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Francesco Costa, ”Sono un narratore in ogni fibra del mio essere, mi racconto storie perfino mentre dormo”

Francesco Costa, scrittore e sceneggiatore, è autore, fra l’altro, del romanzo L’imbroglio nel lenzuolo, dal quale è stato tratto l’omonimo film...

Francesco Costa, scrittore e sceneggiatore, è autore, fra l’altro, del romanzo L’imbroglio nel lenzuolo, dal quale è stato tratto l’omonimo film.

 

Francesco dalle molte scritture diverse, a quale di esse sei arrivato per prima? Hai scritto sceneggiature per il cinema, narrativa, romanzi per ragazzi. Quella di cambiare registro è un’esigenza tua, un modo per esprimere parti diverse di te, o in un mondo in cui è difficile emergere diversificarsi aiuta a non scomparire?

Ho iniziato come sceneggiatore cinematografico e, prima di approdare al romanzo, ho scritto fumetti, fotoromanzi, radiodrammi e racconti. Sono un narratore in ogni fibra del mio essere, mi racconto storie perfino mentre dormo, e scrivere su diversi registri è una sfida che lancio a me stesso per poter acquistare sicurezza nelle mie capacità e sentirmi confortato dalla certezza di avere un mestiere in mano, ma è anche vero che possedere un tipo di talento, come dire, ‘multimediale’ aiuta a sbarcare il lunario e a farsi notare in un mercato sovraffollato e sempre più inquinato. 

 

Il tema del rapporto fra cinema e letteratura è affascinante. Tu non solo hai scritto la sceneggiatura di molti film, ma hai anche scritto un romanzo, L’imbroglio nel lenzuolo, che è diventato un film di Alfonso Arau. È stato emozionante vedere i tuoi personaggi sullo schermo? Assomigliavano a quelli che ti raffiguravi tu mentre li creavi?

In realtà sono due i film tratti da miei romanzi: il primo è La volpe a tre zampe, l’opera prima di un regista napoletano, Sandro Dionisio, con un ricco cast che comprende, fra gli altri, l’attrice australiana Miranda Otto (apparsa nel mitico Il signore degli anelli, e in film di Steven Spielberg, Robert Zemeckis e Terrence Malick), il secondo è L’imbroglio nel lenzuolo di Alfonso Arau, a sua volta interpretato da molti attori famosi fra cui Maria Grazia Cucinotta, Anne Parillaud (la leggendaria Nikita di Luc Besson), Geraldine Chaplin e Primo Reggiani. Era emozionante inoltrarsi sul set di questi film e riconoscere negli attori i personaggi che, prima di acquistare concretezza sulla pagina scritta o sullo schermo, erano semplici ectoplasmi partoriti dalla mia fantasia. Anne Parillaud, in particolare, era esattamente, e in ogni dettaglio, la scrittrice torinese, Beatrice, che avevo descritto nel romanzo. Mi faceva impressione vederla muoversi davanti alla macchina da presa con indosso i ricchi costumi del 1905, anno in cui si svolge la vicenda del mio romanzo. Per uno scrittore è un privilegio che lo ripaga di parecchie delusioni.

 

Cosa legge Francesco Costa? Quali autori, quali opere hanno accompagnato la tua formazione?

Adoro il noir, e così mi sono formato sui romanzi di Raymond Chandler, Agatha Christie, Dashiell Hammett, E. T. A. Hoffmann, Henry James e con il passare del tempo ho scoperto e amato Virginia Woolf, Katherine Mansfield, Karen Blixen, mi piace come scrivono le donne, ma impazzisco letteralmente anche per quelle opere che affiorano dal buio dei millenni come Satyricon di Petronio Arbitro e L’asino d’oro di Lucio Apuleio. A teatro, in cima a tutti, William Shakespeare e Carlo Goldoni che mi fanno volare via di qui per nebbie e boscaglie fino a regioni di sogno. Per piacermi, un libro deve strapparmi alla mia quotidianità, trasportarmi in un mondo lontano, mentre invece oggi molti scrittori pensano che parlare dei cavoli loro equivale a fare letteratura.

 

Che tipo di scrittore sei? Scrivi tutti i giorni, sempre alla stessa ora? Scrivi quando ne hai voglia? Covi a lungo un’idea prima di metterla su carta? Prendi appunti e poi parti dalla materia informe per abbozzare e sviluppare la trama?

Scrivo tutti i giorni per ore e ore. Quando un libro è alla fine, divento un invasato e lavoro anche di notte. Ho in testa la trama di almeno cinque romanzi e, mentre vivo e viaggio e amo, aggiungo ora all’una e ora all’altra nuovi dettagli, ulteriori colpi di scena, soluzioni per un finale. Poi mi sveglio un bel mattino e mi dico: ‘Ecco! Questo qui è pronto per essere raccontato, è maturo per diventare un libro’ E così mi metto al lavoro, alternando però la scrittura di romanzi a quella di sceneggiature per il cinema.

 

Fasti e nefasti dell’editoria italiana, in due battute?

Non ho un buon ricordo di nessuno dei tanti editori con i quali ho lavorato.

 

A cosa stai lavorando adesso?

Sto ultimando una raccolta di racconti per un piccolo editore napoletano, Iemme, che ho intitolato Napoli appesa a un filo e sono in attesa che esca il mio nuovo romanzo, un noir dal titolo Orrore vesuviano, che uscirà in primavera per Bompiani. Ambientato in un paesino dell’area vesuviana in cui non si contano i soprusi e i delitti, inizia con toni esilaranti e si conclude in modo terrificante. Ne sono molto soddisfatto.

 

Grazie, Francesco, per il tuo tempo e le tue risposte.

Grazie a te.

Rosalia Messina

18 ottobre 2014

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