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È morto Harold Bloom, il critico letterario più discusso di sempre

Aveva quasi 90 anni ed è stato il più grande critico americano, ma anche il più discusso. Accusato di razzismo, sessismo ed elitismo, Harold Bloom è noto per aver definito il canone letterario della civiltà occidentale

Il critico letterario Harold Bloom è morto in un ospedale di New Haven a 89 anni. Considerato uno dei più famosi critici letterari statunitensi, Harold Bloom divenne noto al grande pubblico quando nel 1994 pubblicò “The Western Canon” (Canone americano uscito in Italia per Rizzoli), con il quale fissava un canone rigido e indiscutibile della letteratura occidentale, mettendo al centro la superiorità di autori bianchi e maschi come Shakespeare, Chaucer e Kafka.

La vita

Nato l’11 luglio 1930 nel Bronx e cresciuto a New York in una famiglia ebrea ortodossa, Bloom aveva imparato l’inglese a sei anni. Ultimo di 5 figli, Bloom si rivelò da subito un bambino prodigio. Di lui si racconta che riuscisse a leggere e fissare oltre 400 pagine nell’arco di un’ora. Dopo essersi laureato alla Cornell University, ha insegnato a Yale. Nel corso della sua vita ha scritto più di 40 libri: 20 di critica letteraria, diversi in cui discute di religione e un romanzo.

Il canone occidentale

“The Western Canon” è la sua opera più celebre e contiene la lista dei grandi scrittori su cui è stata costruita la letteratura occidentale. Sono 26 gli autori che Bloom annovera nel canone occidentale e che hanno a suo avviso forgiato la visione del mondo della civiltà europea e americana. Fra questi svetta Shakespeare, considerato alla stregua di un “dio” e definito “l’inventore dell’umano”, ma vi compaiono anche Dante e Cervantes, Molière e Tolstoj, Montaigne e Borges, Proust, Kafka e Virginia Woolf.

Un personaggio discusso

Espressione di una cultura bianca e maschile, Harold Bloom è stato un personaggio molto discusso, non solo per la forza provocatoria del suo canone, ma anche per i feroci e insindacabili giudizi letterari. Celebri alcune delle sue stroncature, fra cui quella rivolta a Toni Morrison che definì “deplorevole” e quella a David Foster Wallace, di cui scrisse “paragonarlo a Joyce è ridicolo”. Mentre a chi lo accusava di razzismo e sessismo, lui rispondeva: “Ho sostenuto come scrittori i cosiddetti ‘maschi europei bianchi defunti’. Beccandomi l’accusa di razzismo, elitismo e sessismo. Ma la grande letteratura non ci rende più altruisti”.

Il successo

Alcuni fra i suoi libri sono diventati dei veri e propri bestseller, una rarità nell’ambito dei critici e degli accademici. Oltre a “The Western Canion” ricordiamo il celebre The Book of J del 1990. Nel libro, Bloom sfida le convenzioni degli studi biblici e suggerisce che il Dio della tradizione giudeo-cristiana fosse un personaggio letterario inventato da una donna della corte di re Salomone che avrebbe scritto i primi cinque libri del Vecchio Testamento.

Nel 2002 ha pubblicato Il genio, incentrato su quelli che a suo parere sono i maggiori scrittori della storia della letteratura, esclusi i contemporanei. Tra gli scrittori italiani Bloom ha inserito: Luigi Pirandello, Gabriele D’Annunzio, Dino Campana, Umberto Saba, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, Tommaso Landolfi, Leonardo Sciascia, Pier Paolo Pasolini, Cesare Pavese, Primo Levi, Italo Svevo, Giorgio Bassani, Natalia Ginzburg, Elio Vittorini, Alberto Moravia, Andrea Zanzotto, Italo Calvino e Antonio Porta.

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