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Ecco come rilanciare le biblioteche facendone luoghi di incontro e servizio pubblico

LA CRITICA QUOTIDIANA – Non solo luoghi di conservazione dei testi, ma anche e soprattutto luoghi di assistenza e aiuto per le comunità locali, questo devono diventare le biblioteche...

Su Repubblica Francesco Erbani dialoga con Antonella Agnoli sui nuovi ruoli che le biblioteche devono assumere nella società di oggi

LA CRITICA QUOTIDIANA – Non solo luoghi di conservazione dei testi, ma anche e soprattutto luoghi di assistenza e aiuto per le comunità locali, questo devono diventare le biblioteche. Abbiamo già raccontato in un nostro precedente articolo come questo già avvenga negli Stati Uniti, dove le biblioteche forniscono nuovi servizi ai cittadini istruendoli per esempio sulla gestione di pratiche burocratiche, sulle nuove competenze informatiche indispensabili nella società odierna, oppure offrendo sostegno all’apprendimento da parte dei bambini. Anche in Italia c’è chi si fa portavoce della necessità che questi luoghi assumano nuove indispensabili funzioni: ne parla su Repubblica Francesco Erbani con Antonella Agnoli, che all’argomento ha dedicato il libro “La biblioteca che vorrei” (Editrice Bibliografica).

LE BIBLIOTECHE, PIAZZE DI INCONTRO – Antonella Agnoli ha una lunga carriera lavorativa  presso le biblioteche pubbliche. Ha contribuito a rifondare la biblioteca San Giovanni a Pesaro, ha fondato e diretto la Biblioteca di Spinea (Venezia), ha lavorato al progetto della Biblioteca provinciale di Pisa ed è stata consulente del Comune di Firenze per la nuova Biblioteca delle Oblate. Ha lavorato anche a Cinisello Balsamo, alla Sala Borsa di Bologna e ha sostenuto la Biblioteca delle Balate a Palermo, di Donatella Natoli. Come già avevamo avuto modo di sentire da lei in occasione di un’intervista che le avevamo dedicato, Antonella Agnoli sottolinea come sia fondamentale che le biblioteche siano “capaci di svolgere un ruolo di coesione territoriale, sociale e culturale”. La sua idea è che le biblioteche vengano pensate come piazze articolata al loro interno in tanti “sottospazi”, “che ad alcuni propongono il silenzio, la concentrazione e la solitudine, ad altri la convivialità”. È necessario, in altre parole, che le biblioteche diventino veri e propri luoghi pubblici, luoghi di incontro, luoghi dove è possibile trovare risposte a esigenze diverse.

RISPOSTE A BISOGNI DIVERSI – A questi la gente si può rivolgere con varie necessità. Sempre più numerose sono le persone che vanno in biblioteca per accedere a internet e cercare lavoro o chiedere un sussidio: queste sono ormai il 4% della popolazione che frequenta la biblioteca. Una percentuale che “riguarda evidentemente immigrati, persone senza dimora fissa, sfrattati. E non è casuale che siano italiani, spagnoli e greci ad andare di più in biblioteca per questo motivo. In Italia sono circa un milione”, spiega Antonella Agnoli al giornalista.

LUOGHI DI CIRCOLAZIONE DEL SAPERE MANUALE – Nonostante i dati sconfortanti sulla lettura in Italia, poi, qualche segnale incoraggiante c’è. Antonella Agnoli sottolinea che il 76,5 % delle badanti che lavorano in Italia legge tutti i giorni e che il 32% di loro legge almeno un libro al mese. “E poi”, prosegue: “cosa intendiamo per libro? Io penso che molte donne che acquistano e consultano un ricettario di cucina, alla domanda se hanno letto almeno un libro rispondono di no”. Se si comprende anche chi consulta un libro con questi scopi pratici, dunque, il numero dei lettori probabilmente cresce. Inoltra, bisogna rivalutare tutte le forme del sapere “non libresco”, manuale. Anche in questo campo le biblioteche possono giocare un loro ruolo: “Un luogo pubblico dove, accanto alla custodia e alla distribuzione di libri, si facciano corsi di giardinaggio e recuperi la dimensione manuale della vita […] è un luogo di circolazione dei saperi”, afferma Antonella Agnoli.

NUOVE REGOLE PER LE BIBLIOTECHE – Perché le biblioteche possano assolvere al meglio a questi compiti, sono necessarie nuove regole: orari flessibili del personale, per adeguarsi a quelli degli utenti, segnaletica chiara – “meglio scrivere giornali e riviste che emeroteca”, suggerisce Erbani –, procedure burocratiche ridotte al minimo, incentivazione di autoprestiti e autorestituzioni. In un momento in cui le biblioteche stanno morendo a causa di politiche inadeguate, ora bisogna rimettersi al lavoro: “Abbiamo toccato il fondo”, conclude Antonella Agnoli, “questo è il momento in cui l’ottimismo della volontà è obbligatorio.”

22 aprile 2014

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