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“Fiori sopra l’inferno” un thriller in bilico fra terra candida e abissi d’ombre

Cristalli di neve fra le ciglia immobili.

Fiato che si spezza in lame in gelo conficcate nella gola.

Orme che affondano nella neve candida che diventa rosa dove il sangue si libera.

Nelle Dolomiti friulane la vita è una sfida che rinvigorisce e ogni giorno ricompensa.

Fiori sopra l’inferno di Ilaria Tuti, edito da Longanesi nel 2018, è un thriller psicologico in cui protagonista è la foresta, intesa come un organismo unico in grado di percepire emozioni, di attuare strategie di difesa e, all’occorrenza, se minacciata, di uccidere.

Il commissario Teresa Battaglia, sessantenne dal passato tormentato e dal presente minato da una malattia, dovrà entrare in empatia con lo spirito sacro della natura per poter risolvere un caso davvero drammatico nel paesino di Travenì, dove un assassino seriale vendica chi non rispetta i “cuccioli”.

La narrazione scivola sul ghiaccio e ci tiene in bilico fra la terra e l’abisso della montagna: le vittime sono carnefici e viceversa; ciò che sembra non è ciò che è; il passato risorge in un macabro presente.

La caratterizzazione dei numerosi personaggi, foresta inclusa, è decisamente convincente e Ilaria Tuti dosa sapientemente tensione, orrore, tenerezza, suspance, ironia e sagacia.

Sotto i fiori, sotto la realtà superficiale delle cose del quotidiano, c’è altro, ossia il mondo ombroso che pochi possono vedere, perché si nasconde al riparo dalla finta perfezione.

Eppure, quei fiori sono la testimonianza della forza della vita, del bucare la terra per sprigionare il seme della bellezza e del riscoprirsi bambini, petali rosei figli di una storia e di una Storia di ingiustizie, pronti a diventare Uomini nell’accezione più completa.

Tre cose ci sono rimaste del paradiso: le stelle, i fiori e i bambini.” citazione anonima attribuita a Dante Alighieri

Emma Fenu

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