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“Folle d’amore”, 5 libri da leggere se ti è piaciuto il film su Alda Merini

Se ti è piaciuto "Folle d'amore", il film di Roberto Faenza dedicato ad Alda Merini, sicuramente apprezzerai uno di questi 5 libri.

 

Qualcuno volò sul nido del cuculo” di Ken Kesey

“Folle d’amore” prende in esame soprattutto la parte di vita in cui Alda Merini sperimenta la reclusione in manicomio. Per questa ragione, fra i libri che ti suggeriamo non può mancare lo straziante ma necessario “Qualcuno volò sul nido del cuculo”.

Nel reparto di un ospedale psichiatrico dell’Oregon, malati inguaribili sono segregati tra pareti impietose e diretti con pugno di ferro da Miss Ratched, la “Grande Infermiera”.

Tutti ne sono succubi. Ma un giorno arriva McMurphy, un irlandese cocciuto, spavaldo, allegro e ribelle. Con l’aiuto di Bromden, risveglierà i pazienti ormai avviliti dalle “terapie” e riuscirà a portare una ventata di umanità e di calore…

Un grande Kesey, le cui pagine, di volta in volta satiriche e burlesche, tragiche e terribili, lasciano un segno profondo e suonano come una denuncia tremenda e necessaria.

Se invece di “Folle d’amore” ti ha colpito l’ambientazione milanese, ti suggeriamo di leggere “Un’educazione milanese” di Alberto Rollo.

Questa è una ricognizione autobiografica ed è il racconto della città che l’ha ispirata. Si entra nella storia dagli anni Cinquanta: l’infanzia nei nuovi quartieri periferici, con le paterne “lezioni di cultura operaia”, le materne divagazioni sulla magia del lavoro sartoriale, la famiglia comunista e quella cattolica, le ascendenze lombarde e quelle leccesi, le gite in tram, le gite in moto, la morte di John F. Kennedy e quella di papa Giovanni, Rocco e i suoi fratelli, l’oratorio, il cinema, i giochi, le amicizie adolescenziali e i primi amori fra scali merci e recinti incustoditi.

E si procede con lo scatto della giovinezza, accanto l’amico maestro di vita e di visioni, sullo sfondo le grandi lotte operaie, la vitalità dei gruppi extraparlamentari, il sognante melting pot sociale di una generazione che voleva “occhi diversi”.

A questa formazione si mescola la percezione dell’oggi, il prosciugamento della città industriale, i progetti urbanistici per una Grande Milano, le trasformazioni dello skyline, il trionfo della capitale della moda e degli archistar.

Tutte le poesie” di Sylvia Plath

C’è stata un’autrice che per profondità, sensibilità e vissuto personale assomiglia molto alla protagonista di “Folle d’amore”. Stiamo parlando dell’eclettica Sylvia Plath, di cui ti consigliamo le splendide poesie.

Sylvia Plath, voce tra le più potenti e limpide della letteratura americana, dopo la tragica morte divenne rapidamente e a lungo rimase un simbolo delle rivendicazioni femministe. Educata ai rigidi valori della società statunitense, nella sua breve vita la Plath riuscì a coniugare potenza espressiva e realizzazione estrema di sé, evadendo dalle sbarre imposte dalla condizione di “moglie” e trovando proprio in questo tentativo di superamento la suprema forza creativa.

Il mio anno di riposo e oblio” di Ottessa Mosfegh
“Folle d’amore” racconta di malattia, di cura, di sonno e di veglia. Non poteva mancare fra i libri consigliati a chi ha amato il film dell’autrice folle d’amore “Il mio anno di riposo e oblio”.
L’esperimento di “ibernazione” narcotica di una giovane donna, aiutata e incoraggiata da una delle peggiori psichiatre della storia. New York, all’alba del nuovo millennio. La protagonista gode di molti privilegi, almeno in apparenza. È giovane, magra, carina, da poco laureata alla Columbia e vive, grazie a un’eredità, in un appartamento nell’Upper East Side di Manhattan.
Ma c’è qualcosa che le manca, c’è un vuoto nella sua vita che non è semplicemente legato alla prematura perdita dei genitori o al modo in cui la tratta il fidanzato che lavora a Wall Street.
Dall’Inferno” di Giorgio Manganelli

Infine, ti segnaliamo un libro utile a conoscere uno degli attori principali della storia di Alda Merini, il cui influsso è visibile anche in  “Folle d’amore”: Giorgio Manganelli. Fra i libri che ti suggeriamo non poteva mancare uno dei suoi pittoreschi, bizzarri titoli.

Insieme incuriosito e angosciato dalla supposizione di essere morto («per estenuazione» o «per un cedimento dell’anima»), il consueto, metamorfico Soggetto dei libri di Manganelli si trova questa volta nel luogo estremo per definizione: in un inferno o meglio in un aldilà dai tratti sfuggenti e contraddittori, un universo dal «tepore malato e torbido» ove un frastornante alternarsi di tenebre assolute e di luci gelide da sala operatoria riveste il laborioso, incessante trasmutarsi di città inospitali e di spazi indecrittabili.

 
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