Sei qui: Home » Libri » Erri De Luca, “Non voglio portare libri, devono essere loro a portare me in nuovi mondi”

Erri De Luca, “Non voglio portare libri, devono essere loro a portare me in nuovi mondi”

Scopriamo le "letture indimenticabili" dello scrittore napoletano che lo hanno segnato come uomo ed autore

TORINO – “Quando leggo un libro non sono il collega di quel scrittore, ma un lettore qualunque”. Non è mai banale Erri De Luca nelle sue dichiarazioni. Lo scrittore napoletano è stato protagonista al Salone del Libro di Torino presso lo stand ilLibraio.it per parlare di alcuni dei libri che lo hanno segnato, come autore e non solo.

LETTURE INDIMENTICABILI – Erri De Luca, in libreria di recente con il libro “La faccia delle nuvole“, racconta come le sue prime “letture indimenticabili” fossero in realtà non scritte ma figlie della tradizione orale e riguardanti la seconda guerra mondiale. “Erano storie tragiche mischiate con elementi di comicità. Storie che mi sono entrate nelle orecchie e che si ramificavano e formavano tutti gli altri sensi, erano investiti da questi racconti. Faccio questo anche quando scrivo i miei libri. Le mie pagine non sono più lunghe del fiato che serve per pronunciare le frasi.” Storie di una guerra molto diversa da quelle dei giorni nostri, nelle quali sottolinea l’autore napoletano “ci si concentra più sui civili che sui militari, è una bizzarria”.

CRESCERE IN MEZZO AI LIBRI – La vera fortuna di Erri De Luca è stata quella di crescere in una stanza piena di libri, grazie all’immenso patrimonio letterario messo a disposizione dal padre. “Ho sviluppato il senso di essere ospite grazie a questo stanzino di libri, la più silenziosa della casa, perché imbottita di questo materiale isolante fatto di libri. I libri mi hanno fatto scoprire come erano fatti gli adulti”. Libri letti da ragazzo che vengono riletti ancora oggi sotto una nuova luce, come “La rivolta nel deserto” di Lawrence d’Arabia. “Da ragazzino era una favola, oggi lo leggo scoprendo nuove cose…”

LA FORZA DELLA POESIA – Ad influenzare fortemente Erri De Luca, però, non è stata la prosa, ma la poesia del secolo scorso. “Ho imparato molto dalla letteratura americana e russa, ma quella che mi ha segnato più di tutti è stata la poesia del ‘900, secolo di poeti, non di prosatori. Un periodo molto aggressivo, segnato da migrazioni e guerre, che ha incarcerato vite umane. Il telegramma della poesia doveva bastare.” Fondamentale, nella formazione di Erri De Luca, il contatto ravvicinato con un poeta di Sarajevo nato nel 1930, che ha scelto di resta vicino alla sua gente per condividerne le difficoltà. “Egli  non ha ceduto ad una vita da esule ma è voluto rimanere li, tra i suoi cittadini. E’ questo che deve fare un intellettuale”. Infine, Erri De Luca ricorda l’unicità della lettura. “I libri riescono a fare cose speciali in occasioni speciali, come in prigione, liberando i carcerati dalle sbarre per portarli in altri mondi. I libri portano i lettori altrove, è questo il loro compito. Io non voglio portare libri, voglio che essi portino me, facendomi dimenticare dove mi trovo.

© Riproduzione Riservata