po’ la “sua dolce vita”.

Vogliamo, quindi, quella “libertà che ho nelle vene, libertà che mi appartiene, libertà che è libertà”, bramiamo quella coerenza di pensiero e agito che nel bene e nel male lo ha caratterizzato  fino al capolinea.
Califano è stato quello che ha detto, raccontato e cantato con una sensibilità rara e una fragilità mascherata in energia vitale e trasgressione.

È poi riuscito ad accompagnarlo sino al “capolinea” come si evince nella sua biografia?

Pare di sì – sorride – e Franco lo racconta bene nel capitolo intitolato “Tonia” che mi dedica nella sua autobiografia “Califano senza manette”. Lì scrive e ancor prima vive la completezza di un’ intimità durata evidentemente piu di “n’po de settimane”- afferma ridendo.

Qual è il ricordo o l’elemento più profondo che la lega a lui?

Sono una vita di ricordi che mi portano dalla mia infanzia a questa intervista quindi un frammento non riesco a farlo emergere anche un po’ volutamente per non  banalizzare un sentimento nella compulsiva e spesso malsana condivisione  di tutto, come “modernità “purtroppo troppo spesso impone.

Quello che di Franco   mi torna  alla mente di sovente  è  di certo la tenerezza   che celava  ai più e l’orgoglio che provava per la mia carriera universitaria e per quella mia “dolcissima caparbietà” ( come la definiva lui) di voler “scegliere il mio posto” nel mondo.

Esistono   affinità che vanno oltre  definizioni riconosciute e convenzionali  , prossimità di sensi che superano la morte anche attraverso  la scrittura.

Scrivere un libro del resto è un modo per restare per sempre nella memoria collettiva e valicare la finitezza umana e temporale. “Il posto che ho scelto” aveva questa finalità ma soprattutto quella di onorare  la  memoria di un immenso Poeta.

L’autrice

Tonia Bardellino è laureata in Sociologia, Psicologia e Criminologia. Attualmente svolge la professione di psicologa, criminologa e docente universitaria.

Ha pubblicato: Madri assassine (Imprimatur Editore, 2015), Società fusa (Runa Editrice, 2016), La vita è negoziare (Historica Edizioni, 2019).

Ha fin da piccolissima la passione per la scrittura. “Il posto che ho scelto” è la sua prima raccolta di poesie.

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