Christian Bergamo, scrittore e ideatore della pagina “Quasi Padre”, riesce a raccontare la paternità in maniera del tutto inedita. Dopo il successo – inizialmente anonimo- dei suoi post su Facebook, Christian ha pubblicato un libro per Longanesi, con l’omonimo titolo della pagina.
Qui lo abbiamo intervistato sul nostro account Instagram e oggi, in vista della festa del papà, gli abbiamo posto alcune nuove domande. Con la sua spiccata sensibilità, Christian riesce a parlare al cuore degli uomini e delle donne.
“Quasi padre” e la voglia di raccontarsi
La festa del papà sta arrivando e chi, meglio di Christian Bergamo, poteva rispondere ad alcune nostre domande? Un’intervista che ci fa riflettere su quello che, oggi soprattutto, significa essere padre. Le sue risposte, acute, intense, ci portano ad avere una visione inedita di questo mondo – forse- un po’ sottovalutato. Qui la sua pagina Facebook nella quale si racconta da 3 anni.
“Un papà nasce prima di prendere in braccio suo figlio”
La cosa più sottovalutata della paternità?
La gravidanza.
Si parla di papà solo quando si tiene in braccio un figlio.
Un papà nasce molto prima ma quella è una sua scelta.
[su_posts id=”22420″]
Essere un padre durante una pandemia come è? Cosa è cambiato?
Diventi un padre che non avresti pensato di essere, talvolta te ne fai addirittura una colpa poi però ti guardi intorno e cerchi di farti forza. Non avresti mai raccontato, per esempio, tutte queste bugie, inventando una realtà che non esiste. Non avresti mai portato il malessere in casa, non lo avresti mai privato di alcuni sprazzi di felicità. Saresti stato diverso se il mondo non fosse cambiato così.
[su_posts id=”118350″]
È tempo di abbattere gli stereotipi?
Gli stereotipi sono paletti, servono a delimitare il territorio. C’è chi li abbatte, chi li salta, chi ci sbatte contro, chi ci gira intorno. A me piace guardarli, e ognuno poi ci fa quello che vuole. Abbatterli tutti forse farebbe perdere l’orientamento a molti.
[su_posts id=”99839″]
Quali sono le paure che non devono essere paure?
Le paure sono un’opportunità se vengono vissute. Ti devono scuotere, stritolare, soffocare, per poterle riconoscere come tali. Io avevo paura delle mie emozioni, poi ho capito che sono state la mia salvezza.
[su_posts id=”110901″]
Perché il tuo libro dovrebbe essere letto da un uomo e perché da una donna.
Da un uomo per non sentirsi solo, da una donna per capire di non essere sola. Sembrano due prospettive simili, in realtà non lo sono. La gravidanza è un percorso di due solitudini diverse, una rintanata all’angolo timoroso di disturbare, l’altra di corsa verso l’obiettivo, convinta che sia tutto nelle sue mani. E non c’entra niente l’amore, ci si ama anche lasciandosi lo spazio necessario. C’entra il fatto di essere due individualità alle prese con l’atto più altruistico di sempre: fare spazio a una terza oscurando la propria.
[su_posts id=”6924″]
Secondo te, nella letteratura, perché si è dato poco spazio alla paternità rispetto al percorso della maternità?
Perché forse non ce lo siamo ritagliati, lo spazio necessario. Era un argomento su cui l’uomo ha sempre stentato a dire la sua, adesso vedo che non è più così, ed è un piacere immenso ascoltare voci maschili.
[su_posts id=”118390″]
3 cose che vorresti dire a tuo figlio attraverso il tuo libro.
Tuo padre se ride sempre non significa che non soffre.
I tuoi genitori sono stati felici anche prima di te, ma adesso lo sono in maniera diversa.
Leggi il mio libro, certo, ma leggine anche tantissimi altri, è il dono più grande che puoi farti.
Stella Grillo
© Riproduzione Riservata