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Eva Cantarella “Le culture diverse dalla nostra vanno capite, mai giudicate”

Eva Cantarella apre il Festival Salerno Letteratura affrontando il tema della diversità tra culture, nella classicità come ai giorni nostri

Le emozioni, e su tutte l’amore, sono istintive? Si modificano nel tempo? Se ne può scrivere la storia? Secondo Eva Cantarella, scrittrice e docente universitaria, al di là di un aspetto innato, esiste un cambiare pelle determinato dal pluralismo culturale. E questo è il motivo per cui, da storica, ritiene possibile scriverne la storia.

“Madrina” della settima edizione del Festival Salerno Letteratura, Eva Cantarella ha dedicato a questa tematica la prolusione inaugurale e il suo ultimo libro pubblicato per La Nave di Teseo, Gli amori degli altri. Trenta storie d’amore per conoscere meglio i greci e i romani e per comprendere i nostri rapporti con gli “altri”.

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Ma chi sono gli “altri”?

“L’alterità è un concetto complesso e quantomai attuale – spiega Eva Cantarella – Nel mio libro parlo dell’alterità che caratterizza e divide i greci e i romani e che ce li consegna nella loro lontananza temporale. Ma l’alterità, il concetto del diverso da sé, o semplicemente del diverso, sono tematiche molto più complesse. Oggi tendiamo a credere che chi è diverso da noi sia inferiore. In realtà ci sfugge un dato importantissimo: quello che conta è il pluralismo culturale, che è cosa ben diversa rispetto al relativismo culturale. Le culture altre vanno capite, accolte e mai considerate sbagliate. Per questo ho scelto di mettere a confronto la diversità con le emozioni. L’amore non è transculturale, ha una storia che può essere narrata”. Ecco dunque che le avventure amorose di Zeus, il primo molestatore seriale della storia occidentale, come le conquiste di Cesare, “il marito di tutte le mogli e la moglie di tutti i mariti”, mostrano il conflitto che nella storia e nelle culture ha attraversato il tema dell’amore, spiega Eva Cantarella.

eva cantarella
Eva Cantarella / Credits: Giovanni Dall’Orto

Anche l’amore è relativo

C’è poi da fare i conti con la relatività dei sentimenti che tendiamo a considerare (erroneamente) immutabili: tempo, spazio e cultura possono aiutarci a saperne di più. «Anche il mio Ovidio, a cui ho dedicato l’apertura del festival di Salerno, non è quello che potrebbe raccontare un letterato» – continua Eva Cantarella. «Da storica lo considero un testimone in un momento molto importante. Per certi aspetti è un romano tipico, per altri è profondamente diverso. Si tratta del poeta che più amo in tutta la latinità. Non solo per la grandezza della sua poesia, ma per lo speciale interesse dei suoi versi per chi, come me, si occupa della storia sociale di Roma, compreso il rapporto tra generi. Il rapporto tra Ovidio e il genere femminile, infatti, è radicalmente diverso da quello dei suoi concittadini».

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Viene in mente Virginia Woolf e il suo bel saggio On not knowing Greek, nel quale l’autrice ci invita a rassegnarci: per quanto ci sforziamo di capire a fondo il significato dei testi del mondo antico, non riusciremo mai ad annullare la distanza con il mondo classico. Perché, per esempio, è impossibile riprodurre il clima. Ma se ne può (ri)scrivere la storia e da quella partire per imparare ad accettare l’altro.

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