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Don Chisciotte, l’eroe senza tempo che ci ha insegnato la libertà

Dentro ognuno di noi si nasconde un Don Chisciotte, un infaticabile sognatore, disposto a tutto per inseguire la sua libertà

Che cosa rappresenta Don Chisciotte, eroe senza tempo, ostinato nella sua battaglia contro i mulini a vento? Questo interrogativo è alla base del capolavoro di Miguel de Cervantes, “Don Chisciotte della Mancia”. Lo scrittore che ha reso grande la lingua spagnola morì il 22 aprile del 1616. Di sicuro, fu sepolto il giorno successivo quando, nello stesso anno, morì anche William Shakespeare. Il 23 aprile è stato designato dall’UNESCO come Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore.

Don Chisciotte e l’elogio della libertà

Scritto in momenti diversi, fra il 1605 e il 1615, il Don Chisciotte della Mancia è sicuramente il più celebre romanzo della letteratura occidentale, la pietra miliare del romanzo moderno. Prodotto da un genio grandissimo, come furono Dante, Shakespeare, Proust, che segnano dei punti fondamentali della nostra cultura. Don Chisciotte può essere letto come un grande elogio della libertà umana. Un invito a non avere condizionamenti, a essere liberi di pensare, di agire, di muoversi e di essere. Con Don Chisciotte si apre l’epoca moderna e si chiude la concezione medievale di una società piramidale, fatta di signori e di servi.

Il libro si conclude proprio con un elogio della libertà, fatta da Don Chisciotte a Sancho Panza: 

La libertà, Sancho, è uno dei doni più preziosi che i cieli abbiano concesso agli uomini: i tesori tutti che si trovano in terra o che stanno ricoperti dal mare non le si possono eguagliare: e per la libertà si può avventurare la vita.

Come i libri cambiano la vita di Don Chisciotte

Alonso Quijano è un gentiluomo di campagna, appassionato di romanzi cavallereschi. Il protagonista, a furia di leggere le imprese mitiche, si convince di essere un cavaliere destinato a vendicare tutti i torti subiti dai deboli di Spagna. Si fa chiamare Don Chisciotte e arruola il contadino Sancho, in cambio di terre e tesori. Come ogni cavaliere che si rispetti, Alfonso dedica le sue gesta a una dama, che in realtà è una semplice contadina, Dulcinea. Il romanzo diventa un viaggio tragicomico, giocato sugli equivoci. Nel delirio del protagonista, i mulini diventano nemici di combattere e le greggi di pecore sono eserciti di nemici temerari. Deriso da tutti, trova un valido alleato in Sancho, che è il suo alter ego razionale. 

Come è rappresentato Don Chisciotte

Si tratta di un anziano signore allampanato, sulla cinquantina, ingabbiato in un armatura di ferro, con un elmo che in realtà è una bacinella da barbiere, a cavallo di un ronzino spelacchiato, con una lancia in mano e accompagnato da una specie di scudiero, Sancho Panza, che in realtà è un contadino tarchiato e cicciotello, a dorso di un asino. 

Perché il romanzo di Cervantes ha avuto tanta fortuna

Secondo l’enciclopedia Treccani, la fortuna del romanzo risiede soprattutto nell’enorme ricchezza di procedimenti narrativi, “combinati assieme in modo geniale, che ne hanno fatto un modello per molti scrittori come, per esempio, Flaubert, Dostoevskij, Benito Pérez Galdós, Kafka”. Di fatto, anticipa le tendenze narrative della modernità. La storia, infatti, è costruita su un fitto gioco intertestuale di rimandi ad altre opere letterarie e ingloba al suo interno altri generi. Inoltre, propone una lettura composta di diverse visioni del mondo e offre dunque una visione non dogmatica, ma critica della realtà, rompendo con la tradizione letteraria precedente. 

 

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